Due uomini, preti per
gioco del caso, nello stesso giorno sono al centro della cronaca. Due
che sono sempre stati dalla parte di chi perde. Speravanoi che la
Chiesa li seguisse. Ma l'ufficialità è arrivata solo con la morte.
E così nello stesso
giorno, 25 maggio, la Chiesa è tornata alla ribalta della cronaca
grazie a due suoi preti.
Nulla di scandaloso questa
volta. Niente pedofilia, niente denaro da risistemare, niente trame o
complotti, niente politica, niente potere, niente tasse da non
pagare, niente contributi da richiedere, niente dimissioni, niente
carte imbarazzanti, nessun segreto da rivelare. Anzi tutto quello che
ha riguardato sia don Pino Puglisi sia don Andrea Gallo è sempre
stato alla luce del sole. Sotto gli occhi di tutti, purtroppo, deve
aver pensato spesso qualche membro della gerarchia ecclesiastica.
Uno, don Gallo è morto
pochi giorni fa, il 22 maggio, di morte naturale mentre l'altro l'ha
fatto secco la mafia il 15 settembre del 1993, che poi era il giorno
del suo cinquantaseiesimo compleanno. Ma si sa la mafia ha un senso
dell'umorismo tutto suo.
I due preti, che il
termine deriva dal
greco πρεσβύτερος
- presbyteros,
letteralmente "più anziano" e che nella Chiesa sta a
significare colui che officia il culto – erano caratterialmente
diversi e infischiandosene degli stereotipi entrambi giocavano
allegramente con la legge del contrappasso. Uno era del nord e uno
del sud ma
la miseria di fronte alla quale si sono confrontati non ha confini
geografici, solo forme diverse.
Che nella sostanza la miseria è solo miseria. Quello del sud era
riservato quello del nord esuberante e anche un po' caciarone.
Quello del sud, come i contadini del Verga, taciturno pestava duro su
terra dura quello del nord era più industriale e col tempo, aveva
imparato a conoscere le sofisticate tecniche del marketing sociale e
le usava senza scrupolo.
Il
loro comune denominatore stava tutto nella passione per i giovani
nati e cresciuti in situazioni che si usa definire, nel gergo del
politicamente corretto, di disagio sociale mentre per quelli che
parlano chiaro e tondo si dicono disgraziate. Termine più crudo ma
anche più chiaro. Che madama chiarezza dalle parti della Chiesa
ufficiale non sempre ci si trova comoda. E dove, anzi, tra parole e
fatti molto spesso ci corre un mare. La concretezza era il secondo
segno che avevano in comune: entrambi facevano e non solo
predicavano. E il fare stando fuori dal coro e dalle convenzioni di
comodo, come si sa comporta rischi: il primo dei quali, di norma, è
l'isolamento. Che esser soli quando si combatte per una causa
palesemente giusta fa ancor più duro l'essere soli e pure il combattere.
Ma i due non si sono mai fatti scoraggiare ed hanno proseguito con la
testardaggine dei giusti. Entrambi pensavano, probabilmente, che il
loro fare avrebbe smosso anche l'istituzione nella quale credevano e
che questa prima o poi li avrebbe seguiti. E protetti. Si illudevano
e di molto. Si son trovati, altro scherzo del caso, nello stesso
giorno a far parlare ancora di sè e dei loro progetti con due
grandi manifestazioni di popolo.
Oggi
don Puglisi è stato fatto “beato”, l'anticamera per diventare
santo – che forse non era proprio il suo obbiettivo – mentre don
Gallo ha avuto un funerale oceanico dove accanto ai suoi disperati (e
ai suoi ammiratori) si è trovato pure il cardinal Bagnasco. Quello
stesso cardinal Bagnasco che spesso si è scagliato contro i gay e le
unioni omosessuali mentre don Gallo ne difendeva la dignità e i
diritti. Chissà se don Gallo è stato contento di avere un simile officiante. Ma tant'è.
A guardarla da fuori è sembrato che il
Vaticano più che esaltare i due attori abbia voluto, come si dice ,
“mettere il cappello” (o la berretta cardinalizia) sulle due
storie. Prendersi i meriti senza aver pagato il dazio. D'altra parte
non sarebbe la prima volta. E in questo son maestri.
Certo
che se a rendere omaggio ai due fosse andato papa Francesco, di
persona, magari senza preavviso e
come ultimo tra gli ultimi,
sarebbe stato assai diverso. Un gran bel segnale e anche ben
concreto. Poiché dall'elezione fino ad ora, papa Francesco di parole in favore degli ultimi e della non necessità di avere banche e del
fatto che la Chiesa debba tornare povera ne ha dette tante ma di
fatti, quelli veri che lasciano il segno, ancora non se ne sono
visti. Ché alla fine, al di là delle cerimonie e dell'ufficialità
di rito, queste son state due belle occasioni mancate. O, meglio, di
ulteriore chiarezza sull'essenza della più antica istituzione del mondo.
Perché è comodo occuparsi blandamente degli effetti senza curarsi
delle cause.
Omaggio
quindi, anche da chi da sempre è laico e di libero pensiero, ai due uomini, preti per
gioco del caso, che hanno speso la vita per lasciar la sfera di mondo
che li circondava un po' meglio di come l'han trovata.
Due eccezioni che...confermano la regola! Già!
RispondiEliminaLa Chiesa tollera le "eresie di sinistra" sin tanto che rimangono testimonianze isolate. E le tollera perchè le sono utili a mostrare un pluralismo di facciata. Ed è anche disposta ad omaggiarle quando i protagonisti muoiono. Non esita a stroncarle quando, come nel caso della teologia della liberazione, si diffondono e mettono in discussione la sua ortodossia reazionaria.
RispondiEliminanon ho idea di quanto don Gallo toccasse del patrimonio più prettamente teologico della chiesa cattolica, a me sembra più eredi di far Pantaleo e di don Minzoni che d iLutero o Bonaiuti.
RispondiEliminala strumentalizzazione della loro morte per scopi pubblicitari,estendere la loro "santita'" anche sul marciume che e' la chiesa cattolica
RispondiEliminae ti pare che la casta ecclesiastica si fa smuovere di un millimetro? Ormai li consciamo no? E anche questo nuovo papa ci crede qualcuno?....
RispondiEliminasì, come papa Francesco ha un collegamento col movimento argentino della chiesa dei poveri mentre è stato un oppositore della teologia della liberazione; come Francesco d'Assisi, pur nella sostanza osteggiato da chi gli ha successivamente stravolto la Regola, è stata però l'antemuraglia della Chiesa e della sua ortodossia, in opposizione ai catari ai poverelli e alle altre eresie dellì'epoca. Fidiamoci dei "placet" dei cardinali, di ortodossia e di utilizzabilità se ne intendono
RispondiEliminaecco notizie sul maestro di papa Bergoglio, Juan Carlos Scannone, che ci permette di chiarirci le idee su cosa il papa rappresenti effettivamente (qualcosa, anticipo, che non rientra in ogni caso nei nostri schemi): http://www.missionline.org/index.php?l=it&art=4170
RispondiEliminaDon Andrea non era per niente "caciarone". L'articolo non mi è piaciuto.
RispondiEliminaCaro "Anonimo" con la frase "quello del nord esuberante e anche un po' caciarone" non volevo essere irrispettoso e tanto meno offensivo. L'intenzione era di marcare le differenze caratteriali di questi due uomini. Nulla di più. E, comunque, mi spiace che questopezzo non le sia piaciuto. Spero ne abbia letti altri che, nella sua visione, possano rimediare a questo.
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