On. Marina Sereni in Parlamento dal 2001 XIV, XV, XVI Legislature |
Non molti avranno avuto la possibilità di leggere su Umbria 24.it (1) dello scorso 13 dicembre, la lunga lettera che la vice presidente del PD ha scritto per spiegare-motivare-giustificare il senso del suo stipendio. Cara, che tenera.
Una lettera senz'altro scritta con una mano sul cuore. Cara, che tenera.
E l'altra, mano, sul portafoglio. Cara, che tenera.
Ammette fin dalle prime righe che i parlamentari guadagnano bene. Cara, che tenera.
Poi, con la diligenza che contraddistinguie le apparatnike del vecchio pci, si mette puntigliosamente a fare i conti. Cara, che tenera.
Conti che, neanche a dirlo, tornano al centesimo di euro. Cara, che tenera.
E quindi, dopo aver sommate le varie voci (indennità 5.246,97+rimborso per spese romane 3.503,11+ spese inerenti il rapporto eletto elettori 3.690+ spese telefoniche 258,22) che compongono il suo “stipendio” scopriamo che a fronte del suo impegno di parlamentare madame Sereni dispone di un introito di 12.698,30€. Essendo arrivata a questo importo ovviamente non ci può che essere la retorica domanda: tanto? poco?.troppo? “certamente tanto – si risponde – ma dipende da come si fa il lavoro...” Cara, che tenera
Dimentica la vice-presidente del PD di buttar lì, tra le altre, un'informazione utilissima: quei dodicimilaseicentonovantotto euro, lasciamo perdere i centesimi, sono netti o lordi? Immagino lo sguardo smarrito della nostra piccola cara Marina-Alice che avrà difficoltà a rispondere. Cara, che tenera.
Bouvette Montecitorio |
Allora un piccolo aiutino, se fossero lordi a lei rimarrebbero in tasca, cash e malcontati circa 8/8500€ da cui detrarre tutti i costi. Se invece fossero, come sono, netti significa che il suo stipendio lordo si avvicinerebbe, sempre mal contato a circa 20.000€ con un costo company (Italia) di circa 25.000€/mese, ovviamente. Quindi lo stipendio di un bel dirigente d'azienda, anzi di un amministratore delegato o di un presidente. Cara, che tenera.
Perché dicevo che sono netti? Perché la diligente Marina, che dovrebbe essere assai meno serena, dai famosi 12mila-euro-e-briscola
detrae tutti i costi. Quindi questi sono i soldi che effettivamente può gestire. Cara, che tenera.
E poiché le vicepresidenze fanno le pentole ma non i coperchi, ecco che candidamente dichiara di incassare per la diaria romana 3.503,11€ ma di spenderne solo 1.000€ per l'affitto quindi con una sopravvenienza attiva (se proprio vogliamo chiamarla così) di 2500€ per luce, gas e spese alla coop. Che per una persona sola è un bello spendere. Cara, che tenera.
Che dire dei denari che riceve per coprire le spese inerenti il rapporto eletto elettori? Che Marina Sereni incassa 3.690€/mese e versa alla sua collaboratrice, con regolare contratto, 1.609,93€. Detto per inciso si tratta di un ottavo del suo stipendio netto complessivo. Importo questo che per Serena è il costo complessivo mentre per la sua collaboratrice si tratta più semplicemente dello stipendio lordo. Certo non siamo ai livelli di Marchione ma avere lo stipendio netto di 8 volte quello lordo della propria dipendente la mette già sulla buona strada. Che se calcolassimo il lordo sarebbe già di circa 20 volte. Comunque anche in questo caso una bella plusvalenza di 2000€. Che sommati a quelli di prima fanno 4500€ di rimborsi non spesi. Cara che tenera.
Che poi con atto di liberalità la vice presidente del PD decida di finanziare il suo partito per 2800€ mese è fatto che le fa onore ma che senz'altro non le pesa. E' bello essere generosi con i soldi degli altri. Peraltro su quei 33.500€ annui di finanziamento una parte le ritorna come agevolazione fiscale. Forse la vice presidente non sa far bene di conto. Cara, che tenera.
E tutto questo senza considerare che dal 2001, anno della sua prima elezione al parlamento, per pranzo e cena spendeva spiccioli. O forse non se ne è accorta. Suvvia un po' di serietà. Mentre fuori un panino costava 4 /5 € lei con quell'importo si concedeva una spigola in bella vista. Cara, che tenera.
E dov'era, cara vice-presidente, quando (2) gli onorevoli Antonio Borghesi e Silvana Mura chiedevano di
Solo per cronaca ecco il Menu Montecitorio che l'on. probabilmente non ha mai visto |
trasferire le pensioni dei parlamentari all'Inps o quando Stefano Stefani, che senz'altro non mi è simpatico, ha presentato un ordine del giorno per cancellare il servizio di barberia dicendo: “Non è demagogia, ma dobbiamo dare ai cittadini un segnale. Abbiate coraggio, colleghi, e approvate la nostra proposta, abolite questo privilegio”? Era il 21 settembre 2010. Semplicemente non c'era o ha votato contro. La votazione fini con olre 430 voti contro e solo 7 a favore. Questo non è un bel modo di lavorare. Cara, che tenera.
Alla fine, innocentemente, perché tutte le apparatnike sono innocenti, la nostra Sereni dichiara che tolte tutte le spese le rimangano tra le mani 6.757,78€. Che non sono pochi. Neanche per lei. Cara, che tenera.
E qui mi vien da chiedere: chi può a fine mese mettersi in tasca netti 6.757,78€? Ma voglio aiutare la Sereni a sentirsi più serena e quindi chiedo: quale dipendente, riesce, dopo aver saldato le spese importanti della casa, ad avere in mano ancora il 50% del suo stipendio netto? Nel lordo ovviamente non ci sarebbe storia.
Per non andare troppo distante forse potrebbe chiedere alla sua collaboratrice. E, per pudore, mi raccomando, non si tiri fuori la storia degli enormi stipendi dei boiardi di stato che poi è come dire un “così fan tutti”, volgarmente assolutorio.
Dal vice-presidente del maggior partito della sinistra ci si aspetterebbe un cicinin di più. Cara, che tenera.
E per finire, poiché la sua lettera che è molto più lunga di questo pezzullo, l'on. Sereni fa sottintendere che i soldi sono tanti sì ma chi fa del buon lavoro se li merita. Direi che lei, proprio lei, per il ruolo che ricopre e per la tradizione (di Gramsci-Togliatti-Longo e Berlinguer) da cui deriva e per non aver mai denunciato i privilegi è proprio tra quelli che non se li merita.
E comunque cara Marina Sereni: ognuno si inganna come crede. E come può
P.S. Sia chiaro che io amo la politica e amo i partiti fin dal 1300 quando facevo parte del partito laico dei neri e dei ghibellini. Così come amo il parlamento. Ma, non mi piacciono questi partiti e una parte consistente di questi parlamentari.
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(2) Il tempo, 22 settembre 2010, “Niente tagli per i deputati” di Alberto di Majo
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