Ciò che possiamo licenziare

venerdì 14 ottobre 2016

È morto Dario Fo: gufo, parruccone e amante della vecchia politica.

Al solito necrologi noiosi, pedanti e anche un po’pelosi. C’è chi partecipa con «profondo cordoglio» come se esistesse quello moderato o sufficiente o tiepido. Solo due voci fuori dal coro: Brunetta e Salvini.  Anche Renzi ha dichiarato ma senza tweet, riservato a Bob Dylan.  

Dario Fo: ringrazia e saluta
Ogni volta che un politico, artista, scienziato, sportivo passa a  miglior vita, come si usava dire una volta, Madama Retorica si rallegra,  si sfrega le mani e dà il meglio di sé nei necrologi e nei comunicati ufficiali. In quelli si scopre che l’estinto è considerato caro, talvolta addirittura carissimo, se non addirittura quasi santo, da una grande quantità di persone. Di alcune delle quali mai si sarebbe detto e neppure sospettato. Eppure così è.

Dario Fo non è sfuggito alla regola anche se in un paio si sono messi fuori dal coro. E quindi anche per lui melensi necrologi preconfezionati a base di «partecipa commosso al lutto», «si unisce commosso al dolore» oppure «partecipa con profondo cordoglio» - come se ci possano essere gradi cordoglio: moderato o sufficiente o tiepido - e «profondamente colpito» dato che il  solo colpito pare poco e non faccia fine. Che poi più colpito dalla morte del morto non c’è nessuno.

Matteo Renzi ovviamente non poteva sottrarsi alla massa dei doglianti, ma d’altra parte non capita tutti i giorni che muoia un premio Nobel italiano e ha dichiarato:« L’Italia perde uno dei grandi protagonisti del teatro, della cultura, della vita civile del nostro Paese. La sua satira, la ricerca il lavoro sulla scena, la sua poliedrica attività artistica restano l’eredità di un grande italiano nel mondo. Ai suoi familiari il cordoglio mio personale e del governo italiano» Gli deve essere venuto un crampo allo stomaco mentre diceva «protagonista della vita civile – e aggiungeva – la sua satira» Chissà se contemporaneamente il Renzi Matteo ha pensato a Dario Fo come al gufo, parruccone e vecchio che vuole tenere fermo il Paese. Un ossimoro. Tra il novantenne Fo e il quarantenne Renzi chi sia il nuovo e chi sia il vecchio vien facile da dire.

Dario Fo disse: «Alla fine dell’ultima guerra mondiale, nel giorno della Liberazione, ci fu una festa come questa. C’era tanta gente come voi, felici, pieni di gioia. Credevamo che si sarebbe rovesciato tutto, ma noi non ci siamo riusciti. Fatelo voi, per favore» Era il 19 febbraio 2016 e non stava parlando ai renziani.

Comunque il Presidente del Consiglio non avrà riflettuto neppure per un istante su quello che stava dichiarando. Cosa che gli succede assai spesso. E a riprova di quanto fosse distratto non ha riservato a Dario Fo  il tweet d’ordinanza che invece ha omaggiato Bob Dylan: «#Bob Dylan Nobel per la letteratura (come Fo ndr) la poesia vince sempre (come Fo ndr)» E poiché spesso, twittare è azione scollegata dal pensare neanche avrà immaginato che se Bob Dylan fosse in Italia starebbe dalla parte di Dario Fo. Sic transeat gloria mundi

Si diceva di due eccezioni di cui una ben chiara, data dal deputato Brunetta Renato che ha chiosato la notizia con:«Nessuna ipocrisia Dario Fo non mi era mai piaciuto l’ho sempre considerato un uomo violentemente di parte. Nei miei confronti si era espresso in maniera razzista facendo riferimento alla mia altezza.» Ha aggiunto anche «Quando muore una persona cordoglio» una scivolata questa quasi giustificabile dato che il Brunetta vive nella città dell’ipocrisia.
La seconda eccezione viene da Salvini Matteo:«Un bravo artista. Per lui io e i leghisti eravamo razzisti, egoisti ignoranti? Vabbé acqua passata. Non porto rancore, doppia preghiera» nasce la nuova figura del leghista-gesuita, nel senso che non dice quel che pensa per davvero. Mentre Maroni Roberto, il leghista più democristiano che ci sia, ha dichiarato: «Con la scomparsa di Fo si dice addio non solo ad una indiscutibile figura di spicco del panorama culturale internazionale, ma anche a un grande cultore e divulgatore delle lingue nazionali.» Che dire?  Maroni è sempre Maroni.

Un altro pezzo del ‘900, il secolo delle rivoluzioni mancate, se ne è andato e fra due giorni nessuno ne parlerà più. Ma magari alcune idee folli continueranno ad aleggiare nel cielo e chissà che qualcosa non cambi. Comunque grazie Dario. Gufo, parruccone e amante della vecchia politica.

1 commento:

  1. Qualsiasi occasione è buona per criticare il Presidente del Consiglio! Ma basta; mi sta diventando simpatico....

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