Non sono pochi i punti di
contatto tra il prossimo Papa Emerito e il Presidente Emerito
Francesco Cossiga. Li accomuna la passionaccia a liberarsi dei
sassolini che gli si sono infilati nelle scarpe e un sottile senso dell'umorismo. E mancano ancora tredici
giorni all'ora x.
Il Papa, futuro emerito,
Benedetto XVI, al secolo Joseph Ratzinger assomiglia curiosamente, ma
poi forse neanche tanto, a Francesco Cossiga, il primo Presidente emerito della storia repubblicana.
Benedetto XVI, il primo Papa Emerito dell'era moderna |
Entrambi furono eletti
quasi subito: Ratzinger al quarto scrutinio (che da quelle parti è
quasi un miracolo che la colomba mandata in trasferta dal cielo
riesca ad orientarsi in tempi brevi in quel guazzabuglio di porpore e
di lingue) mentre Cossiga addirittura al primo. E quello nel Bel
Paese fu un miracolo vero e proprio. O magari anche di più avendo
una vaga idea dei personaggi (e degli interessi) che tradizionalmente
stazionano tra Camera e Senato.
Entrambi, poi, viste le
premesse, hanno deciso di levare il disturbo prima del tempo. Cossiga
lo fece con dieci settimane d'anticipo ma lui, tutto sommato, era a
termine, almeno di calendario, mentre di Benny il sedicesimo non si
sa ancora di quanto abbia anticipato l'uscita di scena dato che
millenni di tradizione hanno stabilito che per chi copre quel ruolo
sia anche quella definitiva.
Entrambi hanno cominciato
con il dire di stare dalla parte della gente. Cossiga lo disse mentre
era in Francia (1990) in modo ruspante e chiaro . Tanto da sollevare
qualche sturbo in Patria. Ratzinger l'ha annunciato alla moda del
luogo cioè con parole e modalità curiali. Il che significa che per
decriptarlo ci vollero il codice α
e una decina di vaticanisti di vaglia, e lo fece fin da
subito. Addirittura nel discorso di insediamento. Fu un messaggio
così soft che la gran parte dei destinatari non lo colse.
Poco alla volta, poi, entrambi hanno cominciato a mettere qualche zeppetta nell'ingranaggio
della istituzione che rispettivamente avevano avuto in leasing.
Il che non necessariamente è a significare che lo stavano facendo
nell'interesse dei più e con spirito progressista. Questo lo dirà
la Storia, quella con la esse maiuscola e per giunta solo in seguito.
Toccherà aspettare.
Nel frattempo la cronaca
dice che entrambi partirono con appiccicata sulla schiena la
targetta di conservatori ma tutti e due hanno avuto un modo tutto
loro di interpretare il ruolo. E, oggettivamente hanno condotto il
gioco con la fantasia trigonometrica di un campione del biliardo, che
neanche Paul Newman ne “lo Spaccone”. E con l'abilità
dello spariglio che neanche Bette Davis in “Lo scopone
scientifico”.
Francesco Cossiga, alias dj-K, è stato il primo Presidente emerito della Repubblica |
I
due andandosene a rappresentazione ancora in corso hanno creato
qualche scompiglio e magari anche qualche turbamento. Nel ramo
“pianti e commozione” Benny rispetto a dj-K
(così si faceva chiamare Cossiga a fine carriera dai suoi amici
della radio) è più esperto e la scenografia all'interno della quale
recita gli dà molte chance
in più. E infatti nel mercoledì delle Ceneri pare che, a turno
abbiano applaudito e quindi pianto tutti: prima i fedeli, più facili
alle emozioni, poi i cardinali, un tantinello più algidi e quindi i
monaci e le monache per finire con i vescovi. Che da loro proprio non
ce lo si aspetta. Comunque, un tripudio di lacrime.
Tra i fedeli si è
disperato anche Gianni Letta, il sottosegretario alla presidenza del
Consiglio di tutti governi Berlusconi. Proprio quel Berlusconi, per
intenderci. Kirie eleison,
che sta per “signore pietà” come sanno tutti i chierichetti
d'antan. Proprio quel Gianni Letta che ci si immaginava di ghiaccio
e che quasi certamente non ha pianto (almeno in pubblico) per i
ritardi nella ricostruzione de L'Aquila o per la conversione di
Scilipoti e Razzi o per le leggi sul falso in bilancio o ancora per
il processo lungo e poi per quello breve o magari per il legittimo
impedimento o per i ragazzi della Diaz o per le milionate buttate al
vento sotto l'egida de “il ponte sullo stretto”. E si potrebbe
pure andare avanti che s'è detto solo della più piccola parte della
punta dell'iceberg. Per tutti questi neanche una piccola lacrimuccia,
caro l'ex sottosegretario, mentre per il Papa che si chiama fuori giù
a frignare che neanche un battaglione di vitelli. Che per rimanere
nello stile della dichiarazione delle dimissioni si potrebbe chiosare
con nil est fletu facilius (nulla
è più facile che piangere), sempre tradotto dai chierichetti di
prima.
Comunque
lui, Benny il sedicesimo, ad imitazione di dj-K, coglie
l'attimo fuggente e toltasi, metaforicamente s'intende, una delle sue
belle scarpette rosse (forse targate Prada?) lascia cadere un
sassolino. Di peso. E quindi dice di come «il
volto della Chiesa venga a volte deturpato da colpe contro l'unità e
da divisioni del corpo ecclesiale».
E, questa volta, per non lasciar nulla di oscuro, deo
gratias,
aggiunge un affilato invito a superare «individualismi
e rivalità»
e «l'esibizionismo di chi vuol apparire». Frasi che dette in quel
del Vaticano è come parlare di vino stando in cantina o di birra in
un pub.
E
anche nel pomeriggio, durante l'udienza di Quaresima, dice non si può
utilizzare la Chiesa per il proprio egoismo ipocrita. E via
sassolineggiando.
Mancano
ancora tredici giorni alla fatidica data del 28 febbraio quando
Joseph Ratzinger non avrà più le funzioni operative di Papa e
quindi ce ne si può aspettare di altre. Intanto c'è da sistemare la
questione del general manager dello Ior. Che non è da poco. E poi,
sull'esempio di Cossiga, non è detto che prima delle ore 20,00, cosa
vuol dire la precisione teutonica, magari alle 19,45 non piazzi un
altro bello scherzetto da prete. Che allora sì che la Storia, sempre quella
con la esse maiuscola, lo fa diventare un mito.
Cossiga non aveva sassi,aveva macigni,e lo riguardavano eccome!
RispondiEliminaanche 70 anni fa quando nacque questa canzone le scarpe di un po' tutti erano piene di sassolini che dovevano essere tolti; e Benny allora aveva altre paure che quella della tisana http://youtu.be/J6WHlzF3s_A
RispondiEliminac'è una differenza sostanziale -sono ateo e laico- tra Ratzinger e il signor cossiga, mi pare- la statura di statista e la preparazione. Uno è stato scelto a dirigere una potenza mondiale, l'altro presidente , E' come paragonare iìuna 500 con una ferrari. Inoltre mr K nn è stato un granché di presidente. Ratzinger uomo di potere ha capito che DIMETTENDOSI .nn c'rentra nulla celestino V- faceva crollare molto. Nn voleva esser papa ma anche farlo..
RispondiEliminaconcordo con te, Enrico Marco, sul paragone che mi sembra improprio...Ora è visto favorevolmente anche dai laici... bene, meglio approfondire, sempre. A me è rimasto nel cuore Papa Giovanni Paolo I...
RispondiEliminase è veramente così.....MI PIACE.... Papa Ratzinger...lo devo rivalutare!!!
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