Sinistra, dice Cacciari, è parola che non serve più, in Italia, ma in Germania funziona alla
perfezione e quella è la locomotrice d'Europa. Non è il termine sinistra ad essere stanco (o poroso) ma è la non chiarezza dei
concetti che vuole esprimere che meriterebbe una maggior forza.
Sarà che «Quando il sole martella le zucche - come scriveva Giovannino Guareschi - i cervelli ci mettono poco a bollire.» , sarà quindi per causa di Caronte che ha preso il posto del caro vecchio anticiclone delle Azzorre, sarà perché c'è un papa che per la prima volta negli ultimi mille anni porta un nome senza averci appiccicato dietro un numero, sarà per chissà che altro motivo adesso, come accade tutte le estati, è partito il tormentone su cosa sia la sinistra. E quindi anche la destra.
Il
la l'hanno lanciato due grandi del pensiero contemporaneo; un
filosofo come Massimo Cacciari (anche se qualche volta prende delle
cantonate come quando propose l'Albertini Raffaele come leader del
fantomatico partito dei sindaci) e Francesco De Gregori che alle
ultime elezioni a votato per Scelta civica ma gli si vuol bene lo
stesso perché è un poeta dei tempi moderni e la sua musica ricorda
a tanti la giovinezza.
Tutti
e due dunque a disquisire e a dire delle loro delusioni. Che in
effetti quelli che una volta erano i partiti di sinistra non è che
abbiano lasciato dei grandi eredi ma come si suol dire: i padri
costruiscono i figli amministrano e i nipoti vendono. E anche questo
è il caso.
Tutti
e due a dire che la sinistra non esiste più, che è concetto
superato, per Cacciari addirittura da trent'anni, e se la piglia
anche con Norberto Bobbio che oramai non può più rispondere, e che
non ha saputo ammodernarsi e procede a tentoni: dalle piste ciclabili
al sindacato veteronovecentista, questo a dire di De Gregori. Come se
poi far un buco in una montagna fosse di per sé progressista, quando
oramai non ci crede neppure più chi quel buco l'ha ideato.
Poi entrambi confluiscono sul fatto inoppugnabile che son le cose da fare quelle che dovrebbero menare la danza. E su questo come dargli torto. Che un tombino sia un tombino è inoppugnabile che se questo è non manutenuto alla prima pioggia la strada si allaga e per ripararlo non va di essere né di destra né di sinistra. È il puro buon senso che dovrebbe farla da padrone. Già ma il buon senso, che allo stato puro è difficile da trovare, dovrebbe essere uno solo e, invece, di solito si divide in tanti pezzi quante sono le zucche che il sole martellante fa bollire. E queste son da dividere tra quelle che pensano al bene comune, magari pure in tantinello rimettendoci, e quelli che pensano agli interessi del proprio particulare sperando di guadagnarci. E questi ultimi assai spesso poi si fanno del male da soli. Non guadagnano singolarmente e e in compenso perdono collettivamente. Maledicendo lo Stato che poi sono loro.
Cos'è
la destra e cos'è la sinistra, al di là delle non tanto innocenti
sciocchezze cantate da Gaber ma era in fine carriera quando oramai
con la moglie in Forza Italia e un passato similrivoluzionario da
salvaguardare doveva barcamenarsi tra l'una e l'altra posizione, è
assai chiaro. Che quelli del Pdl et similia, sulla gran parte delle
questioni non siano di sinistra lo si capisce da come parlano del
senso delle cose e di quanto poco prestino attenzione agli interessi
collettivi che, per la loro parte sono solo la sommatoria di quelli
individuali. Mentre al contrario quelli che che si ostinano a voler
rimanere dall'altra parte, a sinistra tanto per dire, si aspettano
che da una data scelta la stragrande maggioranza delle persone ne
tragga beneficio. A prescindere dai denari che, fisicamente, si
metteranno in tasca. E sentir parlare quelli della Lega, al di là
delle apparenti, ma solo apparenti, minchionate da guitti d'avanspettacolo certo non viene in mente che stiano lavorando per gli
interessi comuni ma solo di segmenti. Che poi quando tutti quei
segmenti si dovessero sommare confliggerebbero.
Così
come va da sé, e non bisogna essere stimati filosofi per capirlo,
che i blocchi non sono monolitici e su taluni temi, come per esempio
la conservazione dei beni archeologici, possono confluire da un lato
l'aristocrazia delle signore a tre cognomi e il pensiero del figlio
di un contadino diventato professore alla Normale di Pisa. Peraltro
il professor Cacciari che ben conosce il tedesco per averlo studiato
fin da bimbo se girasse lo sguardo in quel della Germania scoprirebbe
che lì esistono ancora i socialdemocratici, che sono di sinistra, e
quelli di centro che sono i democristiani e quelli di destra che sono
i liberali. Categorie che se funzionano al di la delle Alpi non si
capisce perché non dovrebbero funzionare anche al di qua. E
comunque queste giravano anche nel Belpaese prima che si perdesse la
trebisonda, che nel caso specifico si chiama elaborazione culturale e
ci si mettesse ad inseguire chi gli ammmerigani come Veltroni e
Melandri, chi le ammiccanti teorie tecnocratiche che pure furono mal
digerite da personaggi come D'Alema o il piccolo Fassina (ex
dalemiano?).
Il
tombino rimane oggettivamente un tombino e allora da decidere è se
si vuol costruire la fogna, che costa e che comporta costi e quindi
contributi da parte di tutti, ciascuno secondo le sue disponibilità
sarebbe da sperare, o si ripiega un un canaletto di scolo che alla
prima pioggia andrà ad allagare le cantine del vicino. Il tombino
rimane tombino e per deciderne il che farne non si dovrà scomodare
né Marx né Hobbes basterà domandarsi qui
prodest?. Se
la risposta sarà un solo nome (o pochi) sarà una scelta
conservatrice e di destra se la risposta sarà tutti allora sarà di
progressista e di sinistra. Il crinale sta nel bene per pochi o per
tanti. Specificando a questi ultimi che non è rincorrendo gli usi e
le abitudini di quei pochi che si va a star meglio ma solo li si
scimmiotta che non solo non è bello ma spesso anche (socialmente)
costoso. Il fatto è che si può star meglio in modo diverso. Basta
cerlarlo questo modo.
Comunque
entrambi i signori in questione, il grande filosofo e il famoso
poeta, commettono lo stesso errore, stare a guardare e pontificare.
Che non aiuta. E in più è pure di destra.
nel frattempo, è in circolazione "Il politico della domenica ascesa e declino di Massimo Cacciari " di Raffaele Liucci - stampa alternativa 1 euro. Un opuscolo non sempre condivisibile ( va a capire come può definire Venezia la città più clericale d'Italia ? ) ; ma la tua ironia potrà trovare parecchi spunti per sorridere e la tua saggezza occasioni per riflettere.
RispondiEliminaSe continuiamo a dividerci in Guelfi e Ghibellini a prescindere da ogni realtà, friggiamo aria. Cacciari ? Perché non parlarne, almeno ?
RispondiEliminason d'accordo con Pennacchio. I media lo invitano in tutti i possibili salotti, lui accetta ben volentieri, fino a far "la prima donna", colla minaccia di lasciare le trasmissioni appena uno/a decida di voler "grattargli" un po' di più la pancia. Un teocon senza esser mai stato Teofilo, amico di Luca.
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