Ciò che possiamo licenziare

domenica 19 febbraio 2017

A Renzi non piacciono i caminetti. Ma mente.

All’assemblea Pd Renzi dirà di essere contro i compromessi che per lui sono come l’aglio per Dracula. Ma è non è vero. Da che ha scalato il Pd è stato l’uomo dei caminetti. Senza caminetti non c’è maggioranza. Ogni “uomo solo al comando” dipende dai suoi gerarchi.



Poveri caminetti. Chissà perché il Renzi Matteo ce l’ha proprio con loro e dire che sono stati il primo metodo di riscaldamento dell’abitazione, almeno un po’ di gratitudine. Senza contare che lui di riscaldamento in questo periodo ne ha proprio bisogno.  Tuttavia, essendo il Renzi fiorentino, si può immaginare che questa sia solo una metafora per dire che lui non è disposto a compromessi.  Per Renzi Matteo l’idea del compromesso è come l’aglio per Dracula. Apparentemente. Bubbola da buttare in pasto al largo pubblico, quello va festante dei comizi e delle Leopolde, in privato è tutta un’altro film. Così come insegna la storia. Quella che il giovin virgulto fiorentino conosce  solo per approssimazione. 

Infatti il suo bel posto da segretario del Pd prima e poi da primo ministro lo deve a un bell’accordo fatto con Dario Franceschi e la sua corrente Area dem. Cento dei trecento deputati del Pd fanno riferimento a questa corrente. Quindi l’avventura renziana è partita con un bel caminettino. O per meglio dire un primo inciucino. Poi altri caminetti e altri inciucini con i Giovani Turchi di Orfini che hanno gustato il classico piatto di lenticchie: una presidenza che conta meno di zero e un ministero che per essere mantenuto richiede  l’assenso continuo. Oltre naturalmente ai tanti ed alle tante disinvoltamente voltagabbana pescati/e da tutte le correnti: ex lettiani, ex dalemiani, ex bersaniani, ex veltroniani e chi più ne ha più ne metta. Manzione particolare merita l’inopinata corrente Sinistra e Cambiamento dell’ex bersaniano Martina che probabilmente raccoglie quattro gatti ma che tra averli e non averli e meglio averli. Pare che anche il Fassino Pietro abbia se non proprio una corrente uno spifferino e Renzi come tutti i robivecchi raccoglie tutto e non butta niente.

Ovviamente la campagna caminetti (o acquisti) ha travalicato i confini del Pd pescando anche nella concorrenza come Scelta Civica e Sel.  E con generosità a tutti i nuovi  è stato fornito un kit di ringraziamento o posticino: una vicepresidenza, il mantenimento di un ministero, una condirezione, e via declinando. In fondo funzioni e titoli conseguenti, si sa, in qualsiasi organizzazione sono moltiplicabili all’infinito. E con Renzi ancora di più.


Dimentica però il Renzi che ogni “comandante in capo” ancorché definito, con piaggeria e compiacimento, “uomo solo al comando” in realtà  dipende dai suo gerarchi. Senza di loro è nulla. E in ogni compagnia di giro se c’è sempre un Farinacci, uno Starace, un Bottai e anche un Grandi, tanto per dirne quattro, e la loro compagnia non è delle migliori. Se a tutto questo si aggiunge una notevole dose di megalomania il rischio di finire a gambe all’aria e più che concreto.  A prescindere dalla scissione che è solo un problema di potere e non di linee politiche fino ad ora inespresse da ogni concorrente.

3 commenti:

  1. Questo sarebbe la democrazia del PD. Ma non avete ancora capito che Renzi vuole occupare tutte le poltrone disponibili, anzi le poltronissime per fare tutti i fatti suoi e delle famiglie renzi lotti boschi e di tutto il GIGLIO MARCIO. Si è dimesso ma contemporaneamente ha buttato fuori chi era contro e quindi si è praticamente rieletto perché gli elettori all'interno del PD sono tutti suoi ministri. Che schifo. Spero che con le prossime votazioni nazionali gli italiani gli diano un'altra batosta

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  2. te ne devi andare traditore dell'italia.. vergognati buffone

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  3. davanti al caminetto ìsi sta seduti e si chiacchera con tranquillità; quello che si alza in piedi e si mette a recitare fa chiaramente la parte del guitto. Come potrebbero piacere a Renzi i caminetti?

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