Ciò che possiamo licenziare

domenica 29 marzo 2015

Lunedì 30 marzo: Direzione Nazionale Pd e Renzi si (ri)pappa la minoranza

La minoranza tende la mano alla maggioranza, come se uno indebitato fino agli occhi offrisse un prestito al suo strozzino. Sarà la solita solfa delle ultime direzioni nazionali. Poi Renzi dirà: «non voglio ubbidienza ma lealtà» e così li fregherà.

Lunedì 30 marzo avrà luogo l’ennesima (quindicesima o sedicesima s’è perso il conto) direzione del Pd dell’era Renzi. Sono incontri che al segretario piacciano assai e appena può ne convoca una. C’è chi li chiama Renzi Show anche se mancheranno gli stacchetti musicali della Silvano Belfiore Band ma il segretario lo sa in anticipo e se ne è già fatta una ragione. D’altra parte mica si può avere tutto dalla vita. Glielo ha spiegato anche il suo amico Berlusconi.  

A guardare la cosa dall’esterno può parere una bella prova di democrazia: il capo che mette in continua discussione la propria linea politica non è cosa che si sia vista troppo di sovente nella storia dei partiti e dei movimenti politici. Specialmente quando questi sono gestiti con un certo piglio.  E infatti neanche questo è il caso: la linea non è in discussione è solo uno giochino.

La direzione del Pd è stata convocata con un ordine del giorno chiaro e preciso: definire (una volta per tutte) l’iter delle riforme e dare il definitivo imprimatur all’Italicum. In linea teorica sarebbe un bel momento di discussione se non fosse che su questi temi si sta pistolando da un bel po’, come direbbe un vecchio militante emiliano. E infatti si tratterà nuovamente di un bel giro d’avanspettacolo a cui gli esponenti della minoranza daranno un contributo assolutamente fondamentale per la parte comica.  Anzi a dire il vero hanno già cominciato. Il primo è stato il deputato Alfredo D’Attorre,  bersaniano duro e puro. Per quanto un bersaniano possa essere duro. Che sul puro se non c’è il duro non v’è storia.

Lo sketch di D’Attorre inizia con una lettera inviata al segretario del partito e ai capogruppo di Camera e Senato nella quale la minoranza si dice pronta a tendere la mano alla maggioranza. Nello specifico la lettera propone: «Un’intesa nel merito. Perché ciò che anima la proposta è uno spirito costruttivo, per questo chiediamo di sfruttare questo periodo che c'è fino alla ripresa dell'esame delle riforme per definire una intesa quadro nel Pd» La qual cosa, grammatica e sintassi a parte, è come se uno indebitato fino agli occhi decidesse di fare un prestito al suo strozzino.  Risate a crepapelle in platea tra quelli della maggioranza che ben sanno che molti della minoranza tengono famiglia (e un lavoro non ce l’hanno) e in più qualcuno ha anche il mutuo da pagare.

In più la minoranza non è coesa e questo significherà avere più esibizioni sul palco e un paio magari anche fuori. Come succede per il salone del Mobile a Milano. Tra le manifestazioni fuori direzione c’è stata la partecipazione di Fassina, Civati e Bindi all’evento organizzato da Landini. Partecipazione comunque defilata. Civati starà fuori anche lunedì e se non l’avesse annunciato nessuno se ne sarebbe accorto, mentre invece Fassina parteciperà al Renzi Show perché lui «Combatte dall’interno» Per adesso non s’è visto granché a parte piccole ripicche per non aver avuto il posto di viceministro, ma il ragazzo è giovane e si farà anche se ha le spalle strette.

In platea ci sarà pure Bersani con una piccola schiera di supporter. Lui dirà che bisogna lavorare «per il bene della ditta» che così posta non si capisce perché non stia col capo. Poi ci sarà Gotor che ribadirà quanto sia lunga la strada (ogni tanto si crede Mao Tse Tung) e che la battaglia da combattere sarà la prossima che così facendo non coglierà quale sarà l’ultima e se la perderà. In tutti i sensi.. Un siparietto anche per Roberto Speranza che di penultimatum in penultimatum neanche si renderà conto quando sarà il momento dell'ultimo. Sarà divertente sentire Orfini che, leader della corrente d’opposizione dei Giovani Turchi, fa anche il presidente del Pd oltre che il commissario ripulente di Roma. Probabilmente tromboneggerà alla D’Alema, ne è stato pupillo, che al massimo gli varrà qualche salvacondotto fino a che non si risolverà a diventare anche lui un renziano organico. In quella maggioranza troverà tanti vecchi maestri, come Fassino e Chiamparino giusto per dirne due. Non si sa se ci sarà D'Alema si dice che andrà a far visita ai Carmelitani Scalzi più vicini a lui per umiltà e contrizione. Per loro una flagellazione in più.

Alla kermesse di lunedì ci sarà anche Cuperlo che del dilemma morettiano prenderà la scelta numero due: esserci senza farsi notare. Parleranno poi tutti gli altri: Serracchiani che sapendo di non essere toscana deve ogni volta fare atto di sottomissione, Scalfarotto che aspira a salir qualche altro gradino e strumentalizza il suo esser strumentalizzato, Guerini a far la parte del leninista e poi il resto del circo magico che sono tanti. Non cerchio, che sarebbero pochi.
Il finale è scontato come quello delle altre di direzioni nazionali che Renzi ha gestito: si metteranno al voto le mozioni, la sua per caso si troverà ad avere la maggioranza e lui reciterà uno dei suoi mantra: «rispetto il dissenso ma chiedo lealtà» poi diventato «non chiedo obbedienza ma lealtà» fino al «non chiedo lealtà ma responsabilità» E così li fregherà. Rima involontaria.  E quindi anche questa volta se li sarà mangiati con scarpe, cappello e tutto il resto.

Senza contare, lo san bene quelli della minoranza, che se il governo dovesse cadere e si andasse alle elezioni anticipate conquistare un posto in lista sarà ben difficile e ancor più difficile sarebbe presentarsi agli elettori e soprattutto avere i voti per tornare a scaldare quegli scranni. Per cui la «ditta», chissà quale,forse quella individuale, tornerà a vincere. E Renzi si (ri)papperà la minoranza

1 commento:

  1. Battista Bissi · 2 amici in comune
    Il percorso di Renzi
    Cerca di dirigere la nave dell'Italia con delle mappe nuove dove per il momento non si sono delineati efficienti porti d'arrivo. E' tutto vago nella nebbia e nei flutti. Le mappe appaiono sbiadite e lasciate ai venti mentre la terra si profila sempre più lontana e la meta diventa irraggiungibile. Il comandante deve stare attento ai posti dove si avvicina prima di fare il doveroso inchino.
    Il percorso è lento oltre che lungo. Già si vedono i primi segni di stabilità precaria. Anche se l’isola del Giglio non è segnalata nelle sue carte di navigazione,durante l’incerto percorso ne potrebbe trovare un’altra inaspettata ed in un qualsiasi momento. Lui tiene il timone con mano sicura per dimostrare di essere in grado di farlo, ma è allo stesso tempo consapevole che sia in caso d’ammutinamento dell’equipaggio sia in caso di naufragio non sarà il condottiero a pagare ma sempre e comunque quei coglioni di persone che si erano imbarcati senza conoscere i porti d’arrivo e quelli che sono rimasti sul porto ad aspettare. Ma sarebbe giusto da parte degli italiani, finita l’incerta navigazione, chiedere il risarcimento dei danni.

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