Nel paese dove le commissioni di saggi crescono come funghi in autunno il non sense delle leggi, leggine e provvedimenti la fa da padrone. Magari si chiedesse un parere alla famosa massaia di Voghera alcune scempiaggini potrebbero essere evitate. Giusto per non far fare ai burocrati e politici la parte dei fessi.
Che l'Italia sia un paese,
per non dire il paese per eccellenza, dove la burocrazia la fa da
padrona e anche le cose più semplici divengano complicate più che
una constatazione è una tautologia. Il Belpaese vive di regole,
regolette e codicilli che hanno nel non sense la loro stella
polare.
Basta dare un'occhiata al
modulo del 730 per rendersene conto. Ma qui sarebbe come sparare
sulla croce rossa. E dire che tra Napolitano e Letta si son messi insieme un bel numero di saggi, che pensare di averne così tanti mette la pelle d'oca.Tre casi di non sense, tra
i tanti, sono quelli che riguardano l'indennità di disoccupazione
dei co.co.pro, la tassazione di colf e badanti e la proposta, in
gestazione, per raggiungere l'agognata pensione.
Un
co.co.pro (che sta come moltissimi sanno per collaboratore
coordinato a progetto) è
incredibile ma vero, può chiedere l'indennità di disoccupazione.
Deve
solo rispondere a qualche requisito di base.
Primo
requisito è poter dimostrare che il contratto a progetto sia
terminato. E questo ci sta.
Secondo
passaggio: dimostrare che nell'anno precedente si sia lavorato per
meno di dodici mesi. Se si è lavorato per le canoniche cinquantadue
settimane non si può chiedere l'indennità. Ora si supponga che il
fortunato precario abbia lavorato per dieci mesi, ecco che la
porticina si apre un pochino e lascia intravvedere uno siraglio che
però potrebbe chiudersi all'istante. Infatti, terzo passaggio: è
necessario che nell'anno in corso (quello nel quale si chiede l'indennità) si abbia lavorato per almeno un mese. Quindi se si
perde il lavoro a novembre e ad aprile dell'anno successivo ancora non
si è trovato lavoro non si può presentare la domanda., Bisogna prima
impiegarsi, per almeno un mese, in un altro contratto precario, a
prescindere da professionalità e qualifica.. Ma il nostro contratto
a progetto
è fortunato: l'anno scorso ha lavorato per dieci mesi e in quello
corrente per uno. Perfetto. Si può passare alla casella successiva.
A
questo punto risolte le questioni del quando può compilare il modulo e aspirare al quantum.
Il quantum è
definito nella misura del 30% dello stipendio lordo dell'anno
precedente. Bene. Ma non è così semplice. Infatti c'è un “ma”.
E il "ma" consiste sull'ammontare dello stipendio dell'anno precedente
che se eccede i 20.00€ lordi lo spiraglio si chiude di botto. Lo
stipendio del nostro non raggiunge quel limite e si ferma a 17.000€,
pensa la fortuna e quindi crede di poter incassare 5.100€. Errore.
L'indennità non può superare i 4.000€. Domanda: se si definisce
che il livello di reddito per la richiesta è di 20.000€ e la
percentuale riconosciuta è del 30% come si può porre il tetto
massimo di indennità a 4.000€? Mistero.
Forse
varrebbe la pena, magari, di rendere i numeri logici e lineari,
ovvero si abbassa il livello di stipendio e si mantiene la
percentuale o si fa il contrario. Se così fosse, mantenendo il
reddito a 20.000€ la percentuale scenderebbe al 20% e l'indennità
massima sarebbe, guarda il caso proprio di 4.000€. Miracolo? No,
semplice buon senso.
By the way l'Inps nell'anno successivo manderà
un Cud che dovrà essere inserito nella dichiarazione dei redditi. Eh
già, l'indennità è lorda, nel senso che si pagheranno le tasse.
Sull'indennità di disoccupazione. Infine:l'indennità verrà
corrisposta in un'unica soluzione, entro un paio di mesi (così
dicono) e se ne frattempo il co.co.pro trova lavoro? Nessun problema,
non deve restituire nulla. Piccolo codicillo: un co.co.pro può
chiedere l'indennità di disoccupazione una sola volta nella vita.
Questo vuol dire sperare di non rimanere mai più senza lavoro. Un
vero inno all'ottimismo.
La
legislazione sulla tassazione di colf e badanti è un grazioso invito
all'evasione fiscale. Vero e poiché si è nel Belpaese neanche tanto
strano. Colf e badanti sono tenuti al pagamento dell'Irpef solo se
superano il livello di reddito di 8.000€.
Se
l'importo è superato scatta l'aliquota del 23%. Perfetto, si direbbe
in un paese normale, fino a 8000€ c'è franchigia e poi
sull'eccedenza si applica la tassazione. No, non è così: troppo
facile. Se si dichiara un reddito fino a 8.000€ non si paga nulla
se invece il reddito diventa di 8.010€ ecco che lo Stato esige il
versamento 1.842,30€. Il 23% sull'importo di 8.010€. Domanda
quante colf e badanti supereranno il tetto degli 8.000€? E quanti
si accorderanno con i datori di lavoro per non superare il tetto e
ricevere una parte del salario in nero?
Terzo
caso, al momento virtuale. Per superare l'impasse
sulla disoccupazione si sta facendo strada la proposta secondo cui
si potrà andare in pensione prima dei 67 anni dimostrando di averne
lavorati 38. Ovviamente con unapiccola riduzione dell'assegno. E questo è
logico ed accettabile anche in considerazione del fatto che col
passare degli anni la riduzione si assottiglierà fino a scomparire.
La proposta, in estrema sintesi, recita: si potrà andare in pensione
a 62 anni con 38 di contribuzione. Perfetto. Semplice. Semplicissimo.
Tutto qui? No, c'è il solito “ma”?D'altra
parte come si potrebbe vivere senza un “ma”?
I 38 anni di
contribuzione devono appartenere esclusivamente alla categoria dei
subordinati. Pertanto se ci sarà qualcuno, si immagina quattro gatti
di cui non vale al pena di occuparsi, che avrà, per esempio, 26 anni
di contribuzione come subordinato e altri 12 come parasubordinato, il
co.co.pro. di cui sopra che ha versato contributi alla gestione separata, non potrà aderire a questa proposta e dovrà continuare a
lavorare. Anche se ha 62 anni e versato nelle due gestioni l'ordinaria e la separata il numero prescritto di anni. Ovvio, no?
Che
non si dica che questa sia disparità di trattamento. Ci mancherebbe..
Come
si può aspirare ad essere un paese normale se non c'è logica
neppure nelle operazioni più semplici? E mentre nel Belpaese ci si
arrovella su busillis
che anche la famosa massaia di Voghera saprebbe risolvere con la mano sinistra mentre si
dedica in contemporanea al ragù i duchi di Cambridge si fanno beffe
della crisi regalando al figlio ben tre nomi e contribuendo contemporaneamente allo sviluppo dell'industria del merchandising reale.
Evviva.
Questi (e molti altri simili a questi) sono gli argomenti di un programma politico (una battaglia politica!) in grado di incidere anche nelle coscienze più refrattarie
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