Lo statuto del Pd prevede l'incandidabilità dopo tre mandati. In dieci fanno istanza di deroga. Chi sono? Che hanno fatto in tutti questi anni?
Perché vogliono restare? Pare che
nessuno glielo abbia domandato.
E chi sciaguratamente dispone di cuore e sensibilità
fa una fatica tremenda a dire di “no”.
Anzi, quella sgradevole
parolina nessuno proprio la vuole pronunciare.
E così quando l'intera direzione
nazionale Pd, circa centocinquanta tra padri nobili e altrettante
nobili madri più un tot di aggregati che le eccezioni sono di questo
mondo, si è trovata davanti quelle dieci domandine di parlamentari
che ambiscono a rimanere tali non hanno avuto l'animo di dire di “no”
.
E così in quattro-e-quattro-otto hanno
pronunciata il magico vocabolo: “deroga”.
Probabilmente l'han
fatto anche per non dover offrire le spalle a piagnistei successivi.
Che la stagione è fredda e influenza e reumatismi stanno dietro
l'angolo.
I
dieci, come arcinoto, in rigoroso ordine alfabetico sono: Mauro
Agostini, Rosy Bindi, Claudio Bressa, Anna Finocchiaro, Beppe Fioroni, Mariapia
Garavaglia, Beppe Lumia, Franco Marini, Cesare Marini, Giorgio Merlo.
Che alcuni sono notissimi al largo pubblico ed altri completamente
ignoti.
La
statistica recita: tre donne, sette uomini, due ex pci, un ex
socialista che con la scusa della diaspora te li trovi dovunque e,
come ti sbagli, sette ex democristiani. Professionalmente parlando,
al di là della lunga carriera parlamentare: un magistrato
(Finocchiaro), un imprenditore (Cesare Marini), due consulenti
(Bressa e Lumia), due ricercatori universitari (Bindi e Fioroni), una
insegnante (Garavaglia), un dirigente d'azienda (Agostini), un
pensionato (Franco Marini) e, per finire, anche un giornalista
(Merlo).
Mancano
metalmeccanici, idraulici, avvocati ed architetti, ma questa potrebbe
parer demagogia.
Poco
importa, anche per non dover scomodare la decenza, che diversi di
questi siano componenti della Direzione nazionale.
Cioè,
in altre parole, c'è il caso che alcuni si siano autovotati la
deroga. Se così fosse sarebbero stati assolutamente nella norma e
non avrebbero derogato dall'usanza.
Ma non solo. A loro merito, di tutti i
dieci derogati ben s'intende, va detto che sono anche stati tra i
tanti che si ritrovarono soci fondatori del partito. Bindi,
Finoccchiaro e Fioroni furono addirittura nel comitato promotore.
E tutti e dieci, insieme ad altri 2.848
alla prima Assemblea Costituente del 27 ottobre 2007, votarono
plaudenti e gaudenti lo statuto.
Statuto brillante e innovativo, in
alcune sue parti. In particolare laddove prevede che non ci debbano
essere sovrapposizione di incarichi e che dopo un po' di tempo speso
a lavorare per il partito, la causa e qualsiasi altro nobile motivo,
sia necessario riposarsi. Come pare sia addirittura successo anche a
chi mise mano all'inizio del mondo. Che almeno ai sette cattolici simile considerazione qualcosa dovrebbe
suggerirgli.
Per questo anche
l'articolo 21 (incandidabilità e incompatibilità), che al comma 3
recita: “Non
è ricandidabile da parte del Partito Democratico per la carica di
componente del Parlamento nazionale ed europeo chi ha ricoperto detta
carica per la durata di tre mandati”, fu votato alla unanimità.
Che
quindi aver votato una risoluzione per poi a breve giro rinnegarla
non è bello.
Forse questi dieci si sentivano derogati ante litteram
o non han fatto mente locale alla loro posizione o addirittura viene
il dubbio che non sappiano far di conto. Che se avessero pensato alle
rispettive anzianità di servizio avrebbero capito d'essere a
rischio. Con molta probabilità si tratta di tutte e tre le ipotesi
messe insieme. E questo non depone a loro favore.
I
dieci di cui sopra hanno tutti superato da un bel pezzo la fatidica
soglia dei tre mandati: chi con larghezza come Finocchiaro Anna,
sette legislature che tradotto significa 25 anni tra camera e senato
(nel frattempo per sette anni è stata anche consigliere comunale a
Catania), che supera di poco l'ottantenne Marini Franco che di anni
passati a scaldare quegli scranni compreso quello di presidente del
senato ne ha totalizzati 21. Avendo speso quelli precedenti a fare
il sindacalista. Poi c'è la Bindi: una volta al parlamento europeo
più cinque volte a quello nazionale . Già due volte ministro della
Sanità e poi ministro della Famiglia.
Di quest'ultima
esperienza si cita il disegno di legge detto "Dico", dal tono
blandamente omeopatico, che comunque non passò. E anche alcune sue
esternazioni del tipo: « Non
sarei mai favorevole al riconoscimento del matrimonio fra
omosessuali: non si possono creare in laboratorio dei disadattati. È
meglio che un bambino cresca in Africa». Giusto per non perdere la
memoria.
Quindi
a seguire tutti gli altri che è stucchevole stare a stilarne
un'algida classifica.
Giuseppe Fioroni, tre legislature |
Tuttavia per dare onore di cronache agli ultimi che si spera siano i primi,
come scritto nei sacri testi, a togliere il disturbo sta, in fondo
all'elenco, Beppe Fioroni che è usurato da solo tre legislature. Cosa
che non gli ha impedito di totalizzare circa 25.000€ di multe per
varie infrazioni stradali. Che già questo giustificherebbe la sua
messa a riposo o il suo ritorno alla più tranquilla professione di
ricercatore universitario. Che, in questo ruolo non avrà bisogno né
di scorte né di auto blu e quindi serenità per lui, per noi e
anche un bel risparmio per l'erario. Le multe infatti non le paga
l'onorevole.
Chissà
che così, calato nella vita di quelli normali, non torni a capire,
ammesso e non concesso che l'abbia mai fatto, le questioni della sua precaria categoria.
Tutti
e dieci hanno biografie eccelse (tratte da parlamento openopolis o
dai siti personali ndr) che raccontano di quanto numerosi e gravosi siano
i loro impegni.
Così,
ad esempio Gianclaudio Bressa, maturità classica, consulente
aziendale ed ex sindaco di Belluno, partecipa a due raffinate e professionalmente puntute commissioni: affari costituzionali e giunta per il
regolamento.
Che
competenze poi abbia un consulente aziendale (in che branca forniva la sua consulenza non si sa) in quel tipo di commissioni è
un mistero. Ma, come noto, il parlamento apre ampi orizzonti e molti
spazi di aggiornamento culturale. In più questo stakanov si occupa
di: economia, stato, cittadinanza e immigrazione, politica, lavoro,
enti locali ordine e sicurezza, finanziamenti pubblici, società,
imprese, regioni, pubblica amministrazione, partiti e movimenti
politici, giustizia, diritto, cittadinanza, finanziamento pubblico ai
partiti, ambiente e territorio, comuni e altri 515 argomenti. Non
solo, nell'ultima legislatura è stato presente al 63% delle
votazioni. Dove occupasse poi il restante trentasette ancora una
volta non si sa.
Gianclaudio Bressa, 57 anni, quattro legislature |
Che
per tener dietro a tutto questo ci vuole un bel fisico. Questo sì che
è un lavoro usurante da cui qualsiasi gruista vorrebbe scappare. Lui
invece no. Resta e spera non di raddoppiare che l'ha già fatto ma di
quintuplicare la presenza. D'altra parte ha solo cinquantasette anni.
Per
non dire di Giorgio Merlo, giornalista di Rai Piemonte, è un ex dc e
avrà 63 anni a luglio.
Sulle
spalle ben quattro legislature e nel suo sito scrive: “Quello che
conta non sono le singole 'discese in campo' anche se autorevoli e
rumorose. In gioco c’è il progetto politico ... Il resto è
prevalentemente gossip”. Che come petizione di principio non è
niente male. Ma di petizioni di principio son lastricate molte
strade. E non tutte portano in bei posti.
Dopo
di che il suo indice di produttività parlamentare lo classifica al
posto numero 407 su 630. Nonostante vanti una presenza alle votazioni
eccezionalmente alta: 91 per cento. Ma forse la presenza da sola non
basta.
Poi
c'è Mauro Agostini che già a 39 anni, adesso ne ha 60, era
segretario regionale dei Ds in Umbria. Quattro le legislature e come
tiene a ricordare fu, negli stessi anni, tesoriere nazionale con
Veltroni e Franceschini. Spiccata tendenza al doppio lavoro. Si
interessa di economia, imprese, stato, tasse e imposte, famiglia,
salute, umbria e altri 486 argomenti.
Come
rinunciare a uno così che peraltro un impiego fuori dal parlamento
già ce l'ha: è in aspettativa
dal ruolo di Direttore Generale di Sviluppumbria spa, Finanziaria
regionale dell'Umbria.
Come poi possa operare Sviluppumbria senza Direttore Generale da
diciotto anni è un mistero. O forse ne possono fare tranquillamente
a meno perché figura ininfluente. Mah.
Invece
pare che neppure il Pd possa fare a meno di un Cavaliere di Gran
Croce dell'ordine al merito della Repubblica Italiana e di chi ha
ottenuto la Medaglia
d'oro per i benemeriti della Sanità Pubblica ovvero di Mariapia
Garavaglia da Cuggiono. Per le sue competenze di insegnante è stata
ministro della sanità per ben undici mesi, da aprile 1993 a maggio
1994. e nessuno se ne è accorto. Che poi abbia anche manifestato con
Militia Christi e Forza Nuova in difesa della famiglia è un
accidente della storia sfuggito ai compagni di partito. In compenso
Roma le piace così tanto che non contenta di starci da diciannove
anni e centosessantanove giorni come parlamentare ne è stata anche,
ovviamente in contemporanea, vicesindaco. Per ben due volte. Però il
suo ultimo collegio elettorale è stato il Veneto. Cosa vuol dire la
creatività.
Chi
invece all'ultima tornata quelli del Pd proprio non ce lo volevano
mettere in lista è Giuseppe Lumia. Che già era stato deputato
quattro volte e pure Presidente dell'Assemblea regionale siciliana
del partito. Lui minacciò di passare all'Idv e allora, come per
incanto fu candidato al senato e, come soprammercato, anche
capolista. E quindi per lui le legislature sono a quota cinque. E
vorrebbe che diventassero sei. Che è un bel numero tondo.
Giuseppe Lumia, quattro volte deputato una volta senatore |
Percorso
inverso invece quello di Cesare Marini che per tre volte senatore
adesso gli tocca sedere alla camera. Ma non si deve stare scomodi
neanche a Montecitorio. Anche lui come tutti gli altri segue una
enormità di argomenti e vota con diligenza, per l'84% delle volte è
presente, ma in quanto a produttività e al posto numero 436. Però
è un grande co-firmatario.
Per
ben 997 volte ha firmato emendamenti, disegni di legge, mozioni,
interpellanze e di tutto e di più ancora presentati da altri colleghi deputati. Il che
significa che ha una gran capacità di relazione o di accodamento. A
scelta. Anche lui, comunque, non si fa mancare impegni
extraparlamentari ed è sindaco di San Demetrio Corone nel
circondario di Cosenza.
Ora
tutto ciò posto, la domanda ai dieci è: ma perché volete a tutti i
costi ricandidarvi? Se contributo al Paese volevate dare, avete già
dato. Ritornate alle avite professioni, che per fortuna un lavoro
l'avete ancora. Rigeneratevi e provate un po' a riscoprire come vive
la gente normale. Magari domandatevi se qualcun altro avrebbe potuto
far di meglio. E non siate presuntuosi.
Ma
a quanto pare nessuno della direzione nazionale e tanto meno il
segretario Bersani ha fatto domande.
Sbagli Castruccio: il cambiamento rispetto a quanto deciso alla fondazione del partito è avvenuto quando è stato cambiato lo statuto per far partecipare Renzi alle primarie. Lo statuto invece prevede la deroga quindi la volontà alla fondazione era di limitare non di impedire le ricandidature dopo tre mandati. Poi penso anch'io che sia stata una buona idea far candidare Renzi e una cattiva idea concedere le deroghe , ma la contraddizione con la volontà espressa alla fondazione è inesistente
RispondiEliminaCiao Sito, non ne faccio una questione di cronologia ma di merito. Soprattutto. E anche un pochino di metodo. Alla costituente del Pd i dieci di cui si parla votarono l'articolo 21 innovativo e restrittivo. Avrebbero dovuto pensare di "caderci dentro". E forse l'hanno pure pensato.ma in quella sede nessuno aprì bocca. E questo non è bello. Che la questione Renzi abbia avuto come corollario l'inserimento del comma 8 è ridicolo oltre misura. E il comma in questione recita: "Eventuali deroghe ..... su proposta motivata dell’Assemblea del livello territoriale corrispondente all’organo istituzionale per il quale la deroga viene richiesta". Mi par di vederli i veneti che si sbracciano per la Garavaglia o gli emiliani che insorgono per la Finocchiaro. Poi perché Anna Finocchiaro si presenta in Emilia anziché in Sicilia? Questo è quanto contesto.
RispondiEliminaHo sentito l'intervista rilasciata da Marini, uno dei 10, a Radio 24; pur avendo 74 anni, dice che che ha sempre fatto politica e non riesce ad immaginare la vita senza......
RispondiEliminaEstic... Proprio lui. L'escremento del PD
RispondiEliminaUna precisazione ed una considerazione. La precisazione: Franco Marini è nato il 9 aprile del 1933 quindi ha 79 anni e ne compirà 80 fra meno di quattro mesi. La considerazione: non è che ce lo possiamo tenere sul groppone solo perché lui non sa che fare. Potrebbe iscriversi ad un coso di clarinetto e così il suo fiato servirà a qualcosa e soprattutto non parlerà.
RispondiEliminagià che c'è la regola, che non condivido, che venga rispettata da tutti. Se non ricordo male, è stato Marini che volle che il lamalfino in luogo di essere candidato di centrosinistra in Romagna ( dove avrebbe avuto un elettoraro più bendisposto e magari dove sarebbe stato capace anche di portar a casa un po' di voti in più per il centrosinistra) venisse paracadutatro a Mirano nel Veneto; giusto per rompere i corbezzoli a quei pochi di laici che erano presenti nelle liste.
RispondiEliminaUna personaccia che mette il becco nelle candidature più orride SEMPRE (esperienze vissute ai tempi dell'Ulivo) Non tutti quelli derogati sono come lui. Ad esempio tra lui e Bindi vi giuro che c'è una differenza abissale.. (esperienza vissuta) Di Marini il PD può fare benissimo a meno
RispondiEliminaeh, le regole.. queste sconosciute (nel PD ovviamente).
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