Preparata da anni è in atto la beatificazione del cinghialone Bettino Craxi. Da Martelli passando per Berlusconi fino ad arrivare a Renzi. Dibattiti, reportage e anche film. Coas di meglio.
E dai e dai e dai alla
fine ci si sta riuscendo: il processo per la beatificazione di Craxi è partito
alla grande: reportage, articoli, iniziative varie. Presto l’avremo sugli
altari laici della toponomastica. Quindi aspettatevi piazza Craxi . Viale Craxi
e magari, in un impeto di modestia anche qualche vicolo Craxi. Così va il mondo.
Condannato per
finanziamento illecito e corruzione ha tentato di difendersi con la puerile
giustificazione del “così fan tutti”. Come dire: reato comune mezzo gaudio o
mezza assoluzione. Non sempre i proverbi l’azzeccano.
Adesso tutti a dire che
grande politico sia stato e tra gli agiografi
nientepopodimeno che un maĵtre a penser del livello di Silvio Berlusconi
che il cinghialone, come lo definì il Feltri Vittorio, lo ha ben
beneficiato con tre decreti legge sulle televisioni ricevendone in cambio, si
dice, si mormora, si bisbiglia, ma la calunnia si sa è un venticello, ci sia
stata una bella tangente miliardari. Così come fu, dicono sempre le malelingue,
anche per il mega affare edilizio di Milano2 e seguenti. PierPaolo Pasolini
direbbe “io so ma non ho le prove”. Ma Pasolini non c’è più. E poi ovviamente il
Martelli Claudio, come ti sbagli, delfino o trota ante litteram. E giù giù fino
all’ultimo acquisto in questo campo: il Renzi Matteo che per arrivare fin lì è
partito dalla Margherita e transitato per la segreteria del Pd Adesso
tutti a dire che grande statista fosse il Craxi Benedetto in arte Bettino. Quello
che tagliò di tre punti la scala mobile
guarda caso proprio nella notte di San Valentino, una piccola strage contro le
buste paga dei lavoratori. Ma tant’è. Ci vollero poi quattro anni per
recuperare quel taglio. Del cinghialone,
così lo appellava il Feltri Vittorio si
ricorda con soddisfazione il nuovo Concordato in cui il Vaticano rinunciava a
che quella cattolica continuasse ad essere religione di Stato in cambio dell’8 per
mille sulle dichiarazioni IRPEF. L’8 per mille, si sa, val bene una rinuncia. Ovviamente.
By the way alla Chiesa Cattolica vanno non solo gli importi liberamente assegnati
dargli, ma anche quelli che non vengono conferiti ad alcuno; questi anziché essere un risparmio per lo
Stato diventano un ulteriore costo. Sic transeat glori a mundi.
E si ricorda
anche la buona situazione economica, che peraltro era favorevole a livello internazionale,
ma si tende a raccontare, sottovoce, che in quegli anni decollò anche la spesa
pubblica. I guai di oggi partirono anche da lì.
E ci fu la Milano che era da bere ovvero corruzione a go-go e il
mariuolo Mario Chiesa non era solo anzi. Poco si parla del conto protezione
che, si dice, per la gran parte serviva a mantenere l’apparato del partito
anche se qualcosa, e si trattava di miliardi di lire, rimaneva attaccato a
qualche mano e di solito quelle del padrone ne afferra la più parte. Craxi
ammise il finanziamento illecito, ma non la corruzione: che è come dire che i
finanziatori illeciti altri non erano che buoni samaritani che elargivano in
cambio di nulla. Una bella favola, ma che agli smaliziati vien difficile
credere. Peraltro l’associazione partito socialista uguale ladri era di sentire
comune. Riempì il partito di nani e ballerine e le scenografie dei suoi
congressi erano sempre più megalomaniche.
Il vignettista Forattini lo disegnava
con la camicia nera e gli stivaloni di Mussolini cui talvolta negli
atteggiamenti assomigliava. Per il Craxi Bettino si inventò i termine
decisionismo, che nello scontro con gli americani funzionò almeno nella base di
Sigonella. In seguito verrà il celodurismo di Bossi. Anche lui condannato per
truffa ai danni dello Stato e, guarda il caso, parte di quei denari sono finiti
per spese personali della famiglia del senatore. Se non è zuppa è pan bagnato. Adesso non
resta che attendere l’uscita del film Hammamet e le prossime puntate del
processo di beatificazione per cui buona settimana e buona fortuna.
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