Scontri a Roma, lungotevere |
Contemporaneamente
fuori, nelle principali città italiane e in alcune europee si sta
scatenando l'inferno. Banalmente lo sciopero europeo.
Evidentemente
i quattro, che poi non sono solo loro ma pare che gli intervenuti
siano anche qualcuno di più, intendono affrontare temi di estrema
rilevanza e gravità: la crisi, il default,lo spread la
disoccupazione, la mancanza di denaro? Già forse Bagnasco è lì per
quello. Pare che gli abbiano soffiato da sotto il naso il tesoro dei
salesiani. Proprio a lui. Storia strana questa, come tutte quelle che
vedono coinvolte la Chiesa con mammona. Ed è anche storia antica che
gira oltre Tevere da un paio di millenni. Ma non sono lì per quello.
No,
non devono affrontare nessun problema. Si sono trovati per vedere un
filmetto, lunghetto e anche un po' noioso. Le riprese, in
cinemascope, di quando, dieci anni addietro, Woityla fece visita al
Parlamento che lo accolse a camere congiunte. Come le mani durante la
preghiera.
E
mentre nella Sala della Regina, tra sorrisini sussiegosi e sbadigli
trattenuti a stento, scorrono le immagini dell'evento con ampi passi
del discorso che il papa pronunciò, fuori si scontrano polizia e
manifestanti e le cariche si susseguono.
La Sala della Regina a Montecitorio, Sobria e modesta |
Dentro:
parte la tiritera dei discorsi ufficiali Fini racconta che fu
giornata storica, Schifani, profondamente emozionato come può
esserlo solo il presidente del Senato parla di spinta alla
razionalizzazione morale della politica. By the way si tratta dell
stesso Schifani che vuol fare una legge elettorale truffaldina per
impedire la vittoria di Grillo.
Fuori
intanto: si urla, si impreca e si maledice.
Dentro:
il cardinal Bagnasco dice che la politica deve essere forma alta di
carità. Virtù teologale, che anima e caratterizza l'agire morale
del cristiano. E senz'altro dev'essere che si ispira a questa mentre
tresca per non pagare l'IMU.
Fuori
intanto: volano bombe carta, si spacca qualche testa, un po' di
sangue annaffia i marciapiedi e i cristalli delle vetrine vengono
sparsi qua e là come coriandoli.
Dentro:
Fini consegna la prima copia - ma quante ne hanno fatte? - della
medaglia (s'immagina d'oro) a ricordo dell'evento di dieci anni fa,
incastonata in una targa dedicata a Benedetto XVI. Che non è venuto.
Ma ha mandato un messaggio. Noblesse oblige.
Ma ha mandato un messaggio. Noblesse oblige.
Fuori
intanto: si buttano i caschi rotti, i poliziotti contusi vanno al
pronto soccorso i manifestanti ammaccati si fanno curare dagli amici.
A
sera Fini, Schifani, Casini e Bagnansco e tutti gli altri tornano,
accompagnati dalle auto blu, nelle loro case stanchi ma contenti per
aver dato il loro personale contributo al Paese.
A
sera poliziotti e manifestanti ritornano a casa, in tram, a piedi, in
bicicletta o in motorino. Stessi quartieri, stessi condomini, stessa
ansia per il mutuo, stessi problemi per il fine mese, di figli da
mandare a scuola, di futuro che, come noto, non è più come quello
di una volta.
Anche
loro sono stanchi e per nulla felici.
Ma
qui nessuno pare saperlo.
Ciò vomito, per favore. Repubblica Cattolica d'Italia si dovrebbe chiamare (come l'Iran, solo cambiando il tipo di religione). Sono stufa di leccapiedi di papi, cardinali ecc
RispondiEliminaDue brevi ricordi. Il primo è quello che va dato atto al, pur solitamente non lodevole, giorgio La Malfa di essere rimasto dichiaratamente fuori dall'aula in occasione di quella visita. Il secondo che fu anche quel discorso pontificio a determinare il successivo indulto che fu votato da ampia parte del parlamento e da altrettanto ampia parte attaccato come cosa d'altri. Un indulto che poteva forse essere sostituito da altra legge più organica , ma le cui iconseguenze , salvo un momento iniziale nel quale si accumularono vari episodi negativi, non furono quelle descritte dai suoi detrattori. Sembra anzi che, come già in precedenza, il numero dei rientri in carcere per gli indultati sia stato inferiore alla media di quanto avviene per le normali scarcerazioni, ovviamente per la paura di dover scontare anche i periodi di pena che erano stati indultati.
RispondiEliminaIl parlamento della repubblica, non il trono, e anche Robespierre era un dittatore che, con tutte le giustificazioni dell'emergenza, ha imposto terroristicamente il potere di un gruppetto alla stragrande maggioranza dei Francesi, anche repubblicani - se vuoi difettosi, se vuoi corrotti, se vuoi pavidi... Meglio un monarca costituzionale di un Robespierre, molto meglio una democrazia liberaldemocratica.
RispondiEliminaMeglio di tutti una repubblica governata da forze progressiste (difendiamo la ditta ) :)
RispondiEliminaappunto, era solo per marcare la differenza con chi ha nel retropensiero il mito giacobino o leninista della dittatura di una minoranza di "puri" dal grilletto facile. Dove ho scritto democrazia liberaldemocratica volevo chiaramente scrivere REPUBBLICA liberaldemocratica, altrimenti la contrapposizione alla monarchia costituzionale dove stava. A parte il fatto che la storia dimostra che un pur trouve toujours un plus pur qui l'epure
RispondiEliminacosì, senza frecce tricolori?
RispondiEliminano non voglio, mi rifiuto!
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