Mentre in Italia sulla corruzione ci si balocca con leggi e provvedimenti che assomigliano alle grida manzoniane in UK mettono
il cittadino in condizione di cacciare il deputato corrotto. Semplice
Ai sudditi di Sua
Maestà Britannica, la Regina Elisabetta II, i deputati disonesti non sono mai
piaciuti. Il disprezzo che a questi viene riservato dall’opinione pubblica è tale e tanto che sempre o quasi (il quasi è
solo retorico) i deputati che vengono pescati con le mani nella marmellata non
aspettano neanche che il processo abbia inizio. Quando la notizia si sparge e
diviene di dominio pubblico si dimettono e basta. Sia che si tratti di una
ricca tangente (la corruzione ha libero corso anche nella terra d’Albione) o
del mancato versamento dei contributi alla colf, o dell’aver mentito su chi
guidava l’auto pescata in eccesso di velocità fino all’acquisto, per il valore
di poche sterline, di una cassetta porno. Sono cose che non si fanno. Là, in UK.
E i cittadini quando ne vengono a conoscenza si indignano sul serio e non per
finta.
Tutti ne sono consci e chi viaggia
su sentieri pericolosi sa che corre anche il rischio di pagare. Se preso,
ovviamente. Quindi, sempre là, i deputati bricconcelli prima si dimettono e poi
ovviamente, come giusto che sia, vengono processati e, caso stranissimo per chi
vive nella penisola a forma di stivale, quando sono definiti colpevoli finiscono
dritti dritti in gattabuia. Fosse anche solo per un mese e se il giudice decide
per una pena alternativa non ci si mette a discutere sul dove, come e quando ma
semplicemente si ubbidisce. È strano ma è così. Fatto questo che nel Regno Unito non viene
definito giustizialismo ma più semplicemente giustizia. I britannici sanno
essere sobri. Anche senza loden. E non è che, magari per eccesso di sobrietà, abbiano
perso il senso dello Stato di diritto e neppure quello del garantismo. Che anzi
il garantismo l’hanno inventato proprio loro. L'hanno chiamato habeas corpus.
Se però fino ad ora l’atto del dimettersi in UK era una
decisione personale e che rientrava più nell’ambito della individuale legge
morale (del super-io dei politici sarebbe proprio interessante studiare) e
anche un po’ del buon gusto, fra qualche mese non sarà più così. O meglio non
sarà più solo così. Infatti la proposta di legge che Elisabetta II ha avanzato
(ovviamente suggerita dal governo in carica) è che gli elettori possano essere
parte in causa in situazioni di non ortodosso comportamento dei loro
rappresentanti. Basterà infatti che il 10%, un miserrimo 10%, degli aventi
diritto al voto del collegio elettorale
presentino una petizione di sfiducia perché si torni a votare. E quindi
non si faranno distinzioni tra reati gravi e meno gravi partendo dal
presupposto che un reato è un reato e chi commette un reato non può
rappresentare degnamente il popolo che lo ha eletto. Il che tuttavia non vuol
dire che non ci siano appropriati meccanismi di controllo per evitare
persecuzioni o vendette o abusi.
È assai probabile che alla latitudine di
Montecitorio e di Palazzo Madama la cosa suoni senz’altro strana, ridicola e
magari anche un po’ comica. Nel Regno Unito sanno essere dei fini umoristi e
talvolta anche dei comici (Charlie Chaplin, Graham Greene e Wodehouse sono nati
da quelle parti) ma sanno anche essere molto rigorosi quando si tratta di
definire le regole e la loro applicazione. Peraltro il loro sistema elettorale,
semplice ed efficace, permette l’intervento diretto del cittadino. In UK vige
il sistema del collegio uninominale, il candidato che prende più voti vince. Chiunque
può presentarsi alle elezioni, basta che effettui un versamento di 500£. Al
vincitore verranno restituite mentre gli sconfitti le perderanno. Semplice.
Nei
collegi si presentano persone che vivono lì e che sono conosciute da tutti, il
fenomeno dei paracadutati non esiste. Il voto viene dato alla persona che,
casualmente, si fa per dire, aderisce ad un partito e non viceversa. Anche
questo è semplice e con ogni probabilità lo capirebbe anche Gasparri e pure il
suo omologo D’Alema. Che si sappia da quelle parti nessuno invoca paranoicamente i tre gradi
di giudizio e neppure il ricorso alla Corte di Strasburgo o a quella dei
Diritti dell’uomo. Così come nessuno pensa di definire antipolitica un partito
che critica ferocemente quelli storici ed il loro comportamento. Là non si strappano
le vesti di fronte ad un Farage ma con più buon senso vanno a correggere le
storture sulle quali questo può far leva.
È semplice da capire anche per chi è
alle prese con l’Expo, il Mose, i patrioti coraggiosi di Alitalia, la banca
Carige, il Monte dei Paschi di Siena, le piemontesi mutande verdi, Pompei, i
bronzi di Riace e la Salerno Reggio Calabria. E qui ci si ferma. Solo per
carità di patria .
provo invidia per il modus inglese. Spero che possa attecchire anche qui (quando?)
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