Ogni azione spesso si porta dietro degli effetti collaterali. Qualche volta positivi, qualche volta negativi e qualche volta dubbi. Accade anche per CoronaVirus.
Le acque del fiume Po sono tornate all'origine |
CoronaVirus,
come ogni evento, si porta appresso degli effetti non voluti definiti collaterali.
In non pochi contesti la dizione, “effetti collaterali”, ha un che di cinico e
di crudele. È accaduto talvolta che per colpire un capo nemico ci siano andati di
mezzo i suoi ignari vicini, effetti collaterali, o che certe produzioni
industriali assai profittevoli per pochi abbiano generato carcinoma per molti, altri
effetti collaterali. CoronaVirus anche nel campo effetti collaterali dimostra
una certa qual creatività, infatti ne ha messo sul tavolo ben tre tipologie:
quelli negativi, quelli positivi e quelli dubbi, con tanti punti interrogativi.
Di quelli negativi è inutile dire, sono sotto gli occhi di tutti. Quelli
positivi sono di natura ecologica - riduzione dell’inquinamento e il ritorno
all’azzurro delle acque del Po e del Canal Grande - e anche politica: finalmente si è capito
quanto sia stato idiota, per rimanere nel politicamente corretto, tagliare le
spese per sanità, ricerca, scuola e università. Tanto per dirne quattro. Che in
verità per capirlo non bisognava scomodare il CoronaVirus. Effetto collaterale
dell’effetto collaterale quelli che prima sproloquiavano di tagli anziché
andare a nascondersi sotto un tavolo sproloquiano ancora sulle solite comodissime
e remuneratissime poltrone televisive. Poi ci sono gli effetti collaterali
dubbi, nel senso che non si sa se siano positivi o negativi. Tra questi la
caduta a pioggia di una montagna di miliardi nelle tasche di aziende e di
lavoratori autonomi. È una buona cosa? Bah. Senz’altro alcuni se la passano male,
decisamente male, ma non tutti, c’è il dubbio. Già, perché in questo momento di
grande difficoltà sanitaria ed economica, nessuno si chiede dove siano finiti i
profitti aziendali degli anni passati e perché gli imprenditori non li usino in
questi frangenti. E se bastano un paio di mesi per mettere in ginocchio il
sistema industriale italico ci si può ben chiedere su che razza di fondamenta
questo poggi. In tutto questo ci si dimentica che l’Italia è il secondo paese
al mondo per risparmio privato e qui vale la stessa domanda di prima e come
soprammercato nessuno, ma proprio nessuno, sta parlando di evasione fiscale e di
nero: 110mld annui che rappresentano l’equivalente di due manovre. E si tratta
di una stima. Tanti, forse tantissimi stanno sfruttando la situazione. È il
caso di chi proprietario di una attività di ristorazione, in località
turistica, e già che c’è anche dei muri quindi nessun affitto da pagare,
vacanze alle Maldive, vestito firmato o di chi, una fattura o uno scontrino
ogni dieci, viaggia in auto superlusso. Entrambi in fila a mendicare i 600€. E li
hanno pure ottenuti. Effetti collaterali. L’aspetto paradossale sta
nell’incrocio tra l’esiguità dell’importo e la quantità delle richieste. Se
questo è il paradigma come potremo cavarcela?
Buona settimana
e buona fortuna.
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