Lucio Caracciolo, con classe e tatto, sbertuccia il camminatore sulle acque. Il sillogismo pace verso sanzioni non s’è mai visto funzionare. Magari cambiare il consulente di comunicazione. Magari ascoltare il Paese e magari non coprirsi di ridicolo. Chi può credere che a ferragosto il condizionatore di palazzo Chigi sarà spento?
Dopo la vivida
metafora del nonno al servizio delle
istituzioni, detto per inciso il nonno che aspirava alla presidenza della
Repubblica è stato così ampiamente trombato che neppure il Presidente Sergio
Mattarella ha potuto dar corso a vere? immaginate? mai fatte? promesse, il
Draghi Mario ne ha tirata fuori un’altra. Questa è, se possibile ancora più
iperbolica e nel caso dannosa, infatti il Draghi Mario, in conferenza stampa,
se ne è uscito dicendo che dobbiamo scegliere tra la pace e il condizionatore acceso. L’amletico dilemma in
neanche un paio d’ore è stato sbertucciato da Lucio Caracciolo che
difficilmente, ma tutto è possibile, si può accusare di filo putinismo. Il
Caracciolo Lucio, durante la trasmissione otto
e mezzo del 6 aprile, ha testualmente detto: «Mi parrebbe un’alternativa piuttosto discutibile. Innanzi tutto spero
che non venga sottoposto a referendum popolare un quesito di questo genere
perché temo che inclinerebbe più verso il condizionatore e non solo in Italia.
In secondo luogo non credo ci sia un’alternativa pace versus gas, o vogliamo
dire più precisamente pace versus sanzioni. Nel senso che io non ricordo, con
tutto lo sforzo, un conflitto di un qualche rilievo che sia stato interrotto causa
sanzioni. Immaginiamo che questo possa funzionare, io sottoscrivo a quattro
mani: niente condizionamento e rinunciamo al riscaldamento per un certo
periodo, ma cosa ci spiega questo legame, perché debbiamo credere che le
sanzioni facciano cambiare idea ai russi? Francamente non riesco a capirlo.» E
se non lo capisce il direttore di Limes, come possono capirlo quelli che nell’acqua
ci nuotano e non ci camminano sopra? Una cosa tuttavia appare chiara: c’è un
evidente scollamento tra chi governa e chi è governato se in un ipotetico
referendum si da per scontato che vinca il condizionatore. Quindi ben lontani
dalle scelte che, a breve, il governo vorrà imporre alla nazione. E se lo farà
per davvero? Quali reazioni potrà avere il Paese? E a queste, non voglia il
cielo, come si risponderà? Va bene contare come il due di picche, al di là
delle smisurate ambizioni, ma avere un minimo di dignità nei confronti degli
alleati aiuta l’autostima e il rispetto dei non amici. Però almeno tre
possibilità il Draghi Mario ce l’ha: innanzitutto cambiare il consulente di
comunicazione. Magari scegliendo qualcuno con i piedi ben piantati per terra e
senza l’ambizione di voler essere il più creativo del bigoncio. La seconda è porgere
l’orecchio a quel che il Paese, magari, sottovoce sta dicendo da 42 giorni. La terza opzione: non coprirsi di
ridicolo. L’ipotesi che in piena estate i condizionatori di palazzo Chigi, del
Senato, della Camera, del Quirinale e di tutti gli altri palazzi con la P
maiuscola saranno spenti non se la beve proprio nessuno. Ve lo immaginate il Draghi Mario in maniche di camicia, sudato e pezzato seduto alla scrivania? L’italica logica del armiamoci e partite è sempre lì.
Buona settimana
e buona fortuna.
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