Ciò che possiamo licenziare

lunedì 12 maggio 2014

12 maggio: "buon compleanno, divorzio"

Grande nostalgia per il 12 maggio 1974. Non solo si vinse una battaglia di civiltà ma ci fu grande partecipazione di popolo. Andarono ai seggi l’87,7% degli aventi diritto. A esser contro allora come ora sono quelli che di famiglie ne hanno due e qualche volta anche tre. Giuliano Ferrara soffre. Ce ne si farà una ragione.

Loris Fortuna
Quaranta anni fa, proprio domenica 12 maggio, si tenne il referendum per l’abrogazione della legge sul divorzio che fu vinto in maniera schiacciante da chi sosteneva questa scelta di libertà e anche di civiltà. 
La legge che introduceva  il divorzio in Italia risaliva a ben quattro anni prima, fu infatti approvata dalle Camere il 1 dicembre 1970 ed era nota, come molto spesso accade, con i nomi dei due relatori: Loris Fortuna (socialista) e Antonio Baslini (liberale). Ci fu grande battaglia in Parlamento e gli schieramenti era assai ben definiti: da un lato, contrari al provvedimento, la Democrazia cristiana e neo fascisti del Movimento sociale mentre a favore erano tutti gli altri. Il buffo era che proprio il segretario del Msi fosse un divorziato ante litteram avendo ottenuto l’annullamento del precedente matrimonio per convolare ad altre nozze che non si sa quanto giuste vista la posizione politica. Comunque, così girava il mondo anche allora. Perché anche in quegli anni come in quelli più vicini sono i granitici sostenitori della famiglia quelli che di famiglie ne collezionano a iosa. Che quando sono solo due gli paiono poche. 
Antonio Baslini

Per questi si potrebbe dire con un aforisma che:«amano così tanto la famiglia che preferiscono averne due se non addirittura tre.» Che tanto quelli i denari per mantenerle entrambe ce li hanno, pure con poca o nulla fatica, anche se a volte si dimostrano un po’ tirchi con la famiglia prima che poi considerano vecchia.

Con i tempi che corrono si guarda con grande nostalgia a quel 12 maggio non solo perché si vinse una grande battaglia di civiltà ma soprattutto perché ci su grandissima partecipazione popolare. A favore del divorzio si schierò il 59,3% degli votanti. Votarono no all'abolizione tredici regioni su venti, contro furono solo Veneto, Trentino alto Adige, Molise, Puglia, Campania, Basilicata e Calabria.  Spiccarono per il voto a favore la Sardegna, l’Abruzzo e la Sicilia. Fu un gran giorno. La partecipazione al voto fu quasi bulgara: 87,7% degli aventi diritto. Percentuale che oggi per sognarla ci vuole ben più di un aiutino.

Con quel referendum si visse nel Paese un grande fermento di innovazione e di partecipazione. Nelle seguenti amministrative entrò nei vari consigli locali una grande aria di freschezza e con quella anche un bel po’ di innovazione. Poi come sempre accade, anche e soprattutto in politica, i bimbi crescono e da educati, gentili e rispettosi diventano adulti cafoni, arroganti e pure un po’ mariuoli. A tal punto maruioli da entrare nelle sacre stanze senza un soldo e poi uscirne con case, barche, cavalli e chissà che altro. Nei recenti parlamenti hanno riposato non pochi dei giovanotti di quella bella primavera. A riprova che dopo un paio di mandati è meglio ritornare a casa a far vita normale così ci si depura delle tossine. Ma forse è speranza vana.

Ad oggi solo due stati non hanno il divorzio: le Filippine e la Città del Vaticano. Anche se quest’ultimo ha coscienza elastica sul tema della separazione: dipende della posizione sociale, dal reddito e dalla capacità di esibire faccia di palta. Più sono posseduti ed alti questi requisiti più si ha possibilità di annullare il matrimonio. Chissà se papa Francesco anche su questo tema vorrà ripetere:«Chi sono io per giudicare.» Sarebbe carino.


Chi invece oggi soffre, come tutte le volte che c’è progresso culturale, civile e sociale, è Giuliano Ferrara, l’apostata. Non il suo capo che di mogli ne ha già avute due e che se si da una mossa rioesce a mettere in cantiere anche la terza. Comunque se proprio si vuol considerare l’opinione di Ferrara ce ne si farà una ragione. Prosit

1 commento:

  1. Giorno meraviglioso quello della vittoria al referendum. Ora aspettiamo il divorzio breve, Papa Francesco permettendo

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