Ciò che possiamo licenziare

venerdì 16 novembre 2012

Moriranno democristiani

Scontri a Roma, lungotevere
Mercoledì 14 novembre passerà alla storia come la giornata dedicata alla pace dei sensi. Nella Sala della Regina di Montecitorio si riuniscono Gianfranco Fini, come presidente della Camera, Renato Schifani, come presidente del Senato, Pierferdinando Casini come ex presidente della Camera e, inopinatamente, il cardinal Angelo Bagnasco. Riunione di peso, si direbbe. La seconda e la terza carica dell'italico Stato con il presidente dei vescovi italiani. Deve trattarsi di qualcosa di fondamentale se così rilevanti personalità si riuniscono nelle ovattate stanze.
Contemporaneamente fuori, nelle principali città italiane e in alcune europee si sta scatenando l'inferno. Banalmente lo sciopero europeo.
Evidentemente i quattro, che poi non sono solo loro ma pare che gli intervenuti siano anche qualcuno di più, intendono affrontare temi di estrema rilevanza e gravità: la crisi, il default,lo spread la disoccupazione, la mancanza di denaro? Già forse Bagnasco è lì per quello. Pare che gli abbiano soffiato da sotto il naso il tesoro dei salesiani. Proprio a lui. Storia strana questa, come tutte quelle che vedono coinvolte la Chiesa con mammona. Ed è anche storia antica che gira oltre Tevere da un paio di millenni. Ma non sono lì per quello.
No, non devono affrontare nessun problema. Si sono trovati per vedere un filmetto, lunghetto e anche un po' noioso. Le riprese, in cinemascope, di quando, dieci anni addietro, Woityla fece visita al Parlamento che lo accolse a camere congiunte. Come le mani durante la preghiera.
E mentre nella Sala della Regina, tra sorrisini sussiegosi e sbadigli trattenuti a stento, scorrono le immagini dell'evento con ampi passi del discorso che il papa pronunciò, fuori si scontrano polizia e manifestanti e le cariche si susseguono.
La Sala della Regina a Montecitorio, Sobria e modesta
Dentro: parte la tiritera dei discorsi ufficiali Fini racconta che fu giornata storica, Schifani, profondamente emozionato come può esserlo solo il presidente del Senato parla di spinta alla razionalizzazione morale della politica. By the way si tratta dell stesso Schifani che vuol fare una legge elettorale truffaldina per impedire la vittoria di Grillo.
Fuori intanto: si urla, si impreca e si maledice.
Dentro: il cardinal Bagnasco dice che la politica deve essere forma alta di carità. Virtù teologale, che anima e caratterizza l'agire morale del cristiano. E senz'altro dev'essere che si ispira a questa mentre tresca per non pagare l'IMU.
Fuori intanto: volano bombe carta, si spacca qualche testa, un po' di sangue annaffia i marciapiedi e i cristalli delle vetrine vengono sparsi qua e là come coriandoli.
Dentro: Fini consegna la prima copia - ma quante ne hanno fatte? - della medaglia (s'immagina d'oro) a ricordo dell'evento di dieci anni fa, incastonata in una targa dedicata a Benedetto XVI. Che non è venuto. 
Ma ha mandato un messaggio. Noblesse oblige.
Fuori intanto: si buttano i caschi rotti, i poliziotti contusi vanno al pronto soccorso i manifestanti ammaccati si fanno curare dagli amici.
A sera Fini, Schifani, Casini e Bagnansco e tutti gli altri tornano, accompagnati dalle auto blu, nelle loro case stanchi ma contenti per aver dato il loro personale contributo al Paese.
A sera poliziotti e manifestanti ritornano a casa, in tram, a piedi, in bicicletta o in motorino. Stessi quartieri, stessi condomini, stessa ansia per il mutuo, stessi problemi per il fine mese, di figli da mandare a scuola, di futuro che, come noto, non è più come quello di una volta.
Anche loro sono stanchi e per nulla felici.
Ma qui nessuno pare saperlo. 



7 commenti:

  1. Ciò vomito, per favore. Repubblica Cattolica d'Italia si dovrebbe chiamare (come l'Iran, solo cambiando il tipo di religione). Sono stufa di leccapiedi di papi, cardinali ecc

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  2. Due brevi ricordi. Il primo è quello che va dato atto al, pur solitamente non lodevole, giorgio La Malfa di essere rimasto dichiaratamente fuori dall'aula in occasione di quella visita. Il secondo che fu anche quel discorso pontificio a determinare il successivo indulto che fu votato da ampia parte del parlamento e da altrettanto ampia parte attaccato come cosa d'altri. Un indulto che poteva forse essere sostituito da altra legge più organica , ma le cui iconseguenze , salvo un momento iniziale nel quale si accumularono vari episodi negativi, non furono quelle descritte dai suoi detrattori. Sembra anzi che, come già in precedenza, il numero dei rientri in carcere per gli indultati sia stato inferiore alla media di quanto avviene per le normali scarcerazioni, ovviamente per la paura di dover scontare anche i periodi di pena che erano stati indultati.

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  3. Il parlamento della repubblica, non il trono, e anche Robespierre era un dittatore che, con tutte le giustificazioni dell'emergenza, ha imposto terroristicamente il potere di un gruppetto alla stragrande maggioranza dei Francesi, anche repubblicani - se vuoi difettosi, se vuoi corrotti, se vuoi pavidi... Meglio un monarca costituzionale di un Robespierre, molto meglio una democrazia liberaldemocratica.

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  4. Meglio di tutti una repubblica governata da forze progressiste (difendiamo la ditta ) :)

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  5. appunto, era solo per marcare la differenza con chi ha nel retropensiero il mito giacobino o leninista della dittatura di una minoranza di "puri" dal grilletto facile. Dove ho scritto democrazia liberaldemocratica volevo chiaramente scrivere REPUBBLICA liberaldemocratica, altrimenti la contrapposizione alla monarchia costituzionale dove stava. A parte il fatto che la storia dimostra che un pur trouve toujours un plus pur qui l'epure

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  6. così, senza frecce tricolori?

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  7. no non voglio, mi rifiuto!

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