Ciò che possiamo licenziare

venerdì 1 aprile 2022

La professoressa Braidotti o della confusione

 Di solito i ragionamenti della professoressa sono di buon senso, non questa volta. Mischiare gli aiuti in armi alla Ucraina con i 24 miliardi di incremento del bilancio della Difesa è un grave errore. Sono due fatti separati. La guerra non è un’attività che si faccia in guanti bianchi.


A premessa devo dire che la professoressa Braidotti a me piace  e in genere apprezzo i suoi interventi a otto e mezzo. Mi piace perché è un’attivista LGBT, perché oltre a essere professoressa di filosofia in Utrecht si definisce filosofa, e ci vuole del coraggio a farlo, perché parla chiaramente e i suoi sono ragionamenti di buon senso.  In genere. Nella puntata di otto e mezzo di mercoledì 30 marzo la mia convinzione sul suo buon senso ha vacillato. Per la prima volta la professoressa Braidotti ha cucinato un gran minestrone. Con un certo cinismo, direi. Il casus belli, come al solito, riguarda le armi. La professoressa ha confuso il fornire armi agli ucraini con la decisione del Draghi Mario di aumentare il bilancio del ministero della Difesa, in due anni, di 28 miliardi, mica bruscoli. Si tratta di due fatti ben distinti tra loro. Un conto sono le armi agli ucraini e un conto spendere miliardi per la difesa quando l’inflazione galoppa, le famiglie sono in difficoltà e le disuguaglianze aumentano.  Se il mischiare i due fatti è concesso a Letta, Marcucci, Taiani, Renzi o Rosato e altri che bazzicano la politica, mediamente non sanno di cosa parlano, a una filosofa sì grave errore non è concesso. Soprattutto non è concesso a una filosofa fare della demagogia spicciola inventandosi un irrealistico «statuto morale», così ha detto, degli italiani che consentirebbe di fornire solo cibo e medicine ma non armi, in virtù della «purezza dei valori». Questo sarebbe il paravento italico per non aiutare gli ucraini contro l’invasore russo e allora la filosofa chiede «empatia verso la sofferenza», chissà che vuol dire. Empatia che ricollega ai valori della Resistenza e lei di Resistenza se ne intende avendo avuto, afferma, un nonno partigiano. Ironizza la filosofa dicendo cinicamente quello che per lei è il pensiero degli italiani: «I miliardi ci sarebbero, ma ci servono per altre cose. Quindi, cari ucraini, arrangiatevi». È ovvio si tratti di un pensiero surreale che nulla a che fare con la realtà. E se la filosofia non aiuta la realtà non è filosofia vero professoressa Braidotti? La realtà dice che gli armamenti sono nulla se non si poggiano su una cultura strategica e l’Italia una cultura strategica della difesa non ce l’ha. E non ce l’ha neppure la Ue. Tanto è vero che solo 10 dei 30 Paesi hanno aderito alla richiesta di destinare il 2%  del Pil agli armamenti. Ed è bene ricordare che non c’è un trattato internazionale che sancisca quest’obbligo, si tratta di una semplice intesa. Al dunque poco condivisa. E a poco giova ricordare demagogicamente feriti, morti, bambini e stupri o mostrare soldati ucraini sparare nelle ginocchia dei russi prigionieri. Tutti gli eserciti fanno le stesse cose, cioè commettono le stesse atrocità. La guerra non è una attività che si faccia con i guanti bianchi. Neanche questa. La pace è la soluzione, ma per farla bisogna costruire il contesto ed essere in due e soprattutto ci vuole uno che cominci. Chi comincia?

Buona settimana e buona fortuna.

2 commenti:

  1. La Braidotti mi delude come filosofa, perchè non accenna nemmeno ad una breve analisi storica della realtà tra Russia e Ucraina,ma soprattutto della politica perversa degli USA e la NATO.

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  2. Sono assolutamente d'accordo con la filosofa e per "empatia verso la sofferenza" gnostica ed etica della filosofa (vedi sopra) ho appena dato fuoco alla Laurea Magistrale in Filosofia. E chi se ne frega del 110 e lode, firmato Cesare Musatti.

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