Sul caso Cucchi
è stato detto e scritto di tutto e di più per arrivare alla conclusione che son
tutti innocenti meno il povero Stefano. I casi di Tony Negri, Cesare Previti e
altri come loro condannati in via definitiva se sono diversi nelle premesse
sembrano uguali nelle conclusioni: lo Stato inganna sé stesso. Per non doversi
dire anche per lo Stato che ognuno si inganna come crede.
Talvolta capita
che per giustificare sé stesso qualcuno si autoinganni inventandosi di sana
pianta delle scuse che non stanno né in cielo né in terra. Ovviamente nessun
riferimento al Def del ministro Padoan, quando mai, avendo piena fiducia nelle
previsioni degli economisti che hanno la stessa possibilità di avverarsi quanto
il signor Papagnozzi Alfredo di vincere al superenalotto. E neppure il
riferimento è ai proclami del giovane Presidente del Consiglio che assomigliano
sempre di più alle grida spagnole di cui racconta il Manzoni: dove roboante
suono era inversamente proporzionale alla loro efficacia. Piacerebbe a tutti
sentire il Renzi Matteo dichiarare:«È finito il tempo delle patacche
sesquipedali.» Ma evidentemente non è finito e allora dai con il ponte sullo
stretto. Però tutto questo purtroppo ci stà quando si sta nell’ambito della
sedicente politica.
Altro è quando
si gira pagina e si entra nel settore della giustizia dove lo Stato è chiamato
ad adempiere in prima persona al suo ruolo. I casi di Stefano Cucchi e degli ex
onorevoli Tony Negri o Cesare Previti, giusto per dirne due, sono purtroppo lì
a dimostrare come talvolta o magari anche spesso lo Stato, quello con la esse
maiuscola, si comporti come il più miserrimo dei peracottari. E in giro per il
Belpaese di peracottari ce ne sono tanti.
Sul caso Cucchi
è stato detto e scritto di tutto e di più per arrivare alla conclusione che son
tutti innocenti meno il povero Stefano. I medici non si sono accorti che era
stato pestato, e quando lui ha rifiutato l’alimentazione ne hanno semplicemente
preso atto. Dopo la prima condanna in primo grado per i medici e l’assoluzione
per insufficienza di prove per infermieri e agenti di polizia penitenziaria seguono
due processi d’appello il secondo dei quali manda tutti assolti perché il fatto
non sussiste. Ora che il Cucchi fosse pieno di lividi e che la sua vescica
contenesse oltre un litro di urina e fosse scheletrico ai giudici non disse
nulla. Così come nulla per loro hanno significato una serie di testimonianze
una addirittura oculare, ma purtroppo rese da detenuti. Come si fa a credere a
degli avanzi di galera? Che poi ci sia anche la testimonianza della moglie di
un carabiniere che pare si sia vantato del pestaggio è un’altra di quelle cose
che sono entrate da un orecchio e subito uscite dall’altro. Anzi tutto questo
fa venire il sospetto che il Cucchi abbia tramando contro le sacre istituzioni repubblicane
così come sta facendo la sorella Ilaria che si ostina a volere un minimo,
neanche tanta, di giustizia.
Di qualche
giorno fa è la notizia che i periti nominati dal GIP abbiano dichiarato che:«fu
morte improvvisa ed inaspettata per epilessia in un uomo con patologia
epilettica di durata pluriennale in trattamento con farmaci anti-epilettici»
Ipotesi dotata «di maggior forza ed attendibilità» Avrebbero dovuto aggiungere
anche «rarità». Chissà se lo Stato vorrà ancora mentire a sé stesso.
I casi di Tony
Negri, Cesare Previti e altri come loro condannati in via definitiva se sono
diversi nelle premesse sembra uguale nelle conclusioni: lo Stato inganna sé
stesso. Nel maggio del 2015 Camera e Senato, supportati da circa 500.000 firme
raccolte da Libera, approvarono la delibera di sospensione dai vitalizzi ai
deputati condannati per mafia e schifezze varie con pene superiori ai due anni.
Questo tutto sommato ci sta, anche se non si capisce il limite dei due anni. Dare
dei soldi dello Stato a delinquenti (così si chiamano quelli che delinquono e
sono condannati) sembra proprio da fessi. Ora dopo un bell’annetto si arriva a
sospendere anche i due noti di cui sopra con gli altri meno famosi. Bello. Magari
varrebbe la pena di farsi ridare, con gli interessi, quanto già versato visto
che il reato è antecedente alla sua erogazione. Però c’è un però: dopo gli
ottant’anni il casellario giudiziario si azzera e tutti ritornano immacolati.
Sarà così anche per Reina? E dunque, se il casellario risulta pulito, è giusto
che il sudato vitalizio ritorni sui conti correnti degli ex delinquenti, o no?
Che succede se
un deputato, che dirlo onorevole vien il mal di stomaco, è condannato all’età
di cinquanta anni quando, lunga vita, supera finalmente il traguardo degli
ottanta? Risultando pulito riacquista il diritto? Se sì, questo è anche
retroattivo? Magari per giustificare il fatto si farà ricorso a codici,
codicilli ed eccezioni e al famoso stato di diritto. E qualcuno dirà che la
legalità, purtroppo, non sempre è giustizia. E se invece si facesse che la
giustizia, soprattutto quando palese, diventa legalità? Per non doversi dire
anche per lo Stato che ognuno si inganna come crede.
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