Ora sono rimasti in tre che in rigoroso ordine alfabetico sono: Civati Pippo, Cuperlo Gianni e Renzi Matteo.
Di Pittella il Gianni, conviene identificarli con il nome i Pittella tanti sono quelli che girano in politica, s'è persa traccia salvo sapere che appoggerà Renzi. Un altro che sale sul carro del supposto vincitore. Domanda: ma quanto è capiente questo carro? Già perché a quanto pare non ci si sale con biglietto singolo ma con quello comitiva. Magari costa meno.
I Pittella, per esempio, sono due: Gianni (tre volte europarlamentare, una sola volta deputato, ex socialista ex laburista approdato prima ai Ds e poi per evoluzione naturale al Pd) e Marcello (consigliere comunale e poi provinciale e poi regionale anzi da pochi giorni governatore della Basilicata, sempre che il gup non lo inserisca nella lista degli indagati per una storiella di rimborsi allegri e, ovviamente, con lo stesso pedigree del fratello come provenienza di partito) entrambi figli di Domenico per tre volte senatore del Psi. Che a star tutti in politica e per tanto tempo ci vuole una bella resistenza. Tanto che il quotidiano della Basilicata titola: “i fratelli Pittella aprono al sindaco di Firenze.” che chissà se poi vorrà rottamare anche questi.
Comunque,
i tre rimasti in gara parlano che è un piacere quanto poi a dire
cose questa è tutta un'altra storia. Per adesso vale accontentarsi
dei titoli poi quando finalmente li vorranno raccontare si darà
un'occhiata anche ai contenuti.
Civati che di nome fa Pippo come
l'amico di Pluto, è quello che, ad orecchio, sembra avere più
capito come stare al mondo senza troppa fatica. Si è ritagliato lo
spazietto del contestatore di tutto e di tutti, strepita a gran voce
che bisogna fare la nuova legge elettorale, ben sapendo che è di là
da venire e che poi si vada subito al voto. Desideri che neanche il
mago della lampada potrebbe esaudire. E infatti questo è il trucco:
chiedere l'impossibile per mantenere il possibile e vivere felici che
poi col suo 10% è l'ideale per far la parte della minoranza
oppressa. E lui questa la calza bene e per l'occasione se ne va
girando con la barbetta di qualche giorno che vorrebbe mefistofelica
e invece è rada e poco cool.
Poi c'è il Cuperlo, dal
tradizionale nome Gianni, ma al contrario di quell'altro, il
Pittella, lui non ha fratelli al seguito. Almeno che si sappia. Da
qualche giorno parla come uno di sinistra che se lo sente D'Alema lo
sculaccia. Si è messo anche a criticare il governo. Prima chiedendo
alla Cancellieri di ritirarsi ma s'è ritirato lui appena Letta ha
inarcato il sopracciglio poi adesso per dire che ora il governo non ha
più alibi. Che in verità a ben vedere non ce li aveva neanche
prima, se solo avesse voluto. Adesso invece che il Letta Enrico
(detto palle d'acciaio) è in mano a sette senatori c'è proprio da
ridere. La vita è ben strana: quando il governo girava sul dito di
uno solo era ricattabile ora che invece a deciderne l'esistenza sono
in sette si sentono più forti. Boh! Per adesso quel che si è capito
di Cuperlo son due cose: la prima che non vuole «che
il pd sia il volto buono della destra»,
ma questo non l'ha chiesto nessuno, e la seconda che il segretario
del partito non svolga altro lavoro. Allora ci si immagina che si
dimetterà da presidente del centro studi del Pd (chissà cosa
studiano) e da membro della XIV commissione parlamentare, quella che
si occupa delle politiche dell'Unione Europea, una faticaccia con i
tempi che corrono e poi star sempre dietro a quel che dicono Angela
Markel e Olli Rehn è come avere un doppio lavoro su tre turni.
Ovviamente quindi si dimetterà anche da parlamentare perché con
tutte quelle votazioni proprio non ci si può star dietro. A meno che
non voglia dire che fare il parlamentare non è un lavoro. Cosa
possibile. Anche perché in parlamento c'è già da tre legislature,
senza che alcuno se ne sia mai accorto prima d'ora. Magari volesse
cominciare a darsi da fare e la smettesse di essere il ventriloquo di
D'Alema ruolo che a Bersani non ha portato molto bene.
Quindi il Renzi Matteo, il nuovo
che avanza. Però senza parere è in pista dal 2001, che ormai son
dodici anni, se si prende come anno di partenza quando fu
eletto/nominato coordinatore della Margherita fiorentina. Anche se
iniziò il suo impegno in politica nel 1996 nel partito Popolare, non
avendo fatto in tempo ad iscriversi alla Dc come Alfano e Letta, la
coppia perfetta che di strano questa non ci ha proprio nulla. Lui non
vuole «essere il volto
peggiore della sinistra».
Che
con questa frase non si capisce se intenda la sinistra che perde quasi
tutte le elezioni e quando per minuzie le vince si fa prendere dalla
sindrome del re della montagna: i dirigenti si divertono a buttarsi
giù l'un con l'altro. Come quando: prima hanno acclamato un
candidato alla presidenza della repubblica e poi in 107 lo hanno
boicottato. Dando materiale ai comici di mezzo mondo. Chissà se
Cuperlo sa chi fa parte dello squadrone che ha boicottato Prodi?
Oppure
Renzi non vuol fare quella sinistra che quando arriva al governo fa
le stesse cose della destra ed anzi le peggiora pure: la legge sul
federalismo a quindici giorni dalle elezioni insegna. Insomma vuol
dire basta alla vocazione di esser dei fresconi?
Che
se la seconda è quella giusta la domanda è: che ci fa Renzi Matteo,
rottamatore d'aspirazione, in compagnia di Fassino e si immagina pure
la signora e di Veltroni, Pittella, Franceschini, Bassolino, De Luca
(sindaco e boss di Salerno dove il congresso Pd è stato annullato
per brogli) e poi Castagnetti, Marina Sereni, Fioroni, Gentiloni e
quasi tutti quelli che alle primarie scorse gli hanno preferito il
perdente Bersani? La compagnia non è delle migliori e a guardare i
pregressi risultati che questi hanno ottenuto c'è da toccar ferro,
legno, cornetti, amuleti vari e pure quello che non si può dire. E
magari meditare sul vecchio adagio che recita «chi
va con lo zoppo impara a zoppicare».
Magari
smettessero tutti di far battute e le lasciassero fare a Crozza
Maurizio ed al suo amico Andrea Zalone che tra tutti sembrano i
politico migliori. Ma allora l'Italia sarebbe un Paese normale. Il
che, ad oggi, ancora non è.
Bella pimpante questa storiella con i ragazzi che si arrangiano come meglio possono a dire la prima cosa che gli viene in mente tanto poi si cambia. Adorabili virgulti cresciuti all'ombra di altri gentiluomini di cui sappiamo un po'. La barbetta, hai proprio ragione, e' sdata. Lasceranno le cariche lucrose che tanto-chi-se-ne frega? Mah, all prossima puntata del Vicario Imperiale!
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RispondiEliminaQuesta è buona cosa. Il Partito è Democratico di nome e di fatto.
Spero di vedere un confronto tv al più presto, su temi politici e non su discorsi autoreferenziali...
Anche perchè di certo non potrò votare nè i delinquenti del centrodestra nè i fuffari complottisti del M5S.
timeo Danaos ET dona ferentes
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