Per
far sul serio ci vuole un progetto e la voglia di rischiare. Della minoranza
del Pd non si capisce quale sia il progetto politico. Ha mancato
molte occasioni tattiche.I posteri se vorranno giudicheranno.
La minoranza del Pd fa
sul serio? Non è certo la domanda del secolo e neppure dell’anno. A voler
essere buoni lo si può considerare l’interrogativo del giorno e forse della
settimana. Come orizzonte temporale non si può certo andare più in là che il
rischio del ridicolo è addirittura prima di arrivare all’angolo.
Quel che è certo è che
a far la voce grossa quelli della minoranza ci provano, qualche volta alla
Camera, qualche volta al Nazareno e, come in questi giorni anche al Senato.
Quando minacciano di non votare Renzi convoca una direzione e li liquida
dicendo che devono seguire i suoi desiderata legislativi: «non per disciplina
di partito ma per lealtà e senso di responsabilità.» Che poi è come dire che
chi non pensa come lui è un irresponsabile neanche tanto leale con il partito
che l’ha fatto eleggere ovvero che lo deve fare per disciplina di partito.
Ovvio.
Comunque, fino ad ora
la minoranza non ha dato grandi grattacapi al segretario del partito se si fa
eccezione per la seccatura, Renzi direbbe lo
sbatti, di convocare periodicamente, spesso dalla sera alla mattina, una
direzione straordinaria. Ne sono già state convocate 25 e tutte sono finite con
lo stesso risultato: ex bersaniani, ex dalemiani, ex veltroniani, ex ulivisti
tutti diventati renziani più i renziani doc vincono a stragrande maggioranza su
bersaniani e dalemiani e veltroniani (se ce ne sono ancora) e ulivisti rimasti
tali. Copione di una noia mortale che da quasi due anni si ripete sempre
uguale. Se qualcuno ci vede un plagio ha ragione: il riferimento è a Dalla ed
alla sua critica alla musica andina che
noia mortale son più di tre anni che si ripete sempre uguale. Però la
domanda resta: la minoranza del Pd fa sul serio?
Per fare sul serio in
politica, come in qualsiasi altra attività, ci vogliono almeno due condizioni:
una necessaria ed una sufficiente, più un corollario. Quella necessaria
presuppone un progetto, nel caso specifico politico, che la minoranza non ha
mai esplicitamente dichiarato se non per differenza. Ovvero dire il contrario
di quello che sostiene il segretario Renzi. Che magari è pure giusto, ma poggia
sul quasi nulla e richiede troppi sforzi per capire quale è il vero senso del busillis. Quella sufficiente è che si abbia
la voglia di rischiare. Il rischio, è inteso, sta tutto nella possibilità di
una prossima candidatura. E qui cominciano i distinguo perché tra quelli che
possono campare anche fuori dalla politica, pochini, quelli che diventerebbero
simil esodati: troppo giovani per la pensione/vitalizio e al contempo
disoccupati dalla politica, poi ci sono quelli che fuori dalla politica non
sanno che altro fare. Sono quelli a cui le mogli non affiderebbero neanche il cane
da portare a far la pipì.
E poi c’è il corollario: cogliere le occasioni topiche di distinguo che di solito sono occasioni tattiche. E su queste la brillante minoranza non ne ha colto alcuna. Non l’ha fatto con il job act, non l’ha fatto con la sedicente buona scuola e, per distinguersi, non ha neppure colto le occasioni offerte dai casi Azzollini e e Calderoli. In quest’ultimo si è arrivati al paradosso che il senatore (nominato e non eletto) Gotor Miguel ha votato a favore del diffamatore ed ha accettato lo spacchettamento del reato per, ha detto, disciplina di partito. Da scompisciarsi. E negli ultimi giorni questi pericolosi sinistri hanno evitato di votare contro la proposta di calendario della maggioranza rinunciando a battersi per rispedire la riforma del Senato in Commissione e come se non bastasse non hanno dato nessun aiuto al Presidente Grasso. Che quel «se apre l’articolo 2 valuteremo le conseguenze» detto da Renzi rivolto alla seconda carica dello Stato ha molto più che un vago sentore di minaccia. Quindi la minoranza del Pd sulla questione Senato farà sul serio? Vien da dubitarne ma si lasci la possibilità ai posteri di emettere l’ardua sentenza. Sempre che non abbiano qualcosa di meglio da fare.
E poi c’è il corollario: cogliere le occasioni topiche di distinguo che di solito sono occasioni tattiche. E su queste la brillante minoranza non ne ha colto alcuna. Non l’ha fatto con il job act, non l’ha fatto con la sedicente buona scuola e, per distinguersi, non ha neppure colto le occasioni offerte dai casi Azzollini e e Calderoli. In quest’ultimo si è arrivati al paradosso che il senatore (nominato e non eletto) Gotor Miguel ha votato a favore del diffamatore ed ha accettato lo spacchettamento del reato per, ha detto, disciplina di partito. Da scompisciarsi. E negli ultimi giorni questi pericolosi sinistri hanno evitato di votare contro la proposta di calendario della maggioranza rinunciando a battersi per rispedire la riforma del Senato in Commissione e come se non bastasse non hanno dato nessun aiuto al Presidente Grasso. Che quel «se apre l’articolo 2 valuteremo le conseguenze» detto da Renzi rivolto alla seconda carica dello Stato ha molto più che un vago sentore di minaccia. Quindi la minoranza del Pd sulla questione Senato farà sul serio? Vien da dubitarne ma si lasci la possibilità ai posteri di emettere l’ardua sentenza. Sempre che non abbiano qualcosa di meglio da fare.
prima o poi dovrà fare sul serio.
RispondiEliminabisogna capire se ha una idea di cosa fare, al di là di discorsi astratti sullo "spazio politico". La protesta non la intercetterà mai, la parte nobile degli interessi che può rappresentare son datati storicamente e anagraficamente... Certo c'è qualità intellettuale
RispondiEliminaE molto attenti con questa battaglia sulla elettività del Senato: se gliela presenti alla gente sarà capito soltanto che vogliono trecentoquindici parlamentari in più, mentre col Senato dei territori ce ne sarebbero ovviamente trecentoquindici, appositamente stipendiati, in meno. Sono discorsi demagogici, lo so bene, ma la gente è assuefatta a sentirli, e danno a chiunque l'illusione di poter capire
RispondiEliminase questa classe politica deve essere sostituita dal nuovo che avanza , almeno sia essa stessa ad individuare ed appoggiare una nuova classe politica in grado di collegare parte dei valori che sembrano rimanere nonostante tutto ed un linguaggio ed una prassi relazionale più adatti alla realtà attuale. Ma vorrà farlo farlo e con quali possibilità di riuscire?
RispondiEliminaUna minoranza che vuole effettivamente difendere impostazioni programmatiche e valoriali che vede costantemente sostituite da quelle dell' avversario di sempre deve essere pronta a minacciare sul serio di andarsene o almeno rischiare di essere cacciata come lo fu Pacciardi . Non lo faranno mai
RispondiEliminaforse stanno attendendo un calo elettorale di Renzi, il che vorrebbe dire che non hanno capito molto del personaggio, quello se ne va solo se la poltrona su cui è seduto diventa una sedia di un vecchio gioco da sagra popolare: il calciinculo.
RispondiEliminaNe conosco alcuni , per lo meno delle seconde fila, pensano di riprendersi il partito , ma a parte altre considerazioni, la coalizione della stampa che costruito il mito di Renzi ( ed ora in parte abbandonato) quando per assurdo stessero per farcela li distruggerebbe ancora una volta
RispondiEliminatanto, in caso di calo elettorale i primi a restare a casa saranno i suoi avversari interni;
RispondiEliminalo so che mi attaccherete tacciandomi di filorenzismo ma io sono capatosta e vi lascio le vostre convinzioni anche se so che non corrispondono al vero. fatta questa (doverosa) premessa, io ritorno sul luogo del delitto. renzi non spunta dal cilindro del prestigiatore. è accaduto con altri personaggi della nostra storia cui nessuno, agli inizi, dava credito e poi si è faticato a mandare a casa. renzi rappresenta un sentire molto diffuso tra la gente. se certa sinistra, invece di star chiusa nei salotti a pontificare, se ne fosse stata in strada tra la gente avrebbe capito subito che aria tirava. e cioè che la gente è stufa di chiacchiere astratte, di rimasticazione di concetti antichi, della politica parolaia ed inconcludente. e magari anche corrotta. la gente vuole chi sia svelto nel risolvere i problemi, non vuole più i parolai tronfi della propria "cultura" che ti guardano come un paria analfabeta. questo è accaduto. questa gente ha trovato renzi, ha visto in lui l'uomo del momento, quello capace di tirar via i vecchi tromboni ormai inutili cariatidi per sostituirli con gente nuova e vogliosa di fare. le cose, piaccia o no, sono andate così. parlate con i vecchi comunisti: passione a parte vi diranno le stesse cose sia pure con un linguaggio meno crudo del mio. renzi non è bismark, lo si sa da sempre. ha grossi limiti anche culturali oltre che caratteriali. ma attenti, neanche berlusconi è bismark eppure ce lo teniamo sul groppone da vent'anni. ora, se vogliamo commettere lo stesso errore fatto con berlusconi che prima è stato sottovalutato e poi accusato di ogni male sprecando però il tempo a rincorrerlo per mettere in luce i suoi errori ma senza mai proporre qualcosa di meglio di ciò che faceva lui, se vogliamo fare lo stesso con renzi allora semo de coccio, come si dice a roma. nei fatti, se l'opposizione a renzi si fa alla d'alema allora il renzismo più deteriore sarà tale e quale al berlusconismo. che bel risultato per il nostro paese! proprio bravi! se mi sapete convincere che l'antiberlusconismo alla d'alema o stile "fatto quotidiano" hanno portato vantaggi al nostro paese, allora vuol dire solo che gli anni mi hanno rincoglionito del tutto. questo è quanto. buona giornata a tutti.
RispondiEliminaper la verità io continuo a ritenere che l'antiberlusconismo non sia stato troppo, ma semmai troppo poco. Solo che andava fatto facendolo coincidere con un dibattito sui principi; parecchio di più alla Maurizio Viroli , molto meno alla avanspettacolo.
RispondiEliminaper il resto, a me sembra che Letta andasse maggiormente supportato e che nel tempo medio lungo avrebbe finito per essere compreso anche da una opinione pubblica un po' troppo in attesa di miracoli.
RispondiEliminaCondivido in pieno il giudizio di Paolo sulla storiella abbastanza ridicola sul l'eccesso di antiberlusconismo, senza una legge sul conflitto di interessi e sui Monopoli televisivi ? Ma non scherziamo . Si è fatto poco ,ma si è parlato molto ? Allora c'è stato anche un eccesso di anti corruzione o anti burocrazia. a parte ciò non è necessario essere antiberlusconiani per condividere il nocciolo del commento di Luciano. gli oppositori di Renzi su come contrastarlo ammesso che abbiano qualche idea ce l'hanno molto confuse. Il compromesso , al ribasso (al più basso del basso direbbe lo scrittore di fantascienza Turtledove ) che si sta consumando in queste ore (che purtroppo vede protagonisti due persone a cui sono personalmente legato come Bersani e Errani) sta a dimostrarlo. Detto ciò su cui credo non ci siano particolari dissensi , mi sembra ancora una volta più interessante discutere su cosa fa il governo, che incide sulla nostra vita quotidiana, piuttosto che sulle confuse strategie di chi si oppone sulla cui rilevanza pratica, almeno al momento, non vale la pena di soffermarsi. alla seconda riga, filorenziani non anti berlusconiani. Lapsus imbarazzante Emoticon smile
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