Ogni tanto i britannici
sono bizzarri: organizzano
un referendum inutile e potenzialmente dannoso per l’intero mondo, poiché il risultato non piace a chi ha perso e neppure a chi ha vinto
allora
chiamano arimortis. Forse non sanno che anche
arimortis ha delle regole.
Boris Johnson e David Cameron: prima la brexit poi arimortis |
Se proprio non si volesse cadere nel
banale e scommettere, dieci ad uno, con tanto di sorrisino sarkò-merkleriano, che testo e
trama siano, di italico. conio E invece no. Questa volta i sudditi di God-save-the-queen si sono preparati con
il giusto impegno ed hanno avuto l’ardire di superare il modello di
riferimento. Come dire che ai britannici (per dirla da colti) o agli inglesi (per
dirla come la dice il popolo) stare in Europa gli fa proprio male. Ma tanto. Hanno
preso subito le cattive abitudini. che come noto sono le più facili da assimilare.
Coautori dell’opera Brexit due
britannici di stirpe inglese: David Cameron e Boris Johnson. Entrambi sono
conservatori e rispondono come due gocce d’acqua al detto di John Stuart Mill: «i conservatori non sono
necessariamente stupidi, ma le persone più stupide sono conservatori.» E questo
è il caso. Il primo ha indetto un referendum di cui non c’era alcuna necessità
e il secondo, giocando contro, l’ha cavalcato alla cieca cioè senza sapere dove
si va a parare.
Il successo dell’opera, comunque, è stato travolgente avendo visto una fluentissima partecipazione di pubblico, ben il 72%. Che per quell’isola ha quasi del miracoloso e anche il risultato è stato chiaro: gli spettatori hanno scelto Leave nella misura del 52% versus 48% Remain. Quattro punti percentuali di scarto non sono pochi. Quindi ha vinto Boris Johnson nella parte di Leave e a perso David Cameron nella parte di Remain.Divertente quanto o forse più delle Allegre Comari di Windsor", Shakespeare perdonerà il parallelo.
A questo punto ci si sarebbe aspettati grandi feste da parte di Leave e: un, due, tre subito fuori da quella inospitale casaccia che è l’Unione Europea. E invece no. Colpo di scena: i britannici tutti, inglesi, gallesi, scozzesi, uomini e donne, giovani e vecchi, chi era per Leave e chi era per Remain, hanno scoperto, come per incanto, una parola per loro nuova: arimortis. Parola antichissima, pare risalga addirittura al tempo degli antichi romani, che però ancora nei giorni contemporanei viene utilizzata dai preadolescenti italici durante i giochi. Arimortis, che nella forma contratta fa arimo, è la parola magica che interrompe il gioco cristallizzando la situazione. Se a uno dei contendenti si slaccia una stringa o gli si è infilato un sassolino nella scarpa o si è sbucciato un ginocchio e perde una goccia di sangue o ha una fitta alla milza grida:«arimortis» e il gioco si ferma. Si riannoda la stringa, si toglie il sassetto dalla scarpa, si arrotola un fazzoletto sulla feritasi prende un po’ di fiato e il gioco ricomincia come prima. E tutto viene fatto con innocenza. Ecco, questo è quello che vogliono fare Leave e Remain nei confronti dell’Europa: risistemarsi e prendere fiato. Solo che arimortis durante i giochi preadolescenziali viene gridato senza malizia e quando effettivamente c’è un impedimento per qualcuno dei contendenti a proseguire il gioco. Ma questo non è il caso di UK con l’Europa. Anzi, in questi ultimi quaranta e passa anni Uk ha partecipato solo per modo di dire alla UE, nel senso che quando ne aveva un vantaggio stava dentro e quando riteneva di rimetterci si chiamva fuori e il giochino gli è riuscito fino ad oggi quando i troppo furbi di ogni età, ma sono conservatori con quel che segue, non bisogna dimenticarlo, si sono incartati da soli. E allora: arimortis.
C’è però una regola nell’uso di arinortis che forse gli anglosassoni non conoscono: quando la squadra avversaria scopre che gli arimortis chiamati sono solo pretestuosi e tendono all’imbroglio stabilisce che non valgono più. Li si può anche chiamare ma vengono ignorati. Magari l’italico premier, in arte Renzi Matteo, dovrebbe spiegare le regole dell’arimortis agli altri partners europei, quelli che di solito maramaldeggiano con i mezzi morti e diventano acquiescenti con i gradassi. Però va tenuto conto che la metafora di Stuart Mill si attaglia a tutti i conservatori. Non solo a quelli britannici.
Il successo dell’opera, comunque, è stato travolgente avendo visto una fluentissima partecipazione di pubblico, ben il 72%. Che per quell’isola ha quasi del miracoloso e anche il risultato è stato chiaro: gli spettatori hanno scelto Leave nella misura del 52% versus 48% Remain. Quattro punti percentuali di scarto non sono pochi. Quindi ha vinto Boris Johnson nella parte di Leave e a perso David Cameron nella parte di Remain.Divertente quanto o forse più delle Allegre Comari di Windsor", Shakespeare perdonerà il parallelo.
A questo punto ci si sarebbe aspettati grandi feste da parte di Leave e: un, due, tre subito fuori da quella inospitale casaccia che è l’Unione Europea. E invece no. Colpo di scena: i britannici tutti, inglesi, gallesi, scozzesi, uomini e donne, giovani e vecchi, chi era per Leave e chi era per Remain, hanno scoperto, come per incanto, una parola per loro nuova: arimortis. Parola antichissima, pare risalga addirittura al tempo degli antichi romani, che però ancora nei giorni contemporanei viene utilizzata dai preadolescenti italici durante i giochi. Arimortis, che nella forma contratta fa arimo, è la parola magica che interrompe il gioco cristallizzando la situazione. Se a uno dei contendenti si slaccia una stringa o gli si è infilato un sassolino nella scarpa o si è sbucciato un ginocchio e perde una goccia di sangue o ha una fitta alla milza grida:«arimortis» e il gioco si ferma. Si riannoda la stringa, si toglie il sassetto dalla scarpa, si arrotola un fazzoletto sulla feritasi prende un po’ di fiato e il gioco ricomincia come prima. E tutto viene fatto con innocenza. Ecco, questo è quello che vogliono fare Leave e Remain nei confronti dell’Europa: risistemarsi e prendere fiato. Solo che arimortis durante i giochi preadolescenziali viene gridato senza malizia e quando effettivamente c’è un impedimento per qualcuno dei contendenti a proseguire il gioco. Ma questo non è il caso di UK con l’Europa. Anzi, in questi ultimi quaranta e passa anni Uk ha partecipato solo per modo di dire alla UE, nel senso che quando ne aveva un vantaggio stava dentro e quando riteneva di rimetterci si chiamva fuori e il giochino gli è riuscito fino ad oggi quando i troppo furbi di ogni età, ma sono conservatori con quel che segue, non bisogna dimenticarlo, si sono incartati da soli. E allora: arimortis.
C’è però una regola nell’uso di arinortis che forse gli anglosassoni non conoscono: quando la squadra avversaria scopre che gli arimortis chiamati sono solo pretestuosi e tendono all’imbroglio stabilisce che non valgono più. Li si può anche chiamare ma vengono ignorati. Magari l’italico premier, in arte Renzi Matteo, dovrebbe spiegare le regole dell’arimortis agli altri partners europei, quelli che di solito maramaldeggiano con i mezzi morti e diventano acquiescenti con i gradassi. Però va tenuto conto che la metafora di Stuart Mill si attaglia a tutti i conservatori. Non solo a quelli britannici.