Il Corriere della Sera auspica, con due articoli, che
Calderoli ritorni a presiedere, quando gli tocca, il Senato della
Repubblica. È
il Calderoli Roberto amante di orango e maiali. In un paese normale non si
baratta competenza di qualsiasi ordine e grado con il rispetto per le
persone.
Da un paio di giorni e si spera che
siano solamente due e che la storia sia finita, il Corriere della
Sera si sta allegramente spendendo in favore di Roberto Calderoli.
Il senatore Calderoli in una tipica espressione |
Per intenderci si tratta di quel Calderoli Roberto, per evitare
fraintendimenti e casi di omonimia, che è lo stesso che ha
paragonato una ministra della Repubblica, Cécile Kyenge, ad un orango
e che precedentemente si era esibito con magliette anti-islam
(creando non pochi imbarazzi) e che ha lanciato carne di porco nel
campo dove avrebbe dovuto sorgere una moschea e che, è bene non
scordarlo, è il padre dell'attuale legge elettorale che lui stesso
definì con amabile giro di parole «una
porcata». Evidentemente quel Calderoli Roberto, che è anche
senatore e come non bastasse anche uno dei vice-presidenti del
Senato, con gli animali in genere e con i maiali in particolare deve
avere un trasporto di amorosi sensi. Visti i suoi continui
riferimenti.
Il 14 agosto è stata giornata calda e
di afa come del resto quella del 13, e «quando
il sole martella le zucche - come scriveva Giovannino Guareschi - i
cervelli ci mettono poco a bollire»,
è apparso il primo articolo a favore di quel Calderoli Roberto a
firma Anna Gandolfi e poi a stretto giro, il giorno dopo, ferragosto
che di caldo ne ha fatto anche lui a firma M.Cre. ne è uscito un
altro.
Tra
i due articoli ci sono molte somiglianze e poche formali differenze.
Le differenze sono presto dette: l'articolo del 14 agosto è apparso
sulle pagine locali di Bergamo, taglio alto, mezza pagina, cinque
colonne. Pensare che il Corriere sia alla ricerca di lettori
bergamaschi, magari di fede leghista pare azzardo troppo grosso.
Quindi scartato il sospetto. Il secondo pezzo, quello del 15 agosto
invece è uscito sul nazionale, alla pagina 10, taglio nasso e solo
due colonne. Evidentemente non è un gran argomento da nazionale. O forse c'è qualche pudore.
Nel
senso invece i due articoli sembrano uno la fotocopia dell'altro,
qualche malizioso potrebbe sospettare che siano il risultato della
attenta lettura di qualche cartella stampa ben confezionata, distribuita magari dall'ufficio del senatore. In
sostanza entrambi raccontano che il Calderoli, sempre quello di
orango e maiali, non presieda l'Aula dal “fattaccio Kyenge” ,
quindi circa un mese e che per quello sia stato messo in castigo, lui
che è così bravo a dirigere i lavori parlamentari.
Perché
entrambi gli articoli ci raccontano che conosce benissimo il
regolamento ed è in grado di citarne a memoria articoli e codicilli
e questa sua bravura gli è riconosciuta tanto a destra, ovvio,
quanto a sinistra. D'altra parte anche Totò raccontava che nessuno
meglio dei caporali sa recitare a memoria il regolamento. Senza con
questo voler dir male dei caporali. Anzi quelli della sinistra, schieramento a cui appartiene la ministra Kyenge, non
vedono proprio l'ora che il Calderoli, sempre quello di orango e
maili, possa ritornare a dirigere il traffico di leggi e
provvedimenti del Senato. In una sola notte sotto la sua gestione, ci
racconta Anna Gandolfi arrivò a effettuare ben 7.000 votazioni. Che
sembra proprio un bell'indice di produttività, poiché riuscire a
fare stare 116 ore in una sola notte non è da tutti. Già, perché
se si ipotizza di spendere anche un solo minuto per votazione e senza
alcuna pausa per le elementari necessità fisiologiche, significa
impegnare ben 7.000 minuti che divisi per i 60 canonici che
compongono le ore dei normali mortali fa per l'appunto 116 ore. Che
poi se per carità di patria si volesse considerare anche un tempo
minimo di 15 secondi a votazione ci si ridurrebbe a 29 ore. Sempre
troppe per una sola notte. Quindi chissà come si è arrivati al
numero di 7.000 votazioni che se son vere, come del resto nessuno può
dubitare, qualche perplessità sulla qualità del lavoro potrebbe
pure venire.
Ma
in nessuno dei due articoli si leggono perplessità di sorta poiché
uno termina paragonando il Calderoli, sempre quello di orango e
maiali, al «primo
della classe finito dietro la lavagna per averla combinata davvero
grossa».
Mentre il secondo auspica che «Grasso
(il presidente del Senato ndr)
tolga Calderoli dal limbo. Il più presto possibile.»
In
un paese normale ci si aspetta che un senatore che paragona un
ministro, donna e per di più di pelle nera ed originaria dal Congo,
a un orango venga tolto al più presto non dal limbo ma direttamente
dal Senato. Se questi non ha il buon senso di dimettersi da solo. Ma
ci vuole testa per farlo.
In
un paese normale ci si aspetta che il linguaggio usato in un comizio
sia riportabile anche davanti ai propri figli. Senza vergogna e magari
senza arrossire.
In
un paese normale magari ci si aspetta pure che competenza procedurale
e rispetto per le persone (per non dire di becero razzismo) non siano equiparabili e neppure merce di
scambio. Che solo il pensarlo, anche senza dirlo, è una volgarità
di cui vergognarsi per il resto dei propri giorni. Che se passasse
questo principio allora ladri e farabutti con competenze
amministrative o scientifiche o anche meccaniche sarebbero
sostanzialmente graziati ad ogni piè sospinto. Il che proprio non è bello.
In
un paese normale non c'è malleva per chi travalica la legge del
vivere civile.
Quando
il Belpaese diventerà un paese normale?
forse non 7.000 votazioni , ma una ventina di votazioni per 350 votanti potrebbero fare 7.000 espressioni di voto; che non sono certamente poca cosa, poiché mettersi a votare su richiesta di uno come Calderoli va considerato già un gran bello sforzo specie se ripetuto per una ventina di volte, già dopo tre o quattro volte uno comincia a perdere la stima di se stesso.
RispondiEliminaCapisco meglio la predilezione del corriere della sera per Sartori ora !
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