Nel Pd non più comunista cose da repubblica dei
soviet: il capo sceglie il suo avversario. Del Rio (la volpe) e Guerini (il
gatto) vogliono convincere Emiliano (il gigante ficazzone di Puglia) a fare l’anti
Renzi al congresso. I due ex democristiani penseranno a tutto l’altro dovrà
solo pavoneggiarsi.
Le stranezze nel
Belpaese non finiscono mai. Anzi lo Stivale è il vero vaso di Pandora delle
bizzarrie più bizzarre. Cose che si pensava potessero accadere solo negli stati
fratelli dell’Urss adesso si stanno concretizzando anche nel non più comunista Pd,:
la maggioranza si inventa la minoranza. Anzi l’opposizione se la costruisce con
un impegno degno di miglior causa. Pare, ma ci si mette due nanosecondi a
crederlo, che due bizzantini renziani, ex democristiani di pura razza, come ti
sbagli, vogliano convincere a restare l’enorme Michele Emiliano, altezza 1,90 e
all’incirca 120 kili di peso. Che i due messi siano il mingherlino Graziano Del
Rio e il neobarbuto Lorenzo Guerini nella sua migliore interpretazione 8.0 del
vecchio Arnaldo Forlani, non fa che aggiungere
spasso a spasso. Ed è proprio una
manovra ultrademocristiana quella che i due stanno mettendo in piedi. Il gatto
e la volpe renziani vogliono far cambiare idea al gigante ficazzone di Puglia.
Vogliono convincerlo a rimanere nel partito?
Di più. Vogliono convincerlo a non attaccare Renzi? Di più. Vogliono
convincerlo a rimanere nel partito e ad attaccare con tutta la sua forza
Renzi. Cioè si danno da fare per
convincerlo a essere lo sparring partner di Renzi. Per intenderci lo
sparring partner è quello che allena il campione e, ben protetto, prende un
sacco di botte. Finito l’allenamento poi siede alla tavola del campione. Neanche
lo shakeraggio più raffinato di un Andreotti in massima forma sommato a un
Forlani nelle vesti del coniglio mannaro e con l’aggiunta di una ombreta di
Mariano Runor e uno schizzo di Antonio Gava sarebbe riuscito a farsi venire un’idea
simile: costruirsi su misura la minoranza.
Tra i tre che Del Rio e Guerini avevano
a disposizione la scelta è caduta ovviamente sul più folcloristico. Grande e
grosso, uno che predica la moralità ma scivola sulle cozze pelose, che vuole la
chiarezza ma continua a stare in aspettativa dalla magistratura, un ex renziano
che ha fiducia in Renzi e che, coram
populo, quasi quasi si pente, di essere stato ex renziano. Poi in aggiunta,
e per massima garanzia, è uno che non è stato capace di vincere il referendum
sulle trivelle neanche nella sua regione. Insomma a Renzi piace vincere facile.
Con che argomenti il gatto e la volpe cercheranno di blandire il ficazzone
pugliese? Con quello più semplice di
tutti offrire le briciole della torta. Ovvero: il gigante resta nel Pd, e così
da un lato rompe il fronte degli scissionisti e dall’altro dimostra che una
minoranza nel partito renziano ci può pure stare. Poi avrà libero accesso a
tutte le sezioni del nord e del centro che tanto non se lo fileranno di
striscio. Inoltre vanesio com’è potrà avere ampio spazio sul l’Unità e sulle reti televisive che se
lo contenderanno come campione dell’antirenzismo interno. Ma potrà l’Emiliano
arrivare alle primarie? Certo che sì, il 5% dei consensi che serve per sfidare
il boss glielo forniranno graziosamente i due di cui sopra e non ci sarà da
stupirsi se lo raccoglierà dalle parti di Lodi, a Piacenza e magari un
tantinello anche in quel di Pordenone. Ci sta. Col cinque per cento, o giù di
lì, raccattato, sfiderà in campo aperto il fiorentino e verrà asfaltato con un
bel novanta a dieci. Come succedeva in Bulgaria.
E poi? E poi gli si offrirà
il dieci per cento, ma magari meno, dei posti
in lista. Attenzione: non vuol dire degli eletti. Quindi Emiliano col suo sparuto gruppo
di amici si trasferirà a Roma. E tutto nel Pd riprenderà come prima con le
giovani (per età) cariatidi che suoneranno i cembali così come hanno fatto in assemblea
mentre il capo supremo si scherniva e invitava la platea a calmarsi. A gustarsi
la scena in tv pareva di veder proiettato un
vecchio documentario Luce. Ma così è se vi pare.
Certo che se Tristan
Tzara avesse saputo tutto questo, dati causa e pretesto, si sarebbe mosso per
non nascere in Romania e avrebbe fondato il movimento dadaista non in Svizzera ma
in Italia. Sua vera patria d’elezione. Prosit
In Italia non c'è un Cabaret Voltaire..
RispondiEliminaLeggiamo il suo pensiero Gli sta dicendo : poi ti sistemo io per le feste.
RispondiEliminaBacio di Giuda
Vedasi Letta...quel Renzi è la rappresentazione del mister Bean made in Italy(solo che questo non recita fa sul serio, fermiamolo ancora una volta).
RispondiEliminaChe schifo sono solo dei corroti
RispondiEliminaChe pagliacci che schifo
RispondiEliminaLa sfilata dei pagliacci, con l'applauso di tanti italiani imbecilli !
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