Ciò che possiamo licenziare

sabato 8 dicembre 2012

Mario Monti: l'incapacità di decidere

Parabola discendente di un premier già ex che non ha saputo o voluto fare. Barcamenarsi non è mai bello e neppure fruttuoso, specialmente in politica tra centrodestra e centrosinistra.

Mario Monti e Signora Elsa
Quanta rabbia fa il sobrio e algido Mario Monti ora che pallido esce dalla Scala dopo aver assistito al Lohengrin. E quanta ancor più rabbia fa sentire delle sue dimissioni. E così si scopre che i tecnici hanno le stesse debolezze e gli stessi vizi di tutti. O di quasi tutti. Che per fortuna persone normali che sappiano dire «» e «no» con franchezza e semplicità ce ne è ancora. Ancorché pochi. Magari è gente che si trova più spesso in tram o in fila alla posta o al supermercato piuttosto che alla buvette del Parlamento.
Adesso boccheggia il senatore a vita Mario Monti, che chissà quali meriti ha accumulato il commissario europeo, nominato prima da Prodi e poi da Berlusconi, guarda il caso, per diventare tale. Come Rita Levi-Montalcini? O come Eugenio Montale? O come Norberto Bobbio? O come Artuto Toscanini? Oggettivamente altra levatura.
Certo, il signor Primo Ministro ha perso la sicumera di quando rimbrottava, giustamente e con merito, i parlamentari dicendo: «perché avete chiamato noi e non le avete fate voi le riforme?» o di quando sbertucciava Enrico Letta mostrando in favore di telecamera l'untuoso bigliettino che gli prometteva sostegno. Altro bell'esempio, che ce ne mancavano, di corsa in soccorso del vincitore. O di quando, con sgradevolezza, elencava i sacrifici che toccavano ai soliti o ironizzava sulla noia del posto fisso, lui che un posto fisso l'ha avuto spesso e che anche adesso ce l'ha già e pure ben pagato.
Lui che non ha saputo o voluto fare quando il suo indice di gradimento, già ottenuta buona parte del tributo dagli italici, toccava lo stratosferico traguardo del 74 per cento. E che aveva in mano i tre segretari ABC. Che quello era il momento per imporsi: il momento del “sì-sì” e del “no-no”. Lui che dopo un inizio di attacco all'evasione fiscale l'ha poi lasciato cadere. Perché non sono state reiterate le visite della Guardia di Finanza a Cortina, a Portofino e similari? Era misura troppo severa per chi denuncia un reddito inferiore a quello della propria commessa?

Gianfranco Polillo sottosegretario Ministero dell'Economia
ed ex funzionario della Camera 
Comodo destreggiarsi tra i governi di centrodestra e centrosinistra senza mai prendere posizioni specifiche e precise: lo snowboard è un bello sport, vista la stagione, ma anche in quello talvolta qualche situazione va presa di petto. Troppo facile fare il forte con quelli che possono solo subire. E adesso fare il debole con quei piccoletti prepotenti che battono irosamente i pugnetti sul tavolo.
A suo merito, che il credito internazionale lo si è ottenuto con la pelle degli italici, c'è che ha introdotto sulla scena personaggi pittoreschi come la professoressa Fornero che ha fatto la gioia dei comici o il conte Terzi di Sant'Agata che non è stato in grado di risolvere la questione dei due marò ma in compenso si è fatto fotografare nella magione avita o il sottosegretario Gianfranco Polillo, funzionario, in pensione, della camera, che dopo aver detto che i tedeschi lavorano e gli italiani invece no, si è vantato di aver fatto solo una settimana di vacanza. Che detto per intero non è proprio un bel vanto. Si racconta che Togliatti, a chi gli rimproverava le vacanze rispondesse dicendo: «solo chi non ha cervello non sente il bisogno di farlo riposare». O Michel Martone che ha discettato più di sfigati, materia che evidentemente conosce bene, piuttosto che di economia. Lui che vince i concorsi perché quelli avanti si ritirano.

Mario Monti e Giorgio Napolitano
Manovrare dietro le quinte con questo e con quello avendo come bussola il proverbio calabrese che recita: «mamma, Ciccio mi tocca. Toccami Ciccio che mamma non vede», non paga. Lo zio di Bonanni avrebbe dovuto dirglielo.
E poi quell'ultimo atto di arroganza e presunzione nei confronti di Napolitano quando il Presidente, dicendo della incandidabilità dei senatori a vita, dava oggettivamente una mano levandolo dagli impicci. «Di me, decido io». Fu la risentita risposta. Bene .
 Decida adesso, con la sua testa. Se può. 
Alternativamente ci sono sempre le comode, calde, tranquille e protettive ali del Quirinale.
Le occasioni perse dal signor Primo ministro per dare una vera svolta al Paese sono state tante e tredici mesi non sono pochi per chi vuole effettivamente fare.
Il pallore non è dato dalla mancanza del Re Sole. Che di Re Sole in Italia, purtroppo, non ce ne sono, né per ingegno, né per capacità, né per disegno.
Qui ci sono solo quelli che non sanno fare. È per questo che insegnano.

2 commenti:

  1. per la verità è libero di dimettersi da senatore a vita e di candidarsi per camera o senato; se non ricordo male in Gran Bretagna vi è stato chi ha rinunciato al titolo di Lord per partecipare alle elezioni, non faccio un nome che ho per la testa perché non vorrei sbagliare. Comunque, nulla impedisce, visto come vanno le cose in questo benedetto paese, che si formi una lista con tanto di scritta Monti per Presidente, visto che ciò è possibile a chiunque altro lo è anche per Monti. L'unica cosa che sembra certa è che, alle prossime elezioni, Monti non potrà invitare gli italiani ad andare al Mare, e non solo perché non sarà ancora la stagione per farlo.

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  2. E' stato ricordato anche il precedente di Andreotti che da senatore a vita si candidò per la camere de ideputati con l'obbligo di optare , in caso di elezione, per una delle due cariche.

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