Ciò che possiamo licenziare

venerdì 8 aprile 2022

Dopo 42 giorni: la pace o il condizionatore.

Lucio Caracciolo, con classe e tatto, sbertuccia il camminatore sulle acque. Il sillogismo pace verso sanzioni non s’è mai visto funzionare. Magari cambiare il consulente di comunicazione. Magari ascoltare il Paese e magari non coprirsi di ridicolo. Chi può credere che a ferragosto il condizionatore di palazzo Chigi sarà spento?

Dopo la vivida metafora del nonno al servizio delle istituzioni, detto per inciso il nonno che aspirava alla presidenza della Repubblica è stato così ampiamente trombato che neppure il Presidente Sergio Mattarella ha potuto dar corso a vere? immaginate? mai fatte? promesse, il Draghi Mario ne ha tirata fuori un’altra. Questa è, se possibile ancora più iperbolica e nel caso dannosa, infatti il Draghi Mario, in conferenza stampa, se ne è uscito dicendo che dobbiamo scegliere tra la pace e il condizionatore acceso. L’amletico dilemma in neanche un paio d’ore è stato sbertucciato da Lucio Caracciolo che difficilmente, ma tutto è possibile, si può accusare di filo putinismo. Il Caracciolo Lucio, durante la trasmissione otto e mezzo del 6 aprile, ha testualmente detto: «Mi parrebbe un’alternativa piuttosto discutibile. Innanzi tutto spero che non venga sottoposto a referendum popolare un quesito di questo genere perché temo che inclinerebbe più verso il condizionatore e non solo in Italia. In secondo luogo non credo ci sia un’alternativa pace versus gas, o vogliamo dire più precisamente pace versus sanzioni. Nel senso che io non ricordo, con tutto lo sforzo, un conflitto di un qualche rilievo che sia stato interrotto causa sanzioni. Immaginiamo che questo possa funzionare, io sottoscrivo a quattro mani: niente condizionamento e rinunciamo al riscaldamento per un certo periodo, ma cosa ci spiega questo legame, perché debbiamo credere che le sanzioni facciano cambiare idea ai russi? Francamente non riesco a capirlo.» E se non lo capisce il direttore di Limes, come possono capirlo quelli che nell’acqua ci nuotano e non ci camminano sopra? Una cosa tuttavia appare chiara: c’è un evidente scollamento tra chi governa e chi è governato se in un ipotetico referendum si da per scontato che vinca il condizionatore. Quindi ben lontani dalle scelte che, a breve, il governo vorrà imporre alla nazione. E se lo farà per davvero? Quali reazioni potrà avere il Paese? E a queste, non voglia il cielo, come si risponderà? Va bene contare come il due di picche, al di là delle smisurate ambizioni, ma avere un minimo di dignità nei confronti degli alleati aiuta l’autostima e il rispetto dei non amici. Però almeno tre possibilità il Draghi Mario ce l’ha: innanzitutto cambiare il consulente di comunicazione. Magari scegliendo qualcuno con i piedi ben piantati per terra e senza l’ambizione di voler essere il più creativo del bigoncio. La seconda è porgere l’orecchio a quel che il Paese, magari, sottovoce sta dicendo da  42 giorni. La terza opzione: non coprirsi di ridicolo. L’ipotesi che in piena estate i condizionatori di palazzo Chigi, del Senato, della Camera, del Quirinale e di tutti gli altri palazzi con la P maiuscola saranno spenti non se la beve proprio nessuno. Ve lo immaginate il Draghi Mario in maniche di camicia, sudato e pezzato seduto alla scrivania? L’italica logica del armiamoci e partite è sempre lì.

Buona settimana e buona fortuna.

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