Interessante lezione del Professor Massimo Cacciari
sulla capacità di apprendimento dell’umanità e degli italici in particolare. A vedere
le espressioni degli interlocutori si è avuta la plastica prova della giustezza
di quanto il filosofo ha esposto: non si impara nulla.
Venerdì 26 marzo
durante la sua trasmissione Otto&Mezzo l’ineffabile Gruber ha chiesto al Professor Massico Cacciari: “,
lei cosa sta imparando di sé stesso in questa fase?” Si stava parlando, come ti
sbagli, di Coronavirus. La risposta del filosofo è stata una sola parola,
chiara, semplice, inequivocabile. Il filosofo Cacciari ha risposto: “Nulla”
Poi, forse, vista la stranita espressione della conduttrice ha aggiunto: “Cosa vuoi
imparare? Imparare a stare fermo un po’” chiosando successivamente:“Quante
volte avremmo dovuto imparare … Basta con queste retoriche … se usciremo
migliori …. Il cervello che abbiamo è quello di centomila anni fa”
Eh sì, basta con
il buonismo d’accatto alla Severgnini, ospite quasi fisso, che va alla ricerca
dell’empatia, che poi è come dire cercare l’araba fenice. Nel secolo scorso in
poco più di vent’anni anni si è chiusa una guerra mondiale e se ne è aperta
un’altra e, a seguire, nel tanto decantato settantennio senza guerre in Europa,
ci si dimentica di quanto è successo nei balcani sui quali anche un nostro
governo di centrosinistra ha dato una spruzzatina di bombe. Senza contare le
infinite guerre così dette “locali”, dalla Corea in avanti Quindi milioni e
milioni di morti uccisi dalle bombe ai sapiens
hanno insegnato nulla. Lo storico Noah Harari ben descrive questa cronica
incapacità di imparare nel suo saggio “Breve storia dell’umanità”, volume che,
pare abbia venduto molte centinaia di migliaia di copie. Forse un milione o giù
di lì. Che però sono un niente rispetto ai settemiliardi e settecento milioni
di abitanti del globo. In altre parole il messaggio non passa.
E dire che la
riflessione da fare è semplice e complessa allo stesso tempo: perché uno stia
bene ce ne vogliono dieci, cento, mille diecimila e talvolta oltre che stiano
male. Capita la formuletta risulterebbe anche facile capire la soluzione. Ma
d’altra parte la cervice dei sapiens
è duretta, forse oltre il lecito.
Un ultimo
esempio: prendete una qualunque epistola di Paolo, magari quella ai romani che
recita: “un cristiano deve essere diverso da un pagano e lo si deve notare” e confrontatela con una qualsiasi omelia di
papa Francesco: non c’è differenza. Da duemila anni si ripetono, tutte le
domeniche, gli stessi concetti che però non passano. La differenza tra un
cristiano ed un evasore fiscale non balza certo agli occhi.
E dunque? E
dunque nulla: passerà anche questa nuttata
e si ricomincerà: dopo i fasti dell’impero il medio evo e poi il
rinascimento. Forse noi stiamo entrando nel medio evo 2.0, ma ai nostri nipoti
toccherà il rinascimento 2.0 . E cosa si sarà capito? Nulla.
Buona settimana
e buona fortuna.
grande come sempre
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