La grinta di Brunetta |
Accidenti che
grinta, Brunetta. Renato Brunetta. Per intendersi, il presidente del
gruppo Pdl alla Camera dei Deputati. Certo, già si sapeva di quanto,
Brunetta Renato, potesse essere vivace ed esuberante e squillante ed
acceso. E altro ancora. Talvolta mancano gli aggettivi appropriati
per definirne gli atteggiamenti e i comportamenti quindi ognuno può
fare riferimento ai propri paradigmi. Non poche volte in passato
Brunetta ha dato prova di sé nelle vesti di falco. In questa
occasione però, nello sferrare un formidabile e, ovviamente,
vibrante attacco alla Presidente della Camera, è andato al di là
di ogni più rosea previsione. Nessun guerrafondaio planetario o
attaccabrighe da bar sarà andato deluso dalla visione del suo
intervento in Parlamento (martedì 14 maggio 2013). Ricordava in
qualche misura e detto senza alcuna malizia, anzi con una certa
tenerezza, un caro vecchio film d'animazione per i più piccini:
Putiferio va alla guerra (1968).
Brunetta con ancora più grinta. Altro che John Wayne |
Eroico atto trasgressivo il cui pathos è stato parzialmente rovinato dalla voce fuori campo di uno dei suoi che lo incitava con un «sei un grande Renato». Ma la flemma e l'accento suonavano come romaneschi che di eroico hanno ben poco, rotti come sono i romani all'ironico cinismo dopo duemila anni di avventure e di invasioni. Anche se altre, forse, erano le intenzioni. Di cui notoriamente sono lastricate le strade per l'inferno. Evidentemente il presidente Brunetta (si sottolinea presidente poiché giammai si vorrebbe attizzare altra tremenda requisitoria) sa qual è la differenza tra un deputato semplice e un presidente di gruppo e ci tiene a farla rimarcare. Che sia un rigurgito della lotta di classe che torna a far capolino tra le stanze del potere?
Sarebbe sconvolgente che ciò accadesse nel
partito dell'amore, taluno ricorderà questa mielosa
autodefinizione
del Pdl, mentre si è agli inizi del kolossal: il governo
dell'amore. Anche se, strictu
sensu,
si tratta di un partuze dato che è una storia a tre. Ma d'altra
parte i trascorsi di uno degli sceneggiatori non potevano non
lasciare traccia su trama e personaggi. Un atto mancato direbbe uno
dei bisnipoti di Sigmund Freud. Anche nella storia di Putiferio dopo
la guerra e la guerriglia sboccia l'amore. È
quando la piccola formichina gialla incontra il bel comandante di
quelle rosse. Se i capi si innamorano ai popoli tocca far la pace e
magari pure unirsi e coalizzarsi contro il nemico comune: il
formichiere. Che potrebbe distruggere entrambe le formazioni. Curioso
parallelo con l'attualità. Così va la vita dei corsi e dei ricorsi.
La PresidenteLaura Boldrini risponde, pacata. |
La
morale del film è eticamente ineccepibile: pacifismo come substrato
e condanna delle guerre. Che volere di meglio. Una sorta di
pacificazione nazionale. Piccolo dettaglio: nel film manca il
personaggio che è tradizionalmente vocato alla fregatura. Quello che
alternativamente viene definito come l'imbroglione, il pataccaro o
anche il piazzista. Nella vita reale questo c'è. Anche se nascosto,
neppure poi tanto, dietro le quinte di questo governo. Il più è
renderlo innocuo.
Se gli spettatori (elettori) vorranno. Ci si augura.
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