Pera Marcello:
una carriera all’insegna del prima, poi e infine. Ha un record: la militanza in
tutti e tre i partiti del centrodestra. Eletto nel collegio di Sassari ha
portato via il posto a un gatto. Il suo cognome fa riferimento a una cosa
inanimata.
«Ti
mando in Sardegna!» era la terribile minaccia buona per tutti i dipendenti
dello Stato dai poliziotti ai magistrati ai funzionari, magari impegnati con
solerzia nel loro lavoro e che nel farlo, magari, avevano pestato qualche piede
di riguardo. Talvolta, però, può accadere all’apparente minaccia di trasformarsi
in opportunità. Una grande opportunità E questo deve aver pensato il Pera
Marcello, da Lucca, quando gli hanno offerto la candidatura al collegio uninominale
di Sassari. Il Pera Marcello è uomo d’esperienza: prima ragioniere poi filosofo
e infine politico. Tutta la sua vita è stata scandita hegelianamente da un
prima, un poi e un infine: anche in politica. Prima è socialista poi s’impegna
sulla questione morale, aderisce al movimento di Massimo Severo Giannini¹, per
mani pulite invoca una vera, radicale,
impietosa epurazione², per dire solo una delle sue tante incendiarie dichiarazioni
di quel periodo. Nel 1994, in un momento di grande lucidità definisce il
Berlusconi Silvio: è a metà strada tra un cabarettista
azzimato e un venditore televisivo di stoviglie, una roba che avrebbe ispirato
e angosciato il povero Fellini³, infine, a stretto giro,,sempre nel 1994, aderisce a Forza
Italia e comincia a criticare il pool mani pulite, arrivando a definirlo golpista. E poiché è la somma che fa il totale nel 1996
viene eletto senatore in quel di Lucca, naturalmente per Forza Italia di cui nel
1998 diventa vicepresidente. Nel 2001 viene rieletto, sempre a Lucca, ma è
l’ultima volta in casa, dopodiché inizia l’esperienza del paracadutato: nel
2006 nella circoscrizione Emilia-Romagna, nel 2008 in quella del Lazio; una
circoscrizione gli dura meno di un pacchetto di sigarette. Nel 2020 assurge all’incarico di consigliere politico questa
volta del Salvini Matteo. Ad oggi la sua carriera di globetrotter della
politica lo porta a cambiare nuovamente partito, adesso, ma bisogna vedere
quanto dura, è con Fratelli d’Italia. Così si è girato tutti e tre i partiti
dell’italico centrodestra. Non è un primato da tutti, solo lui e il Tremonti Giulio
lo posono vantare. Il nuovo partito lo candida alle elezioni politiche del
corrente anno, al Senato nel collegio uninominale di Sassari, collegio dato per
sicuro dove, come si usa dire il centrodestra potrebbe eleggere anche un gatto.
Ma poiché non tutte le ciambelle escono col buco e un cigno nero è sempre in agguato,
la Meloni Giorgia e i suoi strateghi lo piazzano anche nel plurinominale della
Campania. Lo vogliono proprio in Parlamento, non c’è che dire. La spunta a
Sassari. Non è la prima volta che il Pera Marcello ha a che fare con questa
parte della Sardegna anche se una precedente fu esperienza asprigna: ebbe a che
dire con Francesco Cossiga.
Nella seduta del Senato del 26 ottobre 1998 il
Pera si rivolse al senatore a vita Francesco Cossiga così: «Un barbaricino che ruba pecore è forse vittima della sua miseria, un
barbaricino che sequestra persone è forse vittima del sottosviluppo economico
della sua zona, ma un barbaricino che si dedica all’abigeato parlamentare che
cos’è? Io e lo dico sine ira, ma certo cum studio, credo che quel barbaricino
sia un ladro di democrazia». Da notare i due dotti passaggi in latino, si
vede che è preparato.
Il sassarese Cossiga non poteva non ribattere e
così fece:« Al senatore Pera vorrei dire
che io non sono barbaricino, io sono dell’Anglona, i miei avi erano pastori,
probabilmente hanno anche rubato pecore. La mia famiglia ha l’onore di
annoverare per sé forse ladri di pecore, ma anche eroi del Risorgimento. Data
la pesantezza dei suoi giudizi, direi che il mestiere dei miei avi lo confesso:
forse pastori e forse anche ladri di bestiame. Nella tradizione italiana il
nome di cose inanimate si dà, di solito, a coloro che sono di incerte origini.
Lascio quindi derivare quale fosse il mestiere delle sue ave». Risposta
sapida il giusto⁵.
Il Pera Marcello viene eletto a Sassari con il
41% dei voti e il collegio registra l’affluenza del 53,11%, quindi in Senato va
a rappresentare poco più del venti per cento dei tattaresi, non certo un grande numero, Forse quell’ottanta per
cento che ha snobbato le urne e non l’ha votato ha ricordato le sprezzanti
parole sulla miseria e sul sottosviluppo
economico e magari anche il dire pungente del senatore a vita Cossiga e non se
l’è sentita di farsi rappresentare da lui. Se ci fosse stato un gatto, magari,
forse.
Buona settimana e buona fortuna.
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1
"Campioni
d'Italia", di Gianni Barbacetto, Marco Tropea editore
2
La Stampa, 19 luglio 1992
3
Citato in Michele De Lucia, Siamo
alla frutta, Kaos 2005. ISBN 8879531530
4
Pera, il ragioniere che diventò
presidente Un carattere d'acciaio per il filosofo dalle mille e mille
contraddizioni, Il Tirreno, 28 dicembre
2001
5
https://www.youtube.com/watch?v=hWrwdsSHXF8