Trentasei mesi per arrivare alla sentenza di primo grado. Se il processo non si concluderà in tempo sarà come se non ci fosse mai stato e i 59 mai stati alla sbarra. Solo i 43 morti non potranno uscire da questa vicenda. Gli azionisti non ci sono mai entrati non avevano le mani in pasta nella gestione solo nei dividendi. Qualcuno li definirà prenditori finali.
Addì
7 luglio 2022 ha avuto luogo la prima udienza del processo cosiddetto “ponte Morandi”.
In sostanza si tratta di stabilire di chi è la responsabilità, se c’è
responsabilità, per la morte di 43 persone. Una bazzecola. Alla sbarra 59
imputati: manager, tecnici, dirigenti del ministero delle infrastrutture e
anche un amministratore delegato. Ciascuno con uno o più avvocati a difesa. Una
quisquiglia. Il processo è articolato in molteplici capi d’accusa: dal disastro
colposo all’omicidio colposo plurimo, dall’attentato alla sicurezza dei
trasporti al crollo doloso e all’omicidio stradale, alla rimozione dolosa di
dispositivi di sicurezza fino al falso. Bagatelle. In più ci sono gli avvocati
dell’accusa e quelli dei parenti delle vittime e di chi si è costituito carte
civile. Un bell’assembramento. Secondo la riforma promulgata dal governo
Draghi, per comodità porta il nome della guardasigilli Cartabia Marta, il
processo dovrà durare non più di tre anni. Con pudicizia lo si è definito il processo della ragionevole durata. Cosa
vuol dire la delicatezza. Nel caso si sforasse il termine il processo verrà cancellato
come se non ci fosse mai stato e i 59 di cui sopra ne usciranno come non ci fossero
mai entrati. Così va la giustizia. Rimarranno solo i morti dato che viene
difficile dire-pensare-credere non siano mai morti. Ma d’altra parte ... E poi il
rischio della prescrizione è dietro l’angolo: il reato di falso, per esempio, è
prescritto dopo 6 anni dal compimento del fatto e il ponte è crollato quattro anni fa. Lo sa bene il procuratore Francesco Pinto: ha auspicato
che tutte le parti ne tengano conto.
Come chiedere a una iena di mordere con delicatezza o a un’aquila di volare
basso. In verità alcuni avvocati della difesa, sono tanti, hanno già proposto un
rinvio o si apprestano a chiedere di annullare l’incidente probatorio e magari
qualcuno avanzerà istanza di sospensione
di qualche udienza per uveite o per depressione o per tachicardia del proprio
cliente. Ovviamente esibendo certificato medico. Non sarebbe la prima volta: è
già successo. Storia italica. Il tirarla alla lunga è una delle missioni della
difesa soprattutto adesso con la ragionevole
durata. Ragionevole chissà per chi. Per intanto la prossima udienza si
terrà il 12 settembre prossimo. Quindi i mesi da trentasei sono già diventati
trentacinque. Comunque, ha detto il giudice, dal 12 settembre si terranno tre
udienze alla settimana e magari, per stare nei tre anni si contingenteranno i
tempi per porre le domande e ugualmente quello per dare le risposte. Tipo i
quiz della tv. By the way, sul banco degli imputati non c’è neppure un
azionista: anche se gli azionisti sono quelli che hanno tratto i maggiori benefici
pecuniari dalla gestione del ponte. Magari qualcuno li definirà prenditori finali. È già successo anche
questo. Nessuno degli azionisti aveva le mani in pasta nella gestione, solo nei
dividenti. Noblesse oblige.
Buona
settimana e buona fortuna.
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