A 8½ scontro tra il Professor Massimo Galli,
Ospedale Sacco, e la Dottoressa Licia Mattioli Confindustria. Buon senso
versus Velleitarismo. Il pericolo: riaprire troppo presto o aprire male.
Non tutto il
male è sempre così male come non tutto il bene è sempre così bene e pure il
CoronaVirus aderisce a questa antichissima regola di vita. Al dunque anche il
CoronaVirus ha una qualche sua positività, per esempio farci assistere al
confronto tra velleitarismo da una parte e il buon senso dall’altra andato in
onda lo scorso 9 aprile su 8½. Nei panni del velleitarismo la Dottoressa Licia
Mattioli, vicepresidente di Confindustria. Indovina. In quelle più sobrie del
buon senso il Professor Massimo Galli, Direttore del Dipartimento Malattie
Infettive Ospedale Sacco. La differenza dei pesi in campo balza agli occhi. A
dare il via all’incontro è Licia Mattioli che, con cipiglio manageriale quanto
basta e sguardo duro da spaccamontagne, ha esordito dicendo che non discute le misure
sanitarie, non ne ha le competenze, bontà sua, «però (congiunzione avversativa) questo
periodo di stop delle aziende sta creando delle difficoltà grandissime al
sistema industriale italiano e questo ci preoccupa moltissimo.» Inutile spreco
di superlativi. Poi ha proseguito dicendo, parole testuali:« noi abbiamo
sicuramente a cuore la salute dei cittadini e dei nostri (attenzione nostri, si
badi bene) lavoratori però (altra congiunzione avversativa) allo stesso tempo
abbiamo a cuore il futuro del nostro paese che passa attraverso la salute delle
nostre aziende.» A sentire queste affermazioni vengono in mente i 700 morti sul
lavoro e le 641mila e bricola denunce per infortuni nell’anno 2019. Comunque la
Dottoressa Mattioli si aspetta da subito
« un piano per la riapertura e soprattutto che ci sia una data certa perché le
aziende hanno bisogno di certezze.» Tutti vorremmo certezze ma la vita è
incertezza, bellezza. Aggiungo a titolo personale che i veri imprenditori, non
cercano certezze certe ma (e qui l’avversativa calza a pennello) idee, magari
innovative, magari rivoluzionarie. Ve l’immaginate Henri Ford o Adriano
Olivetti o Bill Gates o Mark Zuckerberg o Steve Jobs piagnucolare o elemosinare
certezze? Ogni limite ha il suo senso del ridicolo.. Il Professor Galli, grazie al suo aplomb ha trattenuto le risa e ne
aveva un gran voglia, ha risposto candidamente:«se siete capaci di convincere
il virus a dare una data certa allora avremo una data certa.» Aggiungendo che «è
molto dura dare delle date certe su situazioni che vengono governate da
qualcosa che non è chiaramente governabile.» E qui Monsieur de La Palice ha
gongolato alla grande. Più chiaro di così? Ma la protervia dei velleitari non
si arresta di fronte a nulla e dunque la Dottoressa Licia Mattioli ha insistito:«non
possiamo stare in questo stallo: la cura funzionerà ma il cavallo morirà.» La
metafora è carina e azzeccata ma va ribaltata: il cavallo non è l’economia, ma
la popolazione e la cura non è l’isolamento fisico, ma la fretta di riaprire. Con
pazienza il Professor Galli ha ribadito che bisogna fare le cose in sicurezza
perché «sapete cose succede se apriamo troppo presto o apriamo malamente? Risiamo
nuovamente da capo e questo è il vero rischio dei rischi.» Quindi chiosa: «se alla fine gli italiani
preferiscano essere vivi con le pezze sul sedere o andare a correre rischi non avendo
garanzie.» La risposta va da sé: fare il più ricco del cimitero è ambizione
limitata solo a chi ha in mente i danee, i sghei, i sordi. Ma di mentecatti in
giro per l’Italia ce n’è più d’uno. La Val Seriana con isuoi morti non ha
insegnato nulla.
Buona settimana
e buona fortuna.
A 8½ scontro tra il Professor Massimo Galli,
Ospedale Sacco, e la Dottoressa Licia Mattioli di Confindustria. Buon senso
versus Velleitarismo. Il pericolo: riaprire troppo presto o aprire male.
Non tutto il
male è sempre così male come non tutto il bene è sempre così bene e pure il
CoronaVirus aderisce a questa antichissima regola di vita. Al dunque anche il
CoronaVirus ha una qualche sua positività, per esempio farci assistere al
confronto tra velleitarismo da una parte e il buon senso dall’altra andato in
onda lo scorso 9 aprile su 8½. Nei panni del velleitarismo la Dottoressa Licia
Mattioli, vicepresidente di Confindustria. Indovina. In quelle più sobrie del
buon senso il Professor Massimo Galli, Direttore del Dipartimento Malattie
Infettive Ospedale Sacco. La differenza dei pesi in campo balza agli occhi. A
dare il via all’incontro è Licia Mattioli che, con cipiglio manageriale quanto
basta e sguardo duro da spaccamontagne, ha esordito dicendo che non discute le misure
sanitarie, non ne ha le competenze, bontà sua, «però (congiunzione avversativa) questo
periodo di stop delle aziende sta creando delle difficoltà grandissime al
sistema industriale italiano e questo ci preoccupa moltissimo.» Inutile spreco
di superlativi. Poi ha proseguito dicendo, parole testuali:« noi abbiamo
sicuramente a cuore la salute dei cittadini e dei nostri (attenzione nostri, si
badi bene) lavoratori però (altra congiunzione avversativa) allo stesso tempo
abbiamo a cuore il futuro del nostro paese che passa attraverso la salute delle
nostre aziende.» A sentire queste affermazioni vengono in mente i 700 morti sul
lavoro e le 641mila e bricola denunce per infortuni nell’anno 2019. Comunque la
Dottoressa Mattioli si aspetta da subito
« un piano per la riapertura e soprattutto che ci sia una data certa perché le
aziende hanno bisogno di certezze.» Tutti vorremmo certezze ma la vita è
incertezza, bellezza. Aggiungo a titolo personale che i veri imprenditori, non
cercano certezze certe ma (e qui l’avversativa calza a pennello) idee, magari
innovative, magari rivoluzionarie. Ve l’immaginate Henri Ford o Adriano
Olivetti o Bill Gates o Mark Zuckerberg o Steve Jobs piagnucolare o elemosinare
certezze? Ogni limite ha il suo senso del ridicolo.. Il Professor Galli, grazie al suo aplomb ha trattenuto le risa e ne
aveva un gran voglia, ha risposto candidamente:«se siete capaci di convincere
il virus a dare una data certa allora avremo una data certa.» Aggiungendo che «è
molto dura dare delle date certe su situazioni che vengono governate da
qualcosa che non è chiaramente governabile.» E qui Monsieur de La Palice ha
gongolato alla grande. Più chiaro di così? Ma la protervia dei velleitari non
si arresta di fronte a nulla e dunque la Dottoressa Licia Mattioli ha insistito:«non
possiamo stare in questo stallo: la cura funzionerà ma il cavallo morirà.» La
metafora è carina e azzeccata ma va ribaltata: il cavallo non è l’economia, ma
la popolazione e la cura non è l’isolamento fisico, ma la fretta di riaprire. Con
pazienza il Professor Galli ha ribadito che bisogna fare le cose in sicurezza
perché «sapete cose succede se apriamo troppo presto o apriamo malamente? Risiamo
nuovamente da capo e questo è il vero rischio dei rischi.» Quindi chiosa: «se alla fine gli italiani
preferiscano essere vivi con le pezze sul sedere o andare a correre rischi non avendo
garanzie.» La risposta va da sé: fare il più ricco del cimitero è ambizione
limitata solo a chi ha in mente i danee, i sghei, i sordi. Ma di mentecatti in
giro per l’Italia ce n’è più d’uno. La Val Seriana con isuoi morti non ha
insegnato nulla.
Buona settimana
e buona fortuna.
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