Finalmente si è capito perché Bersani
citò papa Giovanni. Nelle liste del Pd c'è di tutto. Il Pd assomiglia sempre di più al
Vaticano: un candidato per ogni segmento di mercato. Questo si che è
ecumenismo.
Il Pd, più tecnocrate ed efficiente di
Mario Monti, ha presentato per primo le liste dei suoi candidati
alle elezioni politiche di febbraio. E per ottenere questo
invidiabile primato nelle liste ci ha buttato dentro di tutto.
Proprio come quando si fanno le valige in fretta e furia perché si
ha paura di perdere l'autobus per la stazione. E quindi si cacciano
dentro alla rinfusa spigati siberiani e canottiere, sandaletti e
scarpe da pioggia, costumi da bagno e muffole.
Così finalmente si è capito perché
Pier Luigi Bersani nel famoso confronto televisivo per le primarie se
ne uscì dicendo che il suo riferimento era papa Giovanni XXIII.
«perché è stato un vero
riformista», disse.
Alcuni risero, addirittura il Fatto
Quotidiano quantificò l'entità della risata in mezzo web,
magari esagerando un pochino, altri fecero dell'ironia. Pochi
capirono il senso del riferimento.
Oddio non che sia facile cogliere il
concetto delle vivide metafore che l'uomo di Bettola ci ammannisce
ad ogni piè sospinto. Tra la pioggia che bagna tutti, i tacchini che
stanno sul tetto - che questa a Renzi proprio non gli entra in testa
- e donne che sono fuori dagli stereotipi (leggi Emma Bonino) non è
facile destreggiarsi.
Nella
indicazione di Roncalli come personaggio di riferimento era
sottinteso l'ecumenismo. E Bersani vuole essere più ecumenico
dell'inventore dell'ecumenismo. Per non essere da meno.
E sfogliando le liste delle varie
circoscrizioni, pare ci stia riuscendo: dentro c'è proprio di tutto.
Soprattutto tante belle facce note. Dinosauri che di estinguersi non
ne vogliono proprio sapere (Finocchiaro e Marini e la Bindi per dirne
solo tre) e sindacalisti magari moderati (Giorgio Santini dalla Cisl)
, che si sa mai che un sindacalista che fa il sindacalista sia troppo
pericoloso e per essere sicuri pure qualcuno d'antan (Pietro Larizza
ex Uil).
Ovviamente non possono mancare gli imprenditori (Matteo
Colaninno) e i rappresentanti di Confindustria (Gianpaolo Galli) poi
una spruzzatina di sportivi (Josefa Idem) e qualche magistrato
(Grasso, Casson) e giornalisti come se piovesse(Mineo, Zavoli,
Mucchetti …) e, ovviamente docenti universitari (Carlo
Dell'Arinda). E finalmente i vincitori delle primarie locali che
stanno in fondo alla lista (intriganti i casi di Lombardia, Puglia,
Sardegna tra ipiù eclatanti) mentre i catapultati dalla direzione
del partito che invece nella lista sono in testa (Luigi Manconi
marito di Bianca Berlinguer, giusto per dirne uno per tutti) e
naturalmente i premi di consolazione (Laura Puppato, neanche a
dirlo). E poi giù ad inseguire Monti a testa bassa. Poiché Monti ha
Andrea Riccardi, fondatore della comunità di Sant'Egidio, anche
Pier Luigi ha la sua egidina: Emma Fattorini.
Monti schiera Andrea Oliviero delle
Acli e Pier Luigi risponde con Luigi Bobba e aggiunge due carichi a
coppe come Enrico Preziosi, ex vice presidente dell'Azione cattolica
e per non lasciare nulla al caso come non inserire in lista la figlia
dell'indimenticato Flaminio Piccoli?
Sembra il giochino dei bimbi, uno dice
“questo ce l'ho io” l'altro risponde “sì ma ce l'ho anch'io”.
Complimenti. Pare proprio che la lezione che a suo tempo fu impartita
da Paola Binetti e da Massimo Calearo non sia stata ben
capita. Ma tant'é.
Alcuni poi sono stati strappati alle
loro legittime aspirazioni: Ugo Sposetti avrebbe voluto fare il nonno (1) ma poiché al momento non ha nipoti ha accettato, forse a
malincuore, di tornare a Montecitorio per proseguire la sua battaglia
in favore del finanziamento dei partiti e della politica (2). Che senza
di lui, già quattro legislature sulle spalle, che ha un indice di
produttività di 87,2 e che nella speciale classifica si posiziona al
537° posto su 630, Bersani non sapeva proprio come fare. In questa
sua battaglia sostenuto da Marina Sereni - presentò anche un
consuntivo dei suoi ricavi di parlamentare da cui risultava che
versava alla sua portaborse come stipendio 1.609,93€/mese
a fronte di un contributo ricevuto come rimborso di 3.690€/mese (3) - che nonostante abbia presenziato all'83,54%
delle votazioni ha un indice di produttività scarsino, 139,2 e si
piazza al 392° posto. Un pochino: oltre la metà. Pochino-pochino.
E poi naturalmente i giovani turchi
alla Stefano Fassina, che chissà come farà ad andare d'accordo con
i sindacalisti moderati e certi professori, lui che viene accreditato
per essere un pericoloso “sinistro”
Poi ci sono le caselle vuote che
toccano agli alleati, tipo i socialisti, e quindi saranno in lista un
Craxi di seconda generazione (Bobo) e un Claudio Martelli, questo
originale, che trombato nel 2011 per il consiglio comunale di Siena,
a settant'anni e dopo quattro legislature e un passato come
conduttore televisivo, si rilancia in politica. Che se ne sente la
mancanza. Se poi butta male ci si ritrova pure il figliuol prodigo
Rutelli. Che magari, ad elezione avvenuta, si squaglia nuovamente.
Insomma ce n'è per tutti i gusti. Più
che liste elettorali sembrano gli elenchi delle referenze di un
supermercato.
Fino ad ora solo il Vaticano ma che ha
storia lunghissima e gloriosa, era riuscito a mettere insieme con
tanta spregiudicatezza tradizione e innovazione e i gesuiti in questo
sono stati più che maestri, avendo il giusto monsignore per ogni
segmento di credenti: quello per le beghine, quello per la borghesia
illuminata, quello per i poveri e anche quello per i rivoluzionari.
Si vede che sta facendo scuola.
Si vede che Pier Luigi quando faceva
il chierichetto giocava con i turiboli ma si impratichiva anche
d'altro.
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(1) http://www.tusciaweb.eu/2012/10/saro-nonno-ugo/
(2)
;
(3)
per quasi tutti i gusti; non si sa come mai ma la caccia all'anticlericale, al laico a nove stelle, al fiero miscredente , sembra proprio non essere di moda. ed in gran parte degli altri partiti lo è ancor meno, ammesso che sia possibile.
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