Mediocre
attrice lei, mediocre politico lui. Entrambi avevano la qualità necessaria, la
bellezza lei, l’onestà lui, ma non quella sufficiente: saper recitare lei,
essere determinato lui.
Laura Antonelli e Ignazio Marino così apparentemente lontani eppure così vicini. Laura Antonelli e Ignazio Marino sono accomunati dalla mediocrità. Lei era una mediocre attrice e lui è un mediocre politico. Lei carina, qualcuno dice e diceva bellissima, icona sexy del maschio italico degli anni ’70. Che per la repressione sessuale che girava all’epoca non era poi così difficile. Ma dall’essere bella ad essere un’attrice ce ne corre. La bellezza per un’attrice è condizione, forse, necessaria ma sicuramente non sufficiente. Barbra Steisand insegna. La sua è stata una carriera in discesa che non è stata salvata dall’aver mischiato filmetti di bassa lega, definiti porno-soft, con altri in cui era diretta da grandi registi e nei quali, forse e si sottolinea forse era stata chiamata per essere utilizzata come esca per il botteghino. Si fa con quel che si ha.
Paolo Mereghetti nel
suo coccodrillo d’ordinanza, magari pronto da tempo, sul Corriere della Sera (23/06/014) ha
cercato di portarla al livello di Brigitte Bardot. Ancora una volta il becero
vezzo italico di cercare altrove quel che non si ha in casa e quindi ecco l’Antonelli
presentata come una sorta di Bardot de
noastri non potendo permetterci quella vera. Però a leggere tra le righe il
pezzo di Mereghetti viene il sospetto che anche lui ridesse mentre scriveva.
Capita, qualche volta. Troppo largo il gap
tra una e l’altra. BB ha lasciato quando era al massimo per età, bellezza e anche
potere contrattuale con i produttori mentre l’Antonelli quando non la volevano
più e tutti dicevano che aveva fatto il suo tempo. Non è difficile immaginare
che mentre il telefono della francese squillava all’impazzata a quello della
seconda non rispondesse alcuno. Lino Banfi ha cercato di aiutarla per procura
chiedendo per lei l’applicazione della legge Bacchelli, mentre Lando Buzzanca ha
dichiarato che avrebbe voluto aiutarla ma non sapeva come: mettere mano al
pingue portafoglio sarebbe stato sufficiente. A riprova che coccodrilli e
miseria vanno di pari passo.
Per Ignazio Marino la
storia è uguale o giù di lì, con la fortunata eccezione che è vivo e vegeto. Di
lui dicono, anche Renzi e la Serracchiani, che è onesto e poi i due aggiungono
che per un politico l’onestà non basta. Come dice Oscar Farinetti «se sei solo
buono sei un buon uomo» nel senso di un ciulotto
o un fesso. Perché, dice sempre Farinetti che è amico di Renzi, ci vuole anche
la furbizia. Il che oggettivamente suona male e lascia spazio a facili
fraintendimenti. Meglio sarebbe stato se il segretario del Pd e la sua vice
avessero detto che l’onestà è condizione necessaria ma non sufficiente. E
magari avessero declinato una bella serie di aggettivi per spiegare cosa deve
essere il sufficiente per un politico. Ne avrebbero guadagnato in allure e signorilità, ma forse a loro
non importa. L’Ignazio è riuscito ad imporsi nelle primarie per il posto di
sindaco a Roma con il 55% dei consensi e poi ha stracciato Gianni Alemanno con
il 64%. Anziché usare tutti questi consensi con determinazione si è limitato ad
andare in ufficio in bicicletta e a lasciar parcheggiata la sua Panda dove non
doveva. In più si è fatto commissariare dal partito renziano imbarcandone un tot di rappresentanti che adesso, con
scuse puerili ubbidiscono al fischio del capo e stanno tornando a casa come
Lassie. Uno degli aggettivi che gli è mancato e gli manca per coprire l’area del
sufficiente è determinato. Nei fatti e non nelle parole. Il che tradotto per il
popolo vuol dire avere visione e Marino oggettivamente non ce l’ha.
Renzi ed
Orfini, forse il secondo con meno spregiudicatezza, prima l’hanno usato come per
il botteghino e quando si sono accorti che tirava poco e che la situazione
diventava pesante hanno deciso di mollarlo. E, come per l’Antonelli è meglio se
se ne va da solo. Inutile che telefoni gli “amici” gli diranno: «stai
tranquillo, poi ti chiamo io.» Alla fine ci sarà qualcuno che a morte politica
avvenuta preparerà il suo bel coccodrillo e ci sarà anche chi dirà che avrebbe
voluto aiutarlo ma non sapeva come. La qual cosa sarebbe stata facilissima,
come per l’Antonelli, mettere mano al portafoglio, questa volta politico. Ma son
cose che non si fanno.