Ciò che possiamo licenziare

lunedì 18 luglio 2022

Hic Rhodus, hic salta.

Chi è il nonno al servizio delle istituzioni? Il pnrr lo può mettere a terra un De Rege qualsiasi, ma occorre il De Rege giusto. Non riuscire a vincere la partita avendo tutti gli assi in mano.

Lo scorso 22 dicembre 2021 il Draghi dottor professor Mario si definì “un nonno al servizio delle istituzioni”. Mai frase fu più improvvida nei tempi e nei modi. Ci sarebbe da prendere a calci negli stinchi il ghostwriter e ancor più quello che l’ha approvata e poi letta. Ma tant’è. La frasucola si è prestata a molteplici interpretazioni: la più parte, a cui hanno fatto da cassa di risonanza i giornali a maggior tiratura e quelli padronali, hanno capito che il dott. prof. si candidava alla presidenza della Repubblica. Altri, ma quasi nessuno l’ha esplicitato, hanno intuito la voglia del dott. prof. di smettere di fare il Presidente del Consiglio, in altre parole di tagliare la corda, soprattutto dopo aver aggiunto: “gli obbiettivi del pnrr sono stati raggiunti, si tratta solo di metterlo a terra”. Come dire il più è fatto e qualsiasi De Rege sarà in grado di svolgere i passi successivi. Lui il dott. prof. in quei panni non ci si vedeva proprio. Pochissimi, beata ingenuità, hanno preso alla lettera le parole “servizio” e “istituzioni”. Questi ultimi si sono rafforzati nell’idea che il Draghi dott. prof. Mario fosse proprio la persona perfetta per il povero Stivale: il secondo uomo della provvidenza e anche il secondo camminatore sulle acque. Questi ultimi, pochissimi, adesso sono nel più profondo sgomento: non capiscono, poiché i conti non gli tornino. E infatti pensano-si-domandano-si-dicono: se la situazione è grave, a breve mancherà il gas, il pnrr lo può mettere a terra anche un De Rege qualsiasi, il Covid alza la testa, c’è la guerra che, volenti o nolenti, più volenti che nolenti, ci sta attanagliando e poi l’inflazione e i bassi salari e gli scioperi già annunciati ecc. ecc. il nonno dovrebbe correre hic et nunc al servizio delle istituzioni senza tante pippe o, come dicono i forbiti, senza se e senza ma. Se poi, per miracolo celeste, quelli che più gli stanno sugli zebedei hanno deciso di andarsene e quindi non essere più il cacciavite nelle ruote del governo, soprattutto dopo che il dott. prof. gli ha portato via, manu furbettis, una bella fetta di deputati e senatori e in Parlamento ha la maggioranza assoluta e l’appoggio del Presidente della Repubblica, dell’amico Yankee e di tutti, tutti?, i paesi europei allora questi sempliciotti si dicono: “è come avere tutti gli assi in mano”. E dunque si chiedono, nell’ordine: ma perché dare le dimissioni? E ancora: vuoi dire che non sia lui il nonno al servizio delle istituzioni? Visto che il Parlamento che rappresenta il popolo, quindi il popolo, non lo ha voluto alla presidenza della Repubblica. E allora chi è il nonno? E poi, come dice l’adagio le dimissioni non si annunciano, si danno. Punto. Torna allora in campo la seconda ipotesi: il dott. prof. sa di non essere capace di mettere a terra il pnrr pure se saprebbe farlo anche un De Rege qualsiasi e lui, evidentemente, non è il De Rege giusto, allora come ogni coniglio mannaro taglia la corda. Qualcuno dirà che questa è una lettura capziosa e non è così. Bene, lo dimostri, mercoledì 20 luglio. Hic Rhodus, hic salta.

Buona settimana e buona fortuna..

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