Massimo Franco scrive
un sinuoso pezzo sul Conclave che si presta a diverse letture.
Sgradevole il pensare che denunciare la pedofilia apra al rischio di
una involontaria deriva omofobica. Questo sarà un conclave da resa
dei conti.Come forse non se ne vedevamo da secoli.
Cappella Sistina, sede del Conclave |
Sabato 23 febbraio Massimo
Franco ha firmato per il Corriere della Sera il
pezzo che ha come
titolo “Pedofilia arma
(impropria) anti-papabili” e come sommario “Così i sospetti e il
giustizialismo ecclesiastico mirano ad azzoppare i candidati”.
Pezzo
interessante, come al solito, che si dipana per tre quarti lasciando
qua e là trappole e trabocchetti d'interpretazione per poi disvelare
nell'ultimo quarto, un po' controvoglia, che si tratta di mera lotta
di potere. As usual.
Lotta
che in Vaticano già da lunga pezza è in atto, che da quelle parti
sanno anche essere spicci e non aspettano certo che la chiave giri
nella toppa della Cappella Sistina per iniziare la battaglia.
Purtuttavia il pezzo apre a interpretazioni ambigue e svianti.
Soprattutto per quel termine “impropria”, riferito ad arma e
collegato a pedofilia, che scritto tra parentesi ne vede enfatizzato,
in qualche modo, il senso.
Il
tutto parte, apparentemente, dal caso del cardinale americano Roger
Mahony, pesantemente attaccato da un gruppo di cattolici americani,
“Catholics United” che chiede la sua esclusione dal Conclave. La
motivazione sta, di base, nella sua difesa ad oltranza del “diritto
a non rilasciare tutte le informazioni riservate”. In altre parole
viene accusato di aver, in qualche modo, coperto i preti della sua
diocesi colpevoli di pedofilia. E quindi va da sé che i cattolici
americani preferirebbero non essere rappresentati da lui e tanto meno
che Mahony fosse tra coloro che sceglieranno il futuro Papa. Visto
che i “Catholics United” alla figura del Papa, loro, paiono
tenerci molto.
San Pietro |
In
realtà Mahony non è l'unico cardinale con qualche ombra. L'elenco,
al momento, ne comprende qualcheduno di più: Timothy Dolan, anche
lui americano e poi l'irlandese Sean Brady, il belga Godfried
Danneels e infine il canadese Marc Quellet. Anche se quest'ultimo
pare sia colpito da fuoco amico o di rimbalzo a causa di una
storiaccia di molestie che in verità non riguarda né lui né il
clero, almeno per questa volta, ma suo fratello. Statisticamente
quindi, escludendo il canadese, si tratta di quattro cardinali su 117
non è un gran numero in assoluto e anche statisticamente non
rappresenta una gran percentuale ma un pochino dà da pensare. Anche
considerando il fatto che quello del sesso è solo uno dei possibili peccati in
cui si può incorrere che poi c'è anche la svariata gamma di quelli
che hanno a che fare col prosaico denaro.
E
in ogni caso a far indignare sulla questione degli abusi sui minori
basterebbe pure uno zero virgola. Soprattutto considerando
l'ipotesi, tutt'altro che remota, dice Franco, a che il numero degli
iscritti a tale lista sia destinato ad aumentare. E questo è già di
suo un po' più inquietante.
Ciò
che tuttavia stupisce maggiormente nel pezzo di Franco è il fatto
che l'autore tenda a rimarcare, in almeno un paio di passaggi, che si
tratti di “accuse vecchie” e alcune, come quelle relative a Sean
Brady, si riferiscano a “vicende di oltre trent'anni fa”. Come se
il tempo possa essere un lenitivo per storie tanto dolorese e tanto
vergognose. Così come si ventila il timore che tanto parlare di
pedofilia porti al “rischio di una involontaria deriva omofobica”.
Si ha come la sensazione che si voglia lasciare sinuosamente
intendere che combattere la pedofilia possa essere di danno alla
difesa dei diritti civili degli omosessuali e della omosessualità in
senso lato. Quasi che si tratti di merce di scambio. Sensazioni
sgradevoli. Come quando succede di masticare sabbia
Così
com'è sgradevole il parallelo tra il caso di “mani pulite” e le
vicende di pedofilia all'interno della Chiesa. E quell'inquietante
accenno allo spuntare di “una sorta di giustizialismo
ecclesiastico”.
Alla
fine quel che se ne ricava è come un morbido invito a laisser
tomber le scomode
“incompatibilità morali”, che
in fondo un buon Papa può aver (avuto) anche qualche debolezza e
aver conosciuto le esperienze della vita.Peraltro
la sublime arte dell'ignorare e del non vedere o della doppia verità
non è estranea alla tradizione della istituzione.
La finestra dello studio del Papa |
In
ogni caso sarà un Conclave duro. E con ogni probabilità si farà un
gran fascio tra sesso, soldi, potere e chissà cos'altro. «Mai
come in questi giorni capiamo l'importanza che il Conclave sia a
porte chiuse e organizzato in modo da evitare qualunque contatto e
condizionamento esterno»
scrive Franco riportando la voce di qualche autorevole personaggio
d'oltre Tevere.
Anche
se le porte chiuse non serviranno, come sempre, per impedire
l'entrata di condizionamenti, ché i capi corrente son già tutti
dentro, quanto per non far trapelare all'esterno i termini degli
accordi. Ché difficilmente si diventa Papa senza negoziazione.
Dopo
duemila anni lo s'è capito anche stando fuori.
In questa circostanza la pedofilia è fumo di copertura. Il problema reale sono gli assetti finanziari gestiti o controllati dal Vaticano. Soprattutto in America Latina.
RispondiEliminaC'è poi la costante erosione anticristiana in Africa Occidentale, E' un prooblema grave per loro, e non hanno politiche di rilancio in quella zona.E' chiaro che in tempi di crisi economica globale e contrazione degli investimenti, anche il business delle misioni in Africa e America latina perde terreno. E con esso perde consenso la Chiesa Romana.
Spinte xenofobe sarano incoraggiate se le masse diseredate aficane e latine non busseranno più alle porte della Chiesa ma ad altre porte.