Ciò che possiamo licenziare

lunedì 23 giugno 2014

Caso Berlusconi: e adesso il tribunale che farà?

Della magistratura non ha mai detto un gran bene. Dopo la condanna  l’ha irrisa dicendo che era ridicolo pensare di rieducarlo. Poi a Napoli l’ha definita irresponsabile. In teoria ce ne sarebbe a sufficienza per la revoca dei servizi sociali e un periodo di riposo ai domiciliari. Se i più uguali tornano ad essere semplicemente uguali.

A Berlusconi Silvio andare a Napoli è sempre piaciuto. 
Sarà per quell’aria esotica, sarà perché ogni volta pare di essere altrove e invece si è ancora qui, in Italia, sarà perché nonostante le innumerevoli sciagure che l’hanno colpita e tutt’ora insistono c’è sempre aria di festa e buon umore, sarà perché la sua attuale fidanzata è di lì e sarà pure perché «se fossi nato a Napoli mi sarei chiamato Berluscò». Sarà per tutto questo ed altro ancora che a Napoli c’è sempre andato con leggerezza. Ma l’ultima volta è stato diverso. Innanzi tutto perché l’invito a “scendere” gli è arrivato dal tribunale e poi perché gli è scappata qualche parola di troppo, difficile da smentire il giorno dopo (oltre a tutto il Bonaiuti Paolino non c’è più) e ben pesante sulla magistratura. Affermazioni che potrebbero avere qualche risvolto sulla questione  dell’affidamento in prova ai servizi sociali.

La frase pesante pronunciata dal teste Berlusconi Silvio è stata: « La magistratura è irresponsabile, incontrollata, incontrollabile e gode di impunità.» che, contrasta, a voler essere generosi, con le prescrizioni dallo stesso soggetto sottoscritte nel momento dell’affidamento ai servizi sociali. Nelle prescrizioni è scritto un paragrafo che chiaramente afferma che la magistratura ed i giudici non debbano essere diffamati e che il comportamento da tenersi dall’affidato ai servizi sociali (come per tutti i cittadini d’altra parte) debba essere civile, decoroso e rispettoso delle istituzioni. Raccomandazioni di semplice buon senso ma che per taluni vanno al di là della banale comprensione della lettera. Quasi come chiedere ad un canarino di controllare lo stato di arrossamento delle tonsille di un gatto.

Già c’era stato uno scivolone durante l’intervista a la7 quando il domiciliato di Arcore, che peraltro a casa ci sta pochissimo, se ne uscì dicendo che «è ridicolo pensare che si possa rieducarmi con servizi e assistenti sociali» Frase che denotava una grande stupidità e conteneva al contempo una altrettanto grande verità. La stupidità stava nella non comprensione del contesto da parte del soggetto mentre la verità era lapalissiana: impossibile a recuperare (anche per manifesta stupidità). E adesso si aggiungono le esternazioni napoletane. Come dire cercare l’en plein.

Ora la palla passa nel campo della magistratura e nella fattispecie al tribunale di sorveglianza di Milano che dovrà decidere il da farsi. E qui la burocrazia  giocherà la sua parte: si tratterà di vedere come l’Uepe (ufficio esecuzione penale esterna) leggerà le dichiarazioni di Berlusconi Silvio e cosa comunicherà al tribunale di sorveglianza. In altre parole se si considereranno le affermazioni napoletane come voce dal sen fuggita o affermazioni gravemente lesive delle prescrizioni.

In un caso, forse, il domiciliato di cui sopra se la potrà cavare con un rabbuffo, che presumibilmente scivolerà sulla corazza della sua indifferenza, mentre nel secondo non sarebbe fuori luogo ipotizzare la revoca della misura alternativa. In questo secondo caso, poiché la prigione per limiti di età sembra evitata, non restano che la detenzione domiciliare con tutto quello che comporta. Che in fondo un po’ di tranquillità e di silenzio non farebbe male né a lui né a questo martoriato Paese.

Certo con la seconda ipotesi si avranno a corollario lunghi ed aspri articoli da parte di Feltri, Belpietro e Ferrara e magari un paio di twitter di Gasparri e qualcun altro che andrà ospite in qualche trasmissione tv a ripetere a pappagallo lezioncine stantie. Ci sarà chi difenderà in modo sgangherato, chi argomenterà come fosse al bar o dal barbiere. Chi lo definirà statista (che a far cucù son buoni tutti) e chi dirà di sue presunte altezze (che proprio non ci sono al netto dei rialzi nei tacchi). Per tutti questi, per quanto fastidiosi, ce ne si farà una ragione. E soprattutto si sopravviverà.


Il fatto è che piacerebbe dar senso alla frase: la legge è uguale per tutti. E che i più uguali di una volta tornassero ad essere semplicemente come tutti: uguali

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