Tre
fatterelli di inizio d’anno raccontano dei guai del Belpaese molto più di
quanto piacerebbe. E ancora una volta la realtà supera la fantasia.
L’articolo 19bi
Sull’articolo 19bis s’è
fatto un bel gran parlare più nella forma che nella sostanza. S’è perso un gran
tempo a stabilire a chi appartenesse la”manina” che ha aggiunto quell’articoletto,
bis per l’appunto, alla legge. Come se fosse poi interessante sapere se era
stato aggiunto dalla ex capo dei vigili di Firenze o da qualche sconosciuto
tecnico ministeriale. Poi Renzi se ne è assunto nobilmente la responsabilità. E
così vien da pensare che il giochino avesse l’intenzione di far perdere di
vista la sostanza: secondo il codicillo si dava via libera alla truffa dello Stato
fino al 3%, con scarsa pena. Se si è pescati. La qual cosa dà l’idea, forse
peregrina, di voler mettere l’Italia in compagnia del Lussemburgo e delle isole
Cayman. Ché se questo è il modo di attrarre capitali stranieri c’è da
domandarsi di che capitali si abbia voglia. Probabilmente qualcuno nel giro del
governo ritiene mafia, camorra e n’drangheta non sufficienti. Quindi avanti gli
altri, che essendo esteri danno il tocco classico dell’esotismo. Che poi, a
dirla tutta, quand’anche i malupini vengano colti come pere mature, la
tradizione dice che sarà ben difficile incassare il maltolto, le penali e le
multe, Il caso delle macchinette mangiasoldi insegna. Magari dimostrarsi
corretti nella forma e nella sostanza (iob act a parte) darebbe una mano.
D’Alema salta la fila
per Pino Daniele.
Anche oggi il D’Alema Massimo ha voluto dimostrare
cosa significhi essere casta. Ha scelto come palcoscenico la camera ardente di
Pino Daniele. Poteva scegliere meglio, ma le occasioni se non si colgono al
volo, si perdono. La differenza tra il sentirsi e il comportarsi da casta e i comuni
mortali passa per piccoli ma appariscenti atti. Alla casta piace attraversare
con il rosso e scavallare la fila. Alle poste così come nelle camere ardenti. I
fan di Pino Daniele che erano, lì, belli stipati e in fila da ore quando se ne
sono accorti l’hanno fischiato. Sono stati fischi meritati. Anzi, di più. In un
twitter il D’Alema si è giustificato prima scrivendo che «Pensavano godessi di un qualche
privilegio per l'essere ammesso a salutare la salma, mentre a loro non era
consentito» Che più che un pensiero era un fatto. Acclarato. Poi non contento, rispondendo un
commento ha aggiunto: « Che poi a dirla tutta gli errori sono roba da lapis
rosso, al più.» Come riecheggiare la frase del marchese del Grillo: «Io so’ io
e voi non siete un …» Magari bisognerebbe spiegare al D’Alema che l’arroganza è
errore da lapis blu. Quello degli errori gravi. E ricordargli pure che Almirante
quando decise di onorare le spoglie di Berlinguer si mise in fila, in mezzo a
tutti gli altri che erano, la più parte, comunisti. Si guardi un po’ da chi si
deve prendere esempio. Che poi, a dirla tutta, visto il comportamento e poi i
commenti twittati, si ha la sensazione
che l’arroganza, se potesse, lo lascerebbe solo, il D’Alema.
Quanti i vigili assenteisti a Roma?
Sui vigili romani assenteisti nella notte di
san Silvestro i numeri oramai sono da giocare al lotto. All’inizio della storia
i giornali riportavano erano più di 800 quelli che non si sono presentati al
lavoro. Poi la cifra si è drasticamente ridotta a 44 e quindi è risalita a 66 fino ad arrivare a essere 90 quelli
che rischiano il licenziamento.. Insomma
gli assenteisti quanti sono? Non che la sostanza cambi di molto se ad essere mancanti
al lavoro sono uno o centomila: il fatto moralmente e non solo è grave. Ma è anche
grave (di altra qualità) che dopo sette giorni non si sappia con esattezza
quanti dovevano essere e quanti in effetti non erano al lavoro. E in più quali
le motivazioni dell’assenza, ben classificate per motivazioni e cause. Se chi controlla è approssimativo corre il
rischio di non essere credibile. Anche se ha ragione.
Sic
transeat gloria mundi
credo che se è facile determinare il numero dei vigili assenti , benchè in vario modo richiamati in servizio , è ovviamente più difficile stabilire chi non abbia delle motivazioni anche solo formalmente valide senza aver prima condotto alcune indagini ( ad esempio presso i medici che avrebbero rilasciato il certificato di malattia). Ed anche il vario modo con i quali erano tenuti ad essere in servizio può essere motivo di un diverso grado di responsabilità ( prendiamo ad esempio quelli che sembra siano stati richiamati solo poche ore prima dell'entrata in servizio e senza formale atto di precettazione).
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