Terza puntata del racconto 'La settimana che cominciò di mercoledì'
Le puntate precedenti sono state pubblicate il 6 e l'8 novembre 2012
Mi accompagnò a casa, gli chiesi se volesse salire, fece cenno di sì con il capo.
Aprii la porta ed accesi la luce, Camilla, la mia gatta, ci venne incontro con la coda a bandiera. Si fermò a qualche passo da Eddy, lo scrutò per alcuni secondi, emise un flebile miagolio e si strofinò sui suoi calzoni. Eddy sorrise. Col tallone diedi un colpetto alla porta che si chiuse alle nostre spalle. Mi girai, presi la sua testa tra le mani e lo baciai. Lui aveva ancora i sacchetti della spesa in mano e si contorceva.
Mi venne da ridere e ci staccammo. Lui disse: “just a moment, honey”. Depose i sacchetti a terra e ci baciammo nuovamente, con più passione. Stringendoci forte e ancora più forte. Eravamo eccitatissimi. Scivolammo tra le lenzuola e fu una notte senza tempo.
La mattina successiva mi levai di scatto, la sveglia non aveva suonato, dalle lamelle delle persiane filtrava la luce del primo mattino stavo per lanciarmi fuori dal letto quando sentì profumo di pane tostato. Mi passai una mano tra i capelli e cominciai a ricordare: Eddy.
Mi misi la vestaglia e andai in cucina. Eddy stava preparando la colazione. Era a piedi nudi indossava i pantaloni e la polo. La tavola era apparecchiata, aveva disposte le tovagliette una di fronte all'altra, tra loro un bicchiere alto con un'ortensia blu presa dal terrazzino, la caraffa con succo di frutta, la burriera e il porta toast a fare da contorno. Le uova strapazzate stavano ancora sfrigolando nella padella e dalla teiera usciva un intenso profumo. Mi vide e sorridendo, indicando il cucchiaino, disse: “one for you, one for me and one for the pot”. Mi avvicinai e lo baciai. Istintivamente guardai l'orologio mancavano dieci alle sette. Mi chiese per che ora dovessi essere in ufficio risposi che avevamo tutto il tempo del mondo. Facemmo colazione scherzando e accarezzandoci le mani, sembravamo una coppia appena sposata. Mi domandò se fumassi risposi di no ma che se voleva poteva farlo. Neanche lui fumava ma aveva notato le rastrelliere con le pipe. Risi di gusto. Erano dei miei nonni e io le avevo conservate.
Alle sette e trenta ero nella doccia. Dopo poco mi raggiunse. Aveva fisico asciutto, spalle larghe, pettorali da nuotatore, addominali scolpiti, ventre piatto e gambe tornite. Mi guardava mentre l'acqua mi scivolava sui capelli e sul corpo. E io guardavo lui. Entrò nella box doccia, mi accarezzò il viso. Io trattenni la sua mano sulla mia guancia e lo attrassi a me. L'acqua fu testimone del nostro amore.
A mezzogiorno mi telefonò per dirmi che era dalle parti del mio ufficio: volevo pranzare con lui?
Mi portò in un localino di periferia e mi chiese se potesse trasferirsi da me. Gli passai le chiavi mentre il cuore mi rimbalzava in petto. Quando rientrai a casa lo trovai intento a sistemare le sue cose. Mi accolse con un “hi darling” e mi baciò. Sembrava che abitasse lì da sempre. Passammo la serata a guardare i miei album di fotografie. Lui rideva delle mie pose, dei miei vestiti e delle mie pettinature. Mi prendeva in giro senza ritegno. Bevemmo birra e mangiammo pistacchi. Ci addormentammo sul divano.
Il giorno dopo, venerdì, mi mandò una rosa rossa in ufficio. Il bigliettino diceva 'sto contando i minuti'
Mi precipitai all'ascensore e, mentre l'attendevo, sentìi una segretaria dire: “se vuoi vedere com'è fatto l'amore guarda lì” e mi stava indicando. Ne fui felice.
Andammo al bar dell'angolo e gli dissi che avrei dovuto lavorare fino a tardi ma che potevamo trascorrere il week-end nella mia casa sul lago. Fece il muso, come un bambino malmostoso.
(continua lunedì 12 novembre)
Il racconto è avvincente ,ma temo che finirà male.. il povero italiano sarà sfruttato dall'astuto scozzese per ciò che gli serve ed abbandonato quando non gli servirà più.Forse sono troppo scettica di fronte ai grandi amori troopo facili ed impulsivi? Vedremo la prossima puntata.
RispondiEliminaCiao Castruccio. Barbara.