Come
molti re e regine anche taluni pontefici sono passati alla storia con
appellativi che ne rappresentano, talvolta bonariamente talaltra
sapidamente, i tratti che hanno caratterizzato la loro gestione della
Chiesa o della loro vita.
E' il caso di Innocenzo VIII (1484-1492)
che, come si legge nella storia dei papi (1),
«con merito può intitolarsi
ad essere chiamato il Padre di Roma»
per la sua spiccata propensione alla riproduzione. Ebbe ben
sedici figli, equamente ripartiti per sesso ed equamente debosciati.
E questo in evidente contraddizione con quanto il nome scelto per la
carica lasciava supporre. Oppure il caso di Pio VIII (1829-1830)
detto il “papa numismatico” o, più vicino, quello di
Giovanni XXIII fino a qualche giorno addietro definito “il papa
buono” ma che dopo lo sketch televisivo delle primarie Pd verrà
ricordato dai posteri come “il papa di Bersani”.
A
quanto si può dedurre dai fatti anche Joseph Aloisius Ratzinger
sembra voler aspirare a un qualche appellativo e per quanto si è
visto fino ad ora la capacità di dissacrazione sembra la sua
caratteristica principale.
L'ultima
delle sue fatiche, «L'infanzia
di Gesù»,
volume che chiude la trilogia dedicata all'uomo di Nazzareth ne è
già di per sé un esempio. E neanche di piccolo conto. Da una
trilogia ci si aspetterebbe almeno lo sviluppo cronologico. E invece
no. Infatti il primo volume titolato «Dal
battesimo alla trasfigurazione»
(2007) parte quando il protagonista viaggiava intorno ai trent'anni.
Il secondo volume è stranamente conseguente al primo: «Dall'ingresso
in Gerusalemme fino alla risurrezione»
(2011). Miracolo. In tutti i sensi.
La
terza parte, come si conviene ad un buon dissacratore non può che
coincidere con l'inizio della storia. Dato che la fine è già stata
raccontata. Anche se, si legge qua e là, che il terzo tomo abbia
avuto una ben lunga gestazione: si sussurra addirittura di nove anni.
Sic transeat gloria mundi. Nove anni per arrivare a distruggere la
lunga tradizione del presepe e mettere in crisi, almeno
potenzialmente, non solo una delle poche industrie napoletane
funzionanti ma anche quei pochi simboli che pure i miscredenti davano
per acquisiti. Quindi, con pochi tratti di penna vengono cancellati
il bue e l'asinello, gli angeli non cantano e neppure sembrano molto
allegri i pastori. Così sparisce ogni autorevole anticipazione al
musical Jesus Christ Superstar.
In compenso il bambinello dimostra una tempra eccezionale perché pur
senza riscaldamento riesce a sopravvivere. Tra i magi non c'è più
quello di colore, con la scusa che nel regno celeste non ci sono
«distinzioni
di razze nè di provenienze».
Così una bella fetta degli abitanti dell'Alabama, del South Carolina
e dell'Africa, giusto per citare alcune tra le località a più alta
concentrazione di neri, saranno presi da sconforto. Forse.
E infine anche il ruolo della stella cometa viene di tanto ridimensionato: “Non è la stella a determinare il destino del Bambino, ma il Bambino che guida la stella”. Bella forza. Che suona un po' come la storia di Maometto e la montagna. E questo è un bell'aiuto surrettizio, ché Benny vive di finezze, al dialogo interreligioso.
E infine anche il ruolo della stella cometa viene di tanto ridimensionato: “Non è la stella a determinare il destino del Bambino, ma il Bambino che guida la stella”. Bella forza. Che suona un po' come la storia di Maometto e la montagna. E questo è un bell'aiuto surrettizio, ché Benny vive di finezze, al dialogo interreligioso.
Al confronto i due Giovanni Paolo
che l'hanno preceduto paiono dei dilettanti: anche se nel tentativo
di dissacrare ci si erano messi d'impegno: il secondo negando
l'inferno e l'altro, più ardito, aveva proposto addirittura uno
scenario da trasgender. Delle due proposte una è stata rigettata:
l'inferno esiste. Eccome. Così ci hanno potuto girare uno spot e
l'altra, più interessante è stata lasciata cadere. Ma magari dando
tempo al tempo qualcosa salterà fuori.
Per
il momento ci si deve accontentare del ritorno alla ribalta del
profeta Abacuc che lamentava un certo turbamento nel vedere i malvagi
prosperare. Che forse Benny avrebbe più proficuamente utilizzato gli
ultimi nove anni occupandosi di questo tema. Anche considerando che
molti di quelli di cui si lamentava Abacuc non gli stanno molto
lontani.
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(1)
http://www.ratzingerbenedettoxvi.com/innocenzoVIII.htm
e sembra anche che la mangiatoia l' avessero comprata all' IKEA ( quindi probabilmente fabbricata da detenuti tedeschi anticomunisti)
RispondiEliminaAhaha!! Vero! A Napoli saranno disperati, senza le statuine veri capolavori!Uè uè uè o'bambiniello!
RispondiEliminaCerto che metterci nove anni per decretare che gli angeli non cantavano, che il bue e l ' asinello non erano nella grotta...a proposito : Ma la grotta l ' ha lasciata ?
RispondiEliminapoveruomo quanto sciocchezze, dopo secoli di battaglie di critica neo-testamentaria cui negli ultimi cinquanta anni anche tanti sacerdoti più o meno obtorto collo hanno partecipato
RispondiEliminaMatteo
RispondiEliminaAlcune riflessioni su ciò che NON HA DETTO il Papa sull'Infanzia di Gesù.
http://www.utopia.it/infanzia_gesu_libro_papa.htm