Ciò che possiamo licenziare

mercoledì 23 novembre 2022

Maroni Roberto è morto.

I soliti peana con poca memoria della storia e delle sue più significative azioni politiche. Fu il primo ministro dell’Interno pregiudicato. Parlò della omosessualità come malattia, spostò, per due volte, le date delle elezioni per favorire gli interessi di partito.


Come sempre accade quando muore un politico alti peana si alzano e si buttano parole come leale, sincero, simpatico, generoso, al servizio delle istituzioni con onore, dedizione e serietà. Così ha scritto il Fassino Piero ben seguito da moltissimi altri. Tutti con bei larghi vuoti di memoria. Pochi ricordano come nel 1994, suo annus horribilis, in qualità di ministro dell’Interno il Maroni Roberto firmò il decreto salva ladri: scarcerava gli imputati di Tangentopoli. Poi fece ammuina di pentirsi in televisione dicendo di aver firmato un decreto diverso da quello presentatogli in bozza. Come dire: firmava senza leggere, fidarsi di uno così? Nel 2008 gettò letteralmente dalla finestra quattrocento milioni con il non accorpare alle elezioni amministrative (quattromila comuni su ottomila e settantatre province su centodieci) ed europee il referendum sul porcellum, la legge elettorale porcata.  Quindi il voto sul referendum cadde tra il primo e secondo turno delle amministrative. Si giustificò dicendo: gli elettori con tutte quelle schede si sarebbero confusi. Per uno leale e al servizio delle istituzioni non c’è che dire. L’esperienza gli piacque così tanto da ripetere l’esperienza nel 2011 quando disgiunse i referendum sul nucleare e sull’acqua pubblica, ancora una volta dalle amministrative. Come tutto ciò non bastasse vale la pena di ricordare quando nel 2015, come presidente della regione Lombardia, partecipò e sponsorizzò il convegno Difendere la famiglia per difendere la società una delle cui tesi era: l’omosessualità è una malattia e si può curare. Quindi si presentava come i re taumaturghi, quelli del medio evo, capaci, con la sola imposizione delle mani di guarire le scrofole. Evviva. Per essere uno con una passato in Democrazia Proletaria, marxista-leninista, non c’è male. Forse lì c’era capitato per caso. Comunque il suo vero capolavoro fu, nel 2001, il primo a fare il ministro dell’Interno da pregiudicato. Fu condannato a otto mesi in primo grado e poi in appello alla metà e in cassazione a una pena pecuniaria. Tra la sentenza di primo grado e la cassazione il reato è stato abolito. Che bello. Alcuni nel commemorarlo hanno evidenziato la sua abilità di tastierista e di velista. Nel 2016 omaggiò Janis Joplins, definendola rock star trasgressiva e potente. Evidentemente non aveva capito un’acca di quanto la Joplins diceva. Meglio sarebbe stato se si fosse occupato solo di musica e di vela. Per il bene del Paese.

Buona settimana e Buona fortuna

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