Nulla è più definitivo del provvisorio. Solo gli imbecilli non cambiano mai idea. Ergo: nulla è più precario del definitivo. Come, sul tema referendum, si gingillano politici, giornalisti e media vari. Erano 553, l’8 ottobre, non erano giovani e neppure forti, non sono morti ma si stanno squagliando.
Una delle esilaranti battute che circola da quasi sempre nel Belpaese recita: “nulla è più definitivo del provvisorio” mentre un’altra ugualmente popolare dice che “solo gli imbecilli non cambiano mai idea”. Questa seconda è il motivo per cui siamo la patria di poeti, artisti, eroi, santi, pensatori, scienziati, navigatori e trasmigratori. E aggiungo anche tutta la qualunque. Quindi se consideriamo la prima affermazione come la tesi e la seconda come l’antitesi si giunge alla sintesi che nel caso in oggetto diventa: “nulla è più precario del definitivo”. Sintesi che si attaglia meravigliosamente alla kafkiana situazione del referendum confermativo del prossimo 20/21 settembre.
Dopo quattro votazioni, due alla Camera e due al Senato, che hanno visto i sostenitori del taglio sempre maggioritari, anche con i due terzi come accaduto nell’ultima e definitiva votazione, si potrebbe dedurre che i nostri rappresentanti e i loro partiti siano tutti d’accordo. E invece no. Man mano che ci si avvicina alla data referendaria i distinguo e le prese di posizione contrarie alla legge pare stiano aumentando. Almeno per quanto riguarda il palazzo, nel senso di senatori e deputati, quegli stessi che in precedenza avevano entusiasticamente votato a favore della proposta di legge. By the way nella seduta numero 234 del 8 ottobre 2019 presieduta da Roberto Fico votarono contro il provvedimento ben in quattordici con la bellezza di astenuti due. Quando si dice la spietata legge dei numeri. Il fatto che giornalisti e media si stiano accodando è il classico cvd,ovvero come volevasi dimostrare. Pare che siano tutti dei Saulo fulminati sulla via di Damasco. Evvabbé. Forse alcuni si sono resi conto, più prosaicamente, e solo adesso, la qualcosa non depone a loro favore, che con la riduzione del numero dei parlamentari il loro scranno è a rischio. E così il vecchio “nuovo che avanza” in arte Renzi Matteo, che il Senato voleva addirittura sopprimerlo, ha deciso che magnanimamente lascerà libertà di coscienza ai suoi. Neanche fosse il proprietario di servi della gleba. A proposito della nuova schiavitù che avanza. Zingaretti al momento non ha ancora deciso che indicazioni di voto dare mentre Nannicini Tommaso, Gori Giorgio, Cuperlo Gianni, Orfini Matteo, fantastico poker di trascinatori di masse, fanno campagna per il NO. E poi ci sono i dubbiosi alla Zanda Luigi, ma lui è un democristiano vero. A sostenere questo fronte c’è pure Brunetta Renato, Napoli Osvaldo, Bergamini Deborah ed altri, nonostante la Gelmini (che evidentemente si sente sicura del prossimo seggio) si sgoli a dire che Forza Italia è per il taglio. In tutto ciò conviene ricordare che i radicali della Bonino con i loro banchetti hanno raccolto seicento e briscola firme e che secondo gli ultimi sondaggi IPSOS (fine luglio) il SI conta sul 49% il NO sul 8% e i restante 43% si suddivide tra indecisi e non votanti. Così va il mondo, pardon l’Italia.
Buona settimana e Buona fortuna.