Tutti
a twittare di promessa mantenuta. Anche la Boschi. Renzi un po’ lo dice ma poi
aggiunge «senza inciuci» Però a leggere s’intravvede un poco di porcellum e una
bella tagliola per chi non sarà fedele.
«Promessa mantenuta» è
stata la frase topica che ha contraddistinto tutti o quasi i twitter che le peones ed i peones del pensiero
unico renziano si sono precipitati a scrivere con la tradizionale diligenza sui
tablet di cui graziosamente la Camera dei Deputati li dota.
A scorrere quei centoquaranta
caratteri viene tenerezza tanto sono diligentemente compitati. Alcuni sono
addirittura delle fotocopie, come fossero ispirati, per merito e metodo, dalle
antiche prassi del minculpop.
Evidentemente nel passare il testo da
twittare i ghostwriter della presidenza
del consiglio si sono dimenticati di aggiungere: «scrivetelo con parole vostre.»
che in molti casi dev’essere proprio
stata una fatica da Sisifo e per la tema di sbagliare meglio copiare di sana
pianta.
Lo ha fatto, ça va sans dire, anche Maria Elena
Boschi, infagottata in quello che più che un vestito sembrava la tenda del
salotto della nonna, in quel di otto e
mezzo il 4 maggio, avendo come sparring partner Massimo Franco oltre all’ovvia
Lilli Gruber. Naturalmente lei, la prima della classe con l’aria di quella
diligente che ripete la lezione mandata a memoria anche se non completamente
digerita è stata tetragona: le frasi tutte uguali e il tono monocorde.
In verità la promessa
di Renzi sul tema era di buttare alle ortiche la «porcata» di Calderoli e
ridare finalmente agli elettori la possibilità di eleggere i loro
rappresentanti fuori dalla triste logica dei nominati in modo da avere un
Parlamento nel pieno delle sue prerogative. E probabilmente quelli che si sono
recati a votarlo alle primarie avevano in mente (anche) quella promessa. Ma alla
fine i fatti sono andati diversamente. A leggere quel che recita l’Italicum:
bell’impasto (inciucio forse) tra porcellum, mattarellum, semipresidenzialismo
strisciante, un po’ di proporzionale,un po’ di maggioritario e, tanto per dire,
anche uno schizzo di ketchup che ci sta sempre bene.
In Parlamento dunque siederanno
ancora dei nominati. Forse sarà perché anche Renzi pensa che la storiella del «non
chiedo fedeltà ma lealtà» non possa durare a lungo e che magari qualcuno, prima
o poi, gli faccia notare come i due termini siano sostanzialmente
sovrapponibili se posti in quel modo. Che poi sarebbe la versione 2.0 del
centralismo democratico che tanto andava in voga nel Pci. E allora meglio avere peones, maschi e femmine in quasi egual
misura, consci del loro essere peones. Che
poi se questa logica gira su tutti i partiti meglio ancora: mettersi d’accordo
diventa pure più facile. E poiché la realtà supera assai spesso la fantasia
ecco anche il ricchissimo premio di maggioranza a chi vincerà il ballottaggio.
In nome della governabilità come se si potesse governare coi numeri piuttosto
che con le idee. Evvabbè.
Che ci siano dubbi
sulla costituzionalità della norma lo giura più d’uno e anche di chiara fama. Forse
anche il Presidente Mattarella dovrebbe trovarvi qualche argomento di
riflessione visto che era tra quelli che bruciarono il Porcellum. Però il mondo
gira e non si sa mai cosa ci sia dietro l’angolo.
Se «Promessa mantenuta»
è la frase d’ordinanza delle e dei peones
Renzi per sé se ne è ritagliata una tutta sua «senza alcun inciucio.» Frase
pericolosa, meglio lasciarla maneggiare da chi se ne intende. Un po’ come forbici,
i coltelli e temperini che van tenuti lontano dalle mani dei bambini. E Renzi di inciuci qualche cosina ne sa, dicono i
maligni che aggiungono ne abbia messi in pratica già un bel po’. Come quelli per
le nomine negli enti, quelli con qualche vecchio arnese del partito, prima
decisamente contro poi sdraiato sulla linea, per garantirsi la maggioranza, poi
anche con l’assegnazione dei ministeri, dove degli
improbabili stanno provando l’ebrezza dell’auto blu, fino agli abbrasson nous con i sanpaoli, folgorati
sulla via della bouvette, di Scelta
Civica, di Sel e dei M5S. Insomma meglio sarebbe tacere sulle promesse, anche
se a molti conviene credere a quella fola non foss’altro che per il piacere di
riportare il trolley a Roma.
Leggendo di italicum e porcellum mi è venuta in mente una domanda. Cosa può capire uno che non vive quotidianamente l'avvicente saga politica italiana? Sicuramente che quei nomi non suggeriscono nulla di buono. Ma poi? Tutto appare come una bega da mercato che però riesce a rovinare un paese con tutti uoi abitanti.
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