Ciò che possiamo licenziare

martedì 11 giugno 2019

Le detrazioni del caro estinto.


In tempi di denuncia dei redditi ci si deve districare tra le tante possibili detrazioni che uno Stato falsamente generoso mette a disposizione dei contribuenti.  Il duo  Stato e l’Agenzia delle Entrate, suo truce suo braccio armato, assomiglia incredibilmente a quello meglio famoso del Gatto&laVolpe.  Anche quello prodigo di promesse che alla fine si rivelavano essere, il nulla. E i contribuenti a far la parte del Pinocchio un po’ ingenuo e un po’ fesso. 

 
I bonzi della commissione ue hanno ben poco capito di questo meccanismo, si può dire paratruffaldino?, messo in piedi con l’abilità che Totò venditore della fontana di Trevi neanche si immaginava, e dunque con la solita aria truce ne chiedono la riforma. Che se fosse una riforma di chiarezza sarebbe la ben venuta, ma se riforma sarà, sarà impapocchiata, confusa, velleitaria e, nella migliore delle ipotesi, ininfluente se non dannosa. Nel gioco del metti-e-togli nessuno è più abile dei peracottari nostrani.
Tra le tante detrazioni ne spicca una particolarmente toccante: quella delle spese funerarie. Non parrà vero eppure è così: il caro estinto può dare una mano ad alleviare il dolore anche stando nell’aldilà. Ma c’è un ma. Come ti sbagli. Alla voce detrazioni per spese funerarie rie sono attaccati, al solito, dei codicilli che hanno la simpatica caratteristica di ingrossare il fegato e bile del contribuente. Non per le restrizioni che pongono, ma per il metodo, contorto e levantino, di complicare una questione assolutamente semplice. E l’idea di essere presi in giro monta con il progredire del ragionamento.
Ammesso e non concesso che una simile spesa debba essere messa in detrazione è ovvio che un tetto vada posto,  è semplice buon senso altrimenti, ad esempio i Casamonica con quel popò di creatività che mettono nei funerali, tra bande, petali di rosa, elicotteri e limousine, sarebbero costantemente in credito d’imposta. E questo, oggettivamente, non sarebbe bello.
Al dunque: alle spese funerarie c’è un tetto che ammonta a 1.550,00€. Piccolo dettaglio non esiste la possibilità, neppure nei discount del funerale, abbiamo pure i disocunt del funerale pare incredibile , ma così è,  di avere un funerale che abbia un costo simile o inferiore. Come minimo, con ben specifiche limitazioni, si parla di qualche centinaio di euro oltre la soglia. Evvabbé.  Alla Agenzia delle Entrate mica si può chiedere di essere aggiornati su tutto che è come chiedergli di essere efficiente nella caccia agli evasori. Quelli grandi ché i poveracci li stritola in un fiat.
Il contribuente allora si appresta a scrivere nella apposita casellina l’importo di cui sopra.  Eh no, troppo semplice. Quel tetto, 1550,00€ non è il detraibile ma solo la misura sulla quale va calcolata la percentuale da detrarre che, al solito, è del 19%. Quindi per arrivare alla vera detrazione va seguito il metodo:  1550,00€ per 19 diviso 100.  Il risultato è di: 294,50€, il vero importo da mettere in detrazione.
E qui la bile scoppia, non per l’importo, ma per il metodo. Sarebbe semplice, ma l’Agenzia delle Entrate non ci può arrivare neanche con l’insegnante di sostegno e i corsi di recupero, scrivere semplicemente che per ogni funerale, a presentazione della fattura, si possono mettere in detrazione 294,500€. Sic et simpliciter. Sempre ammesso e non concesso che questa spesa debba essere posta in detrazione.  Purtroppo la sindrome del Gatto&laVolpe è dura da estirpare da chi governa questo povero ed infelice Paese. Ad maiora. 

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