La
partenza è stata alla grande poi man mano che la gara procedeva Renzi si è
disunito. Ora imbarca tutti anche quelli, alla Verdini, che vanta sei processi
per truffa e bancarotta. Il cambiamento non si fa con pezzi vecchi e consunti
dall’uso.
Quando nel dicembre
2013 quasi tre milioni di elettori del Pd (con un obolo pari ad almeno sei
milioni) si recarono alle urne per scegliere il nuovo segretario del partito
non pochi pensarono (e sperarono) che se avesse vinto il giovane sindaco di
Firenze molte cose sarebbero cambiate. E cambiate per davvero. Infatti ben il
68% si decise a segnare il suo nome sulla scheda. Gli altri concorrenti
riuscirono a raggranellare pochissimi voti: Cuperlo il 18% e Civati il 14%.
Praticamente non c’è stata storia. Infatti i vecchi marpioni del partito, gli
artefici delle precedenti sconfitte non osarono confrontarsi nell’urna con il
nuovo aspirante segretario. L’avessero fatto sarebbe stata una debacle
di proporzioni colossali per loro e un trionfo ancor più grande per Renzi.
In verità la vittoria
di Renzi non fu tutta sua, contribuirono in bella misura anche vecchi pezzi
della Dc, come Franceschini che fu il primo a fare il salto della quaglia, e
del Pci, fra tutti come non ricordare Fassino e Chiamparino e anche quel De
Luca da Salerno detto successivamente impresentabile ma ora presidente della Regione
Campania. , Tre campioni dell’apparato di Botteghe Oscure. Comunque sull’onda
dell’entusiasmo pochi, o forse nessuno, si domandò come mai nel giro di breve
le preferenze per Renzi raddoppiassero rispetto a solo un anno prima. E nessuno
si domandò perché mai il rivoluzionario rottamatore accettasse senza parere gli
appoggi, magari un po’ inquinanti, dei vecchi apparati. Quelli da rottamare per
intenderci. E ancora a nessuno venne in mente che tanta grazia dovesse in
qualche modo essere ripagata. Tutti si aspettavano che il rottamatore iniziasse
a rottamare. Chi con speranza e chi con ansia. Ma non accadde un bel nulla.
Anzi la schiera dei rottamandi che si alleavano con il fiorentino aumentava
ogni giorno: Rondolino, Velardi, Minniti, La Torre, Tonini, giusto a titolo
esemplificativo. Ché l’importante è farsi trovare dal vincitore al posto giusto
al momento giusto. Nella storia dell’umanità ci son stati altri fulgidi esempi
e quindi anche quelli contemporanei per quanto miserrimi, ci stanno. Però se è
la qualità degli alleati a dare la cifra del vincitore o del leader allora il
rottamatore sta messo maluccio.
E magari accade oggi
ciò che intuì Don Camillo: a grattar il Giuseppe Bottazzi (Peppone), proletario
senatore del Pci, vien fuori il Pepito Sbazzeguti piccolo borghese giocatore compulsivo e occasionalmente
vincitore del Tototcalcio. E dunque oggi
a grattare Renzi il rottamatore vien fuori Renzi il robivecchio, nel merito e
nel metodo, che scopre nuovi amici tra ex derogati, ex bersaniani, ex dalemiani
ex veltroniani, ex montiani ed ex di qualsiasi altra cosa. Per i nomi c’è solo
l’imbarazzo della scelta. E a quanto si dice il presidente del Consiglio è già
bell’e pronto ad imbarcare nel governo altri ex berlusconiani, alcuni addirittura
ex duri e puri, che adesso si chiamano verdiniani. Di nuovo in tutto questo, nel
merito e nel metodo pare ce ne sia veramente poco. Soprattutto in quel Denis Verdini
che, anche se non ha mai detto come l’incauto Mastella Clemente di essere il
Moggi del centrodestra, più d’uno spostamento di casacca è riuscito ad
organizzarlo. Certo allora giocava nella squadra di Berlusconi che da
presidente del Milan ben conosceva l’importanza di spendere per acquistare
campioni della pedata.
E per esser precisi si tratta proprio quel Denis Verdini le cui intercettazioni telefoniche sul caso La Maddalena il Senato autorizzò nell’aprile del 2014, ma di cui non si è saputo più nulla. E che è rinviato a giudizio per il caso P3, processo iniziato nel febbraio corrente anno che ci si augura arrivi a termine. Prima della (quasi) immancabile prescrizione. E poi ci sono i rinvii a giudizio per i casi del Credito Cooperativo Fiorentino (truffa e bancarotta), dell’immobile di via della Stamperia (illecito finanziamento e truffa), dell’indebita percezione di fondi per l’editoria (truffa), della Scuola dei Marescialli (concorso in corruzione), e infine di Toscana Edizioni (bancarotta). Al dunque gente vecchia se si escludono quelli del giglio magico e metodi vecchi: insomma la solita zuppa di sempre. E anche i gufi, i rosiconi e il futuro stan diventando frusti oltre che noiosi. Rimestare la broda all’uso democristiano alla fine stanca gli ascoltatori che dello storytelling conoscono già il come va a finire.
E per esser precisi si tratta proprio quel Denis Verdini le cui intercettazioni telefoniche sul caso La Maddalena il Senato autorizzò nell’aprile del 2014, ma di cui non si è saputo più nulla. E che è rinviato a giudizio per il caso P3, processo iniziato nel febbraio corrente anno che ci si augura arrivi a termine. Prima della (quasi) immancabile prescrizione. E poi ci sono i rinvii a giudizio per i casi del Credito Cooperativo Fiorentino (truffa e bancarotta), dell’immobile di via della Stamperia (illecito finanziamento e truffa), dell’indebita percezione di fondi per l’editoria (truffa), della Scuola dei Marescialli (concorso in corruzione), e infine di Toscana Edizioni (bancarotta). Al dunque gente vecchia se si escludono quelli del giglio magico e metodi vecchi: insomma la solita zuppa di sempre. E anche i gufi, i rosiconi e il futuro stan diventando frusti oltre che noiosi. Rimestare la broda all’uso democristiano alla fine stanca gli ascoltatori che dello storytelling conoscono già il come va a finire.
In
tutto ciò la grande fortuna di Renzi il robivecchio è che la minoranza interna,
dirla di sinistra è quantomeno impreciso dato che quando è stata al governo di
sinistra ha fatto ben poco, non ha una vera proposta politica e teme a tal
punto di non tornare su quegli scranni che alla fine, non per disciplina di
partito ma per lealtà e senso di responsabilità approverà l’inapprovabile. Che
senz’altro sarà riciclo di robe vecchie.
Non si mette mai il vino nuovo nella botte vecchia. Renzi da rottamatore è divenuto Rottamato. Se leggiamo il suo programma prima che vincesse le primarie capiremo molto,nel senso che, quando si sta fuori dal Palazzo conti,poi,quando sei entrato nel Palazzo scoppi e agisci non da uomo politico libero per chi ha la stoffa del Leader. Renzi faceva bene quello da Sindaco,ma diventare un Presidente del Consiglio dei Ministri dell’attuale Governo molto mobile i cittadini ne hanno tratto le conseguenze.
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