Ciò che possiamo licenziare

venerdì 17 aprile 2020

CoronaVirus, insicurezza del Capitalismo Padano


A 8½ scontro tra il Professor Massimo Galli, Ospedale Sacco, e la Dottoressa Licia Mattioli Confindustria. Buon senso versus Velleitarismo. Il pericolo: riaprire troppo presto o aprire male.



Non tutto il male è sempre così male come non tutto il bene è sempre così bene e pure il CoronaVirus aderisce a questa antichissima regola di vita. Al dunque anche il CoronaVirus ha una qualche sua positività, per esempio farci assistere al confronto tra velleitarismo da una parte e il buon senso dall’altra andato in onda lo scorso 9 aprile su 8½. Nei panni del velleitarismo la Dottoressa Licia Mattioli, vicepresidente di Confindustria. Indovina. In quelle più sobrie del buon senso il Professor Massimo Galli, Direttore del Dipartimento Malattie Infettive Ospedale Sacco. La differenza dei pesi in campo balza agli occhi. A dare il via all’incontro è Licia Mattioli che, con cipiglio manageriale quanto basta e sguardo duro da spaccamontagne,  ha esordito dicendo che non discute le misure sanitarie, non ne ha le competenze, bontà sua,  «però (congiunzione avversativa) questo periodo di stop delle aziende sta creando delle difficoltà grandissime al sistema industriale italiano e questo ci preoccupa moltissimo.» Inutile spreco di superlativi. Poi ha proseguito dicendo, parole testuali:« noi abbiamo sicuramente a cuore la salute dei cittadini e dei nostri (attenzione nostri, si badi bene) lavoratori però (altra congiunzione avversativa) allo stesso tempo abbiamo a cuore il futuro del nostro paese che passa attraverso la salute delle nostre aziende.» A sentire queste affermazioni vengono in mente i 700 morti sul lavoro e le 641mila e bricola denunce per infortuni nell’anno 2019. Comunque la Dottoressa Mattioli si aspetta  da subito « un piano per la riapertura e soprattutto che ci sia una data certa perché le aziende hanno bisogno di certezze.» Tutti vorremmo certezze ma la vita è incertezza, bellezza. Aggiungo a titolo personale che i veri imprenditori, non cercano certezze certe ma (e qui l’avversativa calza a pennello) idee, magari innovative, magari rivoluzionarie. Ve l’immaginate Henri Ford o Adriano Olivetti o Bill Gates o Mark Zuckerberg o Steve Jobs piagnucolare o elemosinare certezze? Ogni limite ha il suo senso del ridicolo.. Il Professor Galli,  grazie al suo aplomb ha trattenuto le risa e ne aveva un gran voglia, ha risposto candidamente:«se siete capaci di convincere il virus a dare una data certa allora avremo una data certa.» Aggiungendo che «è molto dura dare delle date certe su situazioni che vengono governate da qualcosa che non è chiaramente governabile.» E qui Monsieur de La Palice ha gongolato alla grande. Più chiaro di così? Ma la protervia dei velleitari non si arresta di fronte a nulla e dunque la Dottoressa Licia Mattioli ha insistito:«non possiamo stare in questo stallo: la cura funzionerà ma il cavallo morirà.» La metafora è carina e azzeccata ma va ribaltata: il cavallo non è l’economia, ma la popolazione e la cura non è l’isolamento fisico, ma la fretta di riaprire. Con pazienza il Professor Galli ha ribadito che bisogna fare le cose in sicurezza perché «sapete cose succede se apriamo troppo presto o apriamo malamente? Risiamo nuovamente da capo e questo è il vero rischio dei rischi.» Quindi  chiosa: «se alla fine gli italiani preferiscano essere vivi con le pezze sul sedere o andare a correre rischi non avendo garanzie.» La risposta va da sé: fare il più ricco del cimitero è ambizione limitata solo a chi ha in mente i danee, i sghei, i sordi. Ma di mentecatti in giro per l’Italia ce n’è più d’uno. La Val Seriana con isuoi morti non ha insegnato nulla.
Buona settimana e buona fortuna.


A 8½ scontro tra il Professor Massimo Galli, Ospedale Sacco, e la Dottoressa Licia Mattioli di Confindustria. Buon senso versus Velleitarismo. Il pericolo: riaprire troppo presto o aprire male.
Non tutto il male è sempre così male come non tutto il bene è sempre così bene e pure il CoronaVirus aderisce a questa antichissima regola di vita. Al dunque anche il CoronaVirus ha una qualche sua positività, per esempio farci assistere al confronto tra velleitarismo da una parte e il buon senso dall’altra andato in onda lo scorso 9 aprile su 8½. Nei panni del velleitarismo la Dottoressa Licia Mattioli, vicepresidente di Confindustria. Indovina. In quelle più sobrie del buon senso il Professor Massimo Galli, Direttore del Dipartimento Malattie Infettive Ospedale Sacco. La differenza dei pesi in campo balza agli occhi. A dare il via all’incontro è Licia Mattioli che, con cipiglio manageriale quanto basta e sguardo duro da spaccamontagne,  ha esordito dicendo che non discute le misure sanitarie, non ne ha le competenze, bontà sua,  «però (congiunzione avversativa) questo periodo di stop delle aziende sta creando delle difficoltà grandissime al sistema industriale italiano e questo ci preoccupa moltissimo.» Inutile spreco di superlativi. Poi ha proseguito dicendo, parole testuali:« noi abbiamo sicuramente a cuore la salute dei cittadini e dei nostri (attenzione nostri, si badi bene) lavoratori però (altra congiunzione avversativa) allo stesso tempo abbiamo a cuore il futuro del nostro paese che passa attraverso la salute delle nostre aziende.» A sentire queste affermazioni vengono in mente i 700 morti sul lavoro e le 641mila e bricola denunce per infortuni nell’anno 2019. Comunque la Dottoressa Mattioli si aspetta  da subito « un piano per la riapertura e soprattutto che ci sia una data certa perché le aziende hanno bisogno di certezze.» Tutti vorremmo certezze ma la vita è incertezza, bellezza. Aggiungo a titolo personale che i veri imprenditori, non cercano certezze certe ma (e qui l’avversativa calza a pennello) idee, magari innovative, magari rivoluzionarie. Ve l’immaginate Henri Ford o Adriano Olivetti o Bill Gates o Mark Zuckerberg o Steve Jobs piagnucolare o elemosinare certezze? Ogni limite ha il suo senso del ridicolo.. Il Professor Galli,  grazie al suo aplomb ha trattenuto le risa e ne aveva un gran voglia, ha risposto candidamente:«se siete capaci di convincere il virus a dare una data certa allora avremo una data certa.» Aggiungendo che «è molto dura dare delle date certe su situazioni che vengono governate da qualcosa che non è chiaramente governabile.» E qui Monsieur de La Palice ha gongolato alla grande. Più chiaro di così? Ma la protervia dei velleitari non si arresta di fronte a nulla e dunque la Dottoressa Licia Mattioli ha insistito:«non possiamo stare in questo stallo: la cura funzionerà ma il cavallo morirà.» La metafora è carina e azzeccata ma va ribaltata: il cavallo non è l’economia, ma la popolazione e la cura non è l’isolamento fisico, ma la fretta di riaprire. Con pazienza il Professor Galli ha ribadito che bisogna fare le cose in sicurezza perché «sapete cose succede se apriamo troppo presto o apriamo malamente? Risiamo nuovamente da capo e questo è il vero rischio dei rischi.» Quindi  chiosa: «se alla fine gli italiani preferiscano essere vivi con le pezze sul sedere o andare a correre rischi non avendo garanzie.» La risposta va da sé: fare il più ricco del cimitero è ambizione limitata solo a chi ha in mente i danee, i sghei, i sordi. Ma di mentecatti in giro per l’Italia ce n’è più d’uno. La Val Seriana con isuoi morti non ha insegnato nulla.
Buona settimana e buona fortuna.

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