Paolo
Sorrentino è bravo.Inventa spesso storie creative e tecnicamente è un regista
quasi perfetto. Espone tesi e lascia il pubblico libero di interpretare. Quel
che gli manca è la creatività nel trattamento: fare belle copie non basta. Il
copiato sarà sempre meglio.
Perché
sì
Paolo Sorrentino è
bravo. Anzi molto bravo. È bravissimo. Con Youth ha dimostrato si saper
immaginare e poi creare e poi sviluppare delle belle storie su temi che più
contemporanei non si può. L’idea di parlare della vecchiaia, anagrafica e anche
mentale, chiamandola con il nome del suo opposto è semplicemente geniale. Un’applicazione
della teoria del contrappasso che senz’altro non sarebbe dispiaciuta al suo
originale inventore. Avrebbe potuto scivolare sullo sdrucciolevole piano dei
giovani-vecchi e dei vecchi-giovani, ma non l’ha gatto. Chi è più vecchio tra
il regista (Harvey Keitel) e il figlio? Tra
chi vuole costruire e chi semplicemente cambia di giocattolo? Chi è più giovane
tra il direttore d’orchestra (Michael Caine) e la figlia? Tra chi vive d’emozione ogni attimo dicendo no e dicendo sì e chi ha bisogno di frustrazioni
o di imbragature per emozionarsi? Sorrentino ha preferito, come giusto che sia
per ogni vero artista, dare spunti di racconto della sua visione senza coartare
la volontà di chi quell’opera guarda. E senza neppure disseminare appigli di nascosata
influenza. L’artista non deve comunicare
ma semplicemente dire. È differenza non da poco. È abilità non da tutti. L’interpretazione
tocca ad altri: a chi legge a chi guarda a chi assiste che prende il detto, il
disegnato (o lo scolpito) e il proiettato e ci si raffronta. L’interpretazione
è fatto unico, privato e personale. Verrebbe da dire da consumarsi nella
propria coscienza se non addirittura nel chiuso della propria cameretta. E
tutto questo Paolo Sorrentino lo sa e con Youth lo fa.
Perché
no
Alla grande creatività
dell’idea non corrisponde altrettanta grande creatività di trattamento. Non che
manchi del tutto ma è assolutamente minoritaria rispetto al complesso dell’opera.
I tocchi spettacolari come ci si immagina nelle intenzioni dovessero essere l’allagamento
di una Venezia notturna o i giochi di gigantesche bolle di sapone o l’onirica
visione di personaggi del passato fino alla cantante che azzanna cosce di pollo,
sono pezzi già metabolizzati. E quindi poco emozionanti. Poco emozionanti perché
già visti e ben radicati, per senso ancor più che per forma, nella memoria.
Altri, Federico Fellini, li ha già girati e presentati. Per primo. Facendoli
essere il suo lui e dunque la sua firma.
Quindi scorci ancorché girati con maestria e dovizia di mezzi, che emozionano
solo nella misura in cui ricordano il cinema visionario che fu cinquanta e
sessanta anni addietro. Una copiatura per quanto bella resta pur sempre una
copiatura ed il confronto con il passato è perdente non foss’altro perché l’oggi
si scontra con la nostalgia di un’epoca che non c’è più. Questo è quello che
manca a Youth: un trattamento originale. Quel modo di dire (non comunicare) originale
che sappia esprimere il senso del contenuto. Ne Il
Divo riuscì a farlo: il trattamento fu brillantemente originale. E poi è facile
immaginare che lo stesso Sorrentivo piuttosto che il Fellinni degli anni 2000
vorrà essere (ed essere ricordato) il regista Paolo Sorrentino quello che
inventò …. Senza altri termini di raffronto., che portano via spazio sulla scena
della storia.
I registi in genere passano come personaggi strani ambigui è difficile appiopargli una critica. Ma costoro sono degli artisti o illuminati che detrrminano dei messaggi subliminali per alcuni del pubblico. Visti le loro opere come dei pittori lanciano senzasaperlo veri messaggi profetici solo che se visti con occhi spirituali glu spettarori portano a casa qualcosa di positivo a casa e nella loro vita. Un regista come Sorrentino è un po' come il dottor house nei telefilm seriale americani negli ospedali americani. Lasciano sempre un segno.
RispondiEliminaNon l'ho visto, il film, ma mi ha colpito la frase di Sorrentino sulla vecchiaia; (più o meno) se pensi al futuro significa che non sei vecchio. E poi, consiglio all'amico Michele e al Signore delìgli Antelminelli di leggere il soffio di una brezza leggera sulle ali di una farfalla raccontare di "bellezza" e di Sorrentino, utile per sondare l'anima dell'artista, secondo me, napoletano internazionale, come si perpetueranno da sempre qiei concittadini, a dimostrazione che quell'ambiente qualche quid lo definisce nella mutazione della specie, come i becchi dei fringuelli di Darwin: http://www.pasqualemarinelli.com/leggereorme.php?subaction=showcomments&id=1370350163&archive=&start_from=&ucat=7&include_id=101. Buona vita
RispondiEliminaNon l'ho visto, il film, ma mi ha colpito la frase di Sorrentino sulla vecchiaia; (più o meno) se pensi al futuro significa che non sei vecchio. E poi, consiglio all'amico Michele e al Signore delìgli Antelminelli di leggere il soffio di una brezza leggera sulle ali di una farfalla raccontare di "bellezza" e di Sorrentino, utile per sondare l'anima dell'artista, secondo me, napoletano internazionale, come si perpetueranno da sempre qiei concittadini, a dimostrazione che quell'ambiente qualche quid lo definisce nella mutazione della specie, come i becchi dei fringuelli di Darwin: http://www.pasqualemarinelli.com/leggereorme.php?subaction=showcomments&id=1370350163&archive=&start_from=&ucat=7&include_id=101. Buona vita
RispondiEliminasì, molto sprovvedutamente dico anche io la mia: mi è piaciuto, e molto, anche se qualche critica si può sempre fare su certe banalità, appunto, alla Fellini. Per l'aspetto estetico, che è molto spesso da applauso. Per le Alpi e le Terme, che rimescolano il mio vissuto oltre a ricordare abbastanza la Montagna Incantata, cosa che non costituisce un plagio ma il normale modo in cui in letteratura si rielaborano gli spunti della tradizione. E poi perché è un film sulla vecchiaia, la giovinezza non c'entra niente, e la vecchiaia è descritta bene, con tragica poesia. Poi naturalmente sono tutti ricchi, c'è l'invito della Regina eccetera - siamo nel seguito filmico del romanzo borghese non c'è dubbio
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