Arriva
buon quarto a criticare Renzi. Non ha proposte,non solo serie ma neanche divertenti.
Esalta l’introduzione dei co.co.pro e delle altre decine di forme di
flessibilità. Dà anche un piccolo omaggio alla Fornero. Deluso per mancate
nomine? Va dato credito alla buona fede, come diceva Andreotti.
Dopo Ferruccio De
Bortoli, dopo il segretario della Cei, Nunzio Galatino, dopo Diego Della Valle,
ecco che buon quarto (quindi fuori dalla zona medaglie) arriva a criticare il
Presidente del Consiglio anche Massimo D’Alema.
Evidentemente il vice-conte vaticano
se da un lato deve cedere il passo alle gerarchie di oltre Tevere dall’altro dà
la sensazione di alzarsi tardi la mattina e di aver bisogno di parecchio tempo
per carburare. Comunque, il Corriere della Sera gli regala un intero paginone per dire la sua. Al solito l’intervistatore
è Dario Di Vico, meglio apprezzato quando scrive su Style. Che fare la spalla (dire
trombonista non sarebbe fine) non è mai bello. Comunque ognono ha la sua: Renzi
ha Cazzullo.
Nella lunga intervista
Massimo D’Alema non dice granché anche se lo illustra con gran dovizia di
parole e una certa bella dose di supponenza che De Vico riesce a trasmettere
con grande vigore. Che risultare saccenti anche quando le parole sono riportate
per scritto non è da tutti. In ogni caso l’ex
aspirante al ruolo di commissario agli esteri dell’Unione butta là con non chalance anche una citazione che
vorrebbe essere colta e anche questa è una sua caratteristica. La citazione
viene tratta addirittura dai Quaderni dal carcere di Antonio Gramsci, dice il D’Alema,
e riguarda i giovani che si devono misurare con le generazioni precedenti.
L’originalità è scarsa ed il senso è ovvio per non dire banale. Avrebbe potuto
dirla anche lo zio di Bonanni e magari con qualche maggior ragione. E comunque
pare che la cosa fosse già nota anche agli antichi egizi: i giovani non sono
più come quelli di una volta. Dopodiché D’Alema
rivela all’orbe terracqueo che Matteo Renzi è in difficoltà con Bruxelles ma in
questo non è solo poiché lo sono anche i socialdemocratici tedeschi e pure
Draghi è attaccato dalla Merkel. Novità zero-punto-zero.
Indi poscia l’ex navigatore D’Alema (pare che
la barca Ikarus sia stata venduta, chissà a chi) si dice fermo sostenitore delle
riforme istituzionali ma Renzi le fa in mal modo così come sbaglia quando
affronta la questione dell’articolo 18 e più in generale del lavoro. Ovviamente
lui, il D’Alema, con la vecchia guardia del Pd:«Abbiamo innovato radicalmente
il mercato del lavoro. Abbiamo proceduto in maniera coraggiosa e radicale, con
forme di flessibilità che con il tempo si sono dimostrate perfino eccessive.» Bene,
vien da dire. Finalmente c’è qualcuno che fa l’elogio dei contratti co.co.pro.
e delle altre decine di cui è composto l’italico mercato del lavoro. Uomini di
tanto fegato vanno conservati. Magari in naftalina. Dimentica di dire, il
vignaiolo D’Alema, che oramai le forme sono così tante che non ci si raccapezza
più. Comunque, che bravo l’ex (per fortuna) deputato D’Alema.
Ovviamente «Questi
interventi avrebbero dovuto essere affiancati – ha proseguito il nostro – da innovazioni anche nel campo del
welfare e della formazione permanente dei lavoratori: purtroppo è avvenuto solo
in parte.» Per responsabilità di chi? Verrebbe da chiedersi, ma non c’è alcuna
risposta a verbale. Che se ci fosse la colpa ricadrebbe al solito sul destino che
non solo è cinico ma pure baro. Ovviamente al D’Alema non viene in mente di
considerare che quanto lui sta così disprezzando piace, Pagnoncelli docet, al 73% dell’elettorato del Pd. Una
bazzecola. Naturalmente, per chi è laico e ghibellino, non basta essere maggioranza
per avere ragione, come peraltro scriveva Hanna Arendt. Ma neppure l’essere
minoranza dà dei punti per scalare la classifica della ragione. E come tocco
finale, perché no? Anche un piccolo riconoscimento alla legge Fornero. In fondo
degli oppositori a Renzi non si butta niente, come con il maiale.
Ciò che in tutta l’intervista
manca, come sbagliarsi, è lo straccio di una concreta proposta alternativa a
quella renziana il che trasformerebbe una semplice minoranza in un’opposizione seria
con cui confrontarsi. Perché considerare l’allungamento del periodo di prova fino
a sei anni per mantenere l’articolo 18 non è una proposta ma come direbbe un
genovese una belinata o un toscano una bischerata o un veneziano una monata
. Sugli altri dialetti meglio non esercitarsi perché il politicamente
scorretto è dietro l’angolo. Insomma il solito D’Alema che parla tanto per non
dire nulla.
Qualche sospetto che l’intervista
sia stata dettata più dal dispetto per mancate soddisfazioni che dalla vera
voglia del confronto (mancano visioni alternative) senz’altro c’è. Tuttavia va
dato credito alla buona fede, come diceva Andreotti. Buon’anima.
abbiamo una formidabile serie di prime donne in Italia capaci di elaborare le loro opinioni a secondo dei loro interessi. come diceva qualcuno non possiamo fare niente per i morti
RispondiEliminaMa non spariscono mai?
RispondiEliminaVista l'impossibilità (momentanea?) ad assurgere all'agognato Soglio Quirinalizio, e alla nomina a Commissario Europeo... Credo che il D'Alema punti a un laticlavium ad vitam (il nuovo Andreotti?).
RispondiEliminaSarebbe terribile questa ipotesi. Ma se il Senato viene abolito e con lui i senatori a vita forse che la si cava.
EliminaMa il Senato non sarà abolito, né tanto meno i suoi costi oggettivi di funzionamento (apparato, etc...), e poi il Renzi non aveva lasciato l'ipotesi di senatori eletti dal Presidente della Repubblica (anche se non a vita), e che non essendo più a vita renderebbe la sua eventuale nomina da parte di un Presidente compiacente (Napolitano?) più facile da digerire.
RispondiEliminaSperiamo che ogni spudorataggine abbia il suo limite
EliminaDicono che il maiale sarebbe immortale poiché a memoria d'uomo mai un maiale è morto di morte naturale.
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