Chi
ha pensato all’indennità una tantum per i collaboratori a progetto era una fine
umorista. D’altra parte la Fornero rise fino alle lacrime quando pronunciò la
parola sacrifici. L’ironia richiede sempre un pizzico di sadismo: le cinque
condizioni per avere l’assegno lo dimostrano. Solo chi lavora può ottenere l’assegno
una tantum.
Con la legge 92/2012 il
governo Monti e la Fornero, per gli amici la cenerentola del Canavese, decisero
di istituire l’indennità una tantum per i contratti a progetto. Titolo astruso
che fu poi tradotto e vissuto come l’indennità di disoccupazione per i
co.co.pro. I più pensarono che in fondo,
ma molto infondo, anche Monti e la Foprnero avessero un cuore. Idea balzana. Covavano
entrambi in cuor loro la perfidia dei fini umoristi. Molti ricorderanno come la
Fornero rise fino alle lacrime nel pronunciare la parola «sacrifici». E ancor
di più deve essersi scompisciata quando ha messo a punto questo provvedimento.
Solo che in questa occasione lo fece in strettissimo privato.
Questa legge è stata
congegnata con lo stesso spirito del contadino che per far camminare l’asino
gli tiene davanti al muso una carota che non potrà mai raggiungere. Gli
umoristi sono sempre un po’ sadici. I requisiti per ottenere l’indennità sono
un percorso di guerra pieno di trabocchetti che neppure il soldato Jane
riuscirebbe a superare. E piacerebbe vedere la Fornero nei panni del soldato Jane.
Andando con ordine. Per avere diritto all’indennità occorre soddisfare cinque semplici requisiti, tratti, anche nell'ordine da www.lavoro.gov.it:
1. Aver operato in regime di
monocommittenza nell’anno precedente a quello della richiesta
2. Aver guadagnato nell’anno precedente un
reddito fiscalmente imponibile inferiore a 20.000,00€
3. Avere un contributo mensile nell’anno
della richiesta
4. Avere almeno due mesi di disoccupazione nell’anno
precedente a quello della richiesta
5. Avere almeno 3 mensilità (saranno 4 nel
2015) di contribuzione nell’anno precedente a quello della richiesta.
Gli ingenui dando una
scorsa a queste righette diranno: «Beh che ci vuole: semplice.» Già. Semplice. Semplice non
riuscire a soddisfare i cinque requisiti in contemporanea.
Evvai con gli esempi.
Se il richiedente,
causa crisi imperante, come quasi tutti i contratti a progetto - quasi tutti
per non voler essere assolutisti e dire tutti – ballonzola da una società all’altra
per sbarcare il lunario non ha diritto a questa indennità. Pure se ha lavorato
solo sei mesi in un anno: tre mesi più tre mesi. Monocommittenza è la parola
chiave. Quindi non è un disoccupato degno di aiuto.
Se invece il co.co.pro
di cui sopra, nell’anno precedente la richiesta ha lavorato per dieci mesi, da
gennaio a ottobre, per dire, nella stessa azienda, con un reddito inferiore ai
20.000€ ma nell’anno in cui presenta la domanda non ha lavorato per almeno un
mese vedrà la sua domanda respinta. Se poi ha lavorato da febbraio a novembre e
nell’anno successivo ha ripreso a gennaio che succede? Niente. Non avrà il sussidio:
i due mesi di disoccupazione non sono continuativi. E se invece nell’anno
precedente ha lavorato per una sola azienda (monocommittenza ok) per tre mesi, si ipotizza da gennaio a marzo (codicillo
n.4 ok) ed ovviamente è stato entro i limiti di reddito (punto 2 ok) e,
per sua sventura, non ha trovata altra occupazione da aprile a dicembre (due
mesi di disoccupazione continuativa ok) che succede? Nulla: se nell’anno in cui fa richiesta non ha
lavorato almeno un mese. Anche lui è un disoccupato non meritevole di aiuto.
Però non bisogna farsi
abbattere. C’è un caso in cui ce la si può fare e nella sua diabolicità testimonia
anche della grullaggine (per non dire altro) di chi ha scritto la norma.
Il co.co.pro. ha
lavorato nell’anno precedente (ipotizioamo 2014) per una sola azienda (punto 1 ok) , ha un reddito
di 18.000€ lordi (punto 2 ok) nell’anno della richiesta (2015) sta lavorando
(punto 3 ok), nell’anno antecedente (2014) è stato disoccupato nei mesi di gennaio
e febbraio (punto 4 ok), nello stesso periodo (2014) ha lavorato
da marzo a dicembre (punto 5 ok). Bene
questo co.co.pro. che è un occupato, perché l’azienda che lo ha assunto nel marzo
2014 continua a farlo lavorare anche nell’anno 2015, ha diritto all’indennità
di disoccupazione una tantum. Ebbrava Fornero.
In altre parole si può
avere l’indennità di disoccupazione solo si è occupati. Se questa non fa
ridere, cosa può far ridere?
Se la Fornero avesse
gestito il codice Enigma quel cervello di Alan Turing non ce l’avrebbe mai
fatta a decodificarlo. Ebbrava Fornero.
C’è un proverbio veneto
che recita: sghei chiama sghei, m…. chiama m…. Come sono saggi i proverbi.
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