Da
sette mesi si attende l’elezione di due giudici ma non si trova il quorum. Tra
un paio di mesi scadrà il mandato di un terzo e allora tutto sarà più facile. Questi
tre sono in quota Parlamento cioè spartizione partitocratica. I giornalisti lo
sanno ma tacciono.
Giusto per i distratti si
parte con un breve riassunto. La Corte Costituzionale, detta anche
Consulta dal nome del palazzo in cui ha sede, come compito istituzionale ha di
verificare la legittimità delle scelte operate dal legislatore, cioè a dire dallo
Stato e dalle Regioni. Tra i cosiddetti contrappesi è il più importante.
La Corte
del Belpaese è composta da quindici membri che sono eletti per un terzo cadauno
dal Presidente della Repubblica, dal Parlamento in seduta congiunta (leggesi
spartizione tra i partiti) e dalle supreme
magistrature ordinaria ed amministrativa che poi sono la Corte dei
Conti, il Consiglio di Stato e la Corte di Cassazione. La tripartizione delle
nomine è stata voluta dalle Madri e dai Padri della Repubblica per favorire (se
non proprio garantire) il massimo dell’equilibrio possibile. Che poi ci si riesca
(e ci si sia riusciti) è tutto un altro paio di maniche. Ogni giudice, a
prescindere da chi l’ha nominato, dura in carica nove annie non può essere rieletto.
Attualmente i giudici
sono tredici (dodici più il presidente) e a completare l’organico ne mancano
due, guarda caso sono quelli di nomina parlamentare. L’ultimo giudice eletto
dal Parlamento porta la data dell’11 novembre 2014 e nei sette mesi successivi per
arrivare ad oggi, i deputati e senatori non sono riusciti a trovare due nomi su
cui concordare. Anzi ne hanno bruciati diversi, non che su questi ci fosse da
strapparsi le vesti però un qualche titoletto ce l’avevano. Apparentemente
quindi la situazione sembra grave ma poiché al solito non è seria ci si sarà ben
presto una soluzione. E tutti, dai deputati ai giornalisti, dai soloni del
diritto alle matricole della facoltà di tappologia, sanno che basta aspettare la
fine di luglio e il nodo gordiano si scioglierà come per incanto. Ma nessuno lo
dice. Omertà assoluta.
Comunque, perché luglio?
Perché a luglio scadrà il mandato di un terzo giudice Paolo Maria Napolitano. E
quindi? E quindi, penseranno i più, la
situazione si farà più difficile e complicata. Per niente proprio, a quel punto
tutto sarà più facile e filerà liscio come l’olio. Perché? Perché, santa innocenza, ci saranno a
disposizione più posti da spartire. Infatti i tre seggi a disposizione potranno
essere equanimemente ripartiti tra i tre partiti maggiori, quantitativamente
parlando, che siedono in parlamento: Pd, M5S e Forza Italia. A quel punto
secondo il detto che un po’ per uno non fa male a nessuno si potrà procedere. Si
deciderà per una terna o per un trio, visto il clima, e come per incanto ci saranno
i voti per risolvere la faccenda. Non è bello a dirsi e nemmeno a farsi ma è
quello che accadrà.
Ovviamente la cosa
potrebbe (o avrebbe potuto) essere ben spiegata al popolaccio ma i signori che
gestiscono le notizie, gli aspiranti cani da guardia del potere, si son ben
guardati dal farlo. Mica si vorrà disturbare i manovratori mentre traccheggiano
in attesa di arraffare un’altra fettina di potere e di influenza su un organo
tanto importante.
Si dirà che la vita è
così e che bisogna essere realisti e farsene una ragione. Cosa che accade ogni
giorno. Mai nessuno che dica che proprio perché accadono queste cose la vita è
così e sarebbe proprio un bel colpo riuscire a non farsene una ragione.
Ma cosa aspettano che scenda il grande Giudice celeste per liberare gli oppressi e difendere la Corte Costituzionale dagli attacchi dei politicanti liberisti e incostituzionalisti che impoveriscono il Paese. Svegliatevi politica siamo pellegrini di passaggio le ricchezze non meritate vi verranno tolte.
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