La Mussolini si fa vendicatrice del
tradimento della De Girolamo. Alcune signore del centro destra difendono la
reproba ma mal gliene incoglie.
Forse a
molti sarà sfuggito il sanguinolento scambio di battute tra le donne del centro
destra e in altri tempi nessuno se ne sarebbe curato a parte forse Signorini
Alfonso che per queste vicende spesso ci perde la testa. Il fatto nasce
(21marzo) durante un convegno di Forza Italia organizzato da Altero Matteoli e
Maurizio Gasparri dall’emblematico titolo “Riprendiamoci il futuro”, come se
non ne avessero a sufficienza del passato. Comunque sia tra i vari oratori ed
oratrici (questo detto in omaggio alla Boldrini che vuole i ruoli e le funzioni
al femminile) c’è anche l’Alessandra Mussolini. Il di lei intervento si dipana
per gli aerei e sofisticati sentieri della filosofia politica quando le viene
incontro, quale visione celeste, l’immagine di Nunzia De Girolamo che da
qualche giorno sta impazzano nell’etere televisivo. Detto per inciso la De
Girolamo ha abbandonato il partito della Mussolini per aderire a quello del
“traditore” Alfano. Quindi per la proprietà transitiva traditrice
anch’essa
Una simile
visione nella compita dama Mussolini non poteva evocare che altrettanto compite
parole ed eccola quindi esclamare: «Non so come sia potuta diventare deputata.
Anzi: lo so ma non lo dico.» Che è giusto sapere ma non dire specialmente
quando sono in gioco misteri gloriosi e gaudiosi. D’altra parte così vuole la
tradizione e la platea ha educatamente assentito con lievi battiti di mani e
fini sorrisi. Come si può facilmente immaginare.
Purtroppo
per la Mussolini alcune altre signore hanno avuto pensieri non altrettanto
garbati, anzi vi hanno visto qualcosa di stonato. Tra le prime a voler dare
solidarietà alla Nunzia è stata l’ex compagna di partito adesso Sorella
d’Italia Giorgia Meloni. Lo ha fatto con un tweet: «Chissà perché la Mussolini, quando si tratta delle colleghe donna,
diventa sempre squallida. Solidarietà alla vittima di oggi N De Girolamo. A parte il fatto che se sono colleghe
sono anche donne il commento nella sua soavità ci sta tutto. E a stretto giro
di tweet è arrivata la risposta mussoliniana: «Pure la Meloni parla? E' la
prova che ho fatto bene #menefrego» che ha in sé qualcosa di
esoterico a parte il menefrego che fa parte della tradizione di famiglia.
Seconda, ma
solo in ordine di tempo, ché qui si va per cronologia twitteriana, interviene
Renata Polverini alla quale viene riservato un trattamento da clarissa:« Eccone
un'altra: tenetevi Forza Nunzia. Forza Italia va dall'altra parte» La parola “forza” per la Mussolini è irresistibile, la metterebbe
ovunque, pure sui bucatini. Poi è la volta della Lorenzin, che viene
etichettata con «un altro avvocato delle cause perse.» Che suona stonato
essendo la Lorenzin
ministra della Sanità e già definita in sede di convegno «dentice» Boh. Colei
che senefrega segue logiche mistiche. E questo stesso sapore ha il tweet
riservato alla Carfagna, che già in passato l'aveva definita vajassa. Termine ugonotto per dire di donna
pia e votata al sacrificio. Questa volta invece suona così: «Brava Carfagna.
Dopo in privato ti dico cosa dice di te!» Che come azzardo sembra nebuloso pur
lasciando qualche spazio a una casta interpretazione. Da simil consesso
non poteva mancare la Mariastella Gelmini, ha un parere su tutto, lei, essendo
stata ministra dell’Istruzione, Università e Ricerca, oltre che, ovviamente,
ferratissima sul neutrino. La Mussolini assume un atteggiamento oltre modo
misurato e come badessa che si rivolge alla novizia twitta: «Brava! A quando
l’ingresso in Ncd? Soprattutto complimenti per il successo del partito in
Lombardia.» Chissà che avrà voluto dire?
In tutto
questo ci va di mezzo un twittatore, sardo si immagina, che di nome fa
Ampsicora. Ha la sventura di ricordare alla Mussolini quel che lei stessa
diceva di Berlusconi e quindi è prontamente cancellato. O meglio la Mussolini
si autocensura: il sardo non potyrà leggere i suoi tweet. Ampsicora si
lagna del trattamento cui non è nuovo avendolo già ricevuto, dice, dal Maurizio
Gasparri che gli impedisce di leggere i suoi preziosi pensieri. Forse se ne
vergogna. Anche questa volta, come altre ma non sempre, ci è andato di mezzo un
maschietto. Poveretto. W le donne.
come la apostrofò la sua commilitona di schieramento? Una vajassa. Chi è dell'intorno di Napoli capisce come sia perfetta questa definizione per lei.
RispondiEliminaMatteoli e Gasparri all'insegna del "Riprendiamoci il futuro" , così "futuro" come slogan da dare l'impressione di derivare diritto diritto dal "nostalgia del futuro" di quando erano ancora giovinotti.
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