Mario Monti al seggio |
Chissà se mentre stava
votando, certamente per sé stesso, ha ripensato a quel che gli
diceva la sua mamma (tenersi lontano dalla politica), alla sua
ambizione (entrarci invece a piedi uniti) e agli errori fatti durante
il governo e nella seguente campagna elettorale . Ché questi ultimi
son dati dalla differenza tra l'ambizione propria e i suggerimenti
della mamma.
Che avesse voglia di
entrare in politica lo si sarebbe dovuto capir da subito. Infatti se
un tecnico vuol rimanere tecnico quand'è chiamato al servizio del
paese accetta l'incarico, riceve uno stipendio come ovvio, e poi a
compito finito se ne torna all'antico mestiere. Qualcosa di simile
fece tal Tito Quinzio Cincinnato, una sorta di tecnico dei tempi
antichi che è andato e poi tornato dal Campidoglio ai suoi campi,
era agricoltore, per ben tre volte. I Romani eran persone serie.
Mario Monti invece,
che non era certo sicuro d'esser richiamato ha ottenuto (su sua
richiesta? Su spontanea offerta di Napolitano?) la nomina a senatore
a vita con la fantasiosa motivazione di aver
illustrato la Patria per altissimi meriti in campo scientifico e
sociale.
Che allora a Rita Levi-Montalcini
di nomine a senatrice a vita dovevano dargliene almeno tre.
Da subito ha messo
in pratica, lui varesino, la nobile arte napoletana della ammuina.
Prima ha esordito con un «Alla
fine del mandato me ne tornerò a fare il professore»
che poi, con l'avanzare dei mesi, evolveva in un «Se
il paese lo chiede e potrò essere utile...» fino a diventare il 28
dicembre dello scorso anno «Accetterò
di incoraggiare lo sforzo congiunto di politica responsabile e
società civile nelle forme che saranno definite, accettando di
essere designato capo della coalizione o dando il mio impegno per il
successo dell'operazione»
Roba che non si sentiva dai tempi in cui dorotei e morotei
impazzavano nella politica italiana.
Ma il paragone con i
demoni-cristiani finisce lì. Perché quelli mai nella vita avrebbero
dissipato il cospicuo vantaggio che a Monti era stato regalato: un
indice di fiducia che veleggiava intorno al 70%. Il suo
indecisionismo, la non volontà di scavalcare le obiezioni che
politici ormai logori ponevano alle riforme, l'incapacità di
prendere dei rischi e soprattutto il timore di rivolgersi
direttamente alla gente comune superando la stretta cerchia degli
amici l'ha ridotto a ben poca cosa. A questo s'aggiunga il maldestro
tentativo di cambiare in corsa il suo posizionamento nella mappa
mentale degli Italiani. Nella testa di tutti Mario Monti era il
professore, competente, magari un po' algido ma capace di stare sopra
tutti gli altri politicanti. Severo ma in grado di capire le
situazioni, di poche parole perché l'autorevolezza non è fatta di
lunghi discorsi da piazzista e poi ciò che conta sono i fatti. A tal
punto responsabile da non fare promesse impossibili e soprattutto non
autoincensarsi o stare a recriminare. Distante come ovvio e forse
come giusto. Senz'altro non uno uguale a gli altri. Quindi un
posizionamento unico nel panorama politico italiano. Da mistico cistercense.
Monti con cagnolino appena adottato. Berlusconi l'ha già fatto |
Mario Monti brinda con birra. Bersani l'ha già fatto |
Insomma
ha cercato di essere uguale a tutti gli altri e ce l'ha fatta
imitandone il peggio. Ormai è proprio uguale agli altri. Bel pensiero
strategico.
Lui
che voleva salire in politica è disceso al livello, rasoterra, degli altri. E
non è certo un bel viaggio.
Almeno
è stato il primo a votare. Complimenti professore.
Wow , un Castruccio delle migliori annate , l' ho già pubblicato! Comunque è fulminante il giudizio di Renzi : "Poteva essere un Ciampi , ha scelto di essere un Dini".
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