Ciò che possiamo licenziare

mercoledì 12 dicembre 2012

Duello tra Dell'Utri e Alfano. Cavalleria (poca) rusticana (ancora meno).

Due siciliani a confronto che se usassero il dialetto invece dell'italiano meglio sarebbe. Il senatore (e che bel senatore) e il segretario (e che bel segretario) del Pdl si parlano. Per fortuna a distanza che altrimenti a schifio finisce.



Ha ragione Mario Monti quando dice che gli italiani debbono stare attenti a non farsi ingannare da facili promesse o da affermazioni poco chiare. Infatti è una tipica caratteristica di quelli del Pdl di non essere espliciti. Di parerlo, forse. Ma non di esserlo, fino in fondo. Di essere, come dire, troppo diplomatici e di non diretti.
Si prenda ed esempio l'ultimo scambio di battute tra il senatore Marcello Dell'Utri e il candido segretario Angelino Alfano. Dibattito che vive, per dirla in modo chiaro-chiaro ed in una lingua comprensibile ad entrambi i contendenti, alla luce di “u lupu di mala cuscenza comu opera accussì penza” (il lupo disonesto pensa degli altri ciò che lòui potrebbe fare).
Uno attacca facendo riferimento a categorie dello spirito con «sei un disgraziato» e l'altro risponde ripiegando su particolari tipicamente anatomici con un «non hai le palle». Sembrano affermazioni diverse nella forma e nella sostanza e di approccio litigioso. Ma così non è, al di là di ogni considerazione di carattere filosofico tra chi, per esempio, vuole uniti spirito e materia.
Angelino Alfano e la sua determaninazione
Le due affermazioni, che sono abusatine e peccano di originalità, si compenetrano. Ed è solo un accidente della storia che il fatto sia sfuggito alla fine ermeneutica dei due.
Già, perché di solito chi è affetto da apallismo (alfa privativo, detto a vantaggio dei due contendenti) è al tempo stesso un disgraziato. Termine quest'ultimo che nella sua accezione di sostantivo assai spesso si accompagna con l'aggettivo 'povero'. Così come, quando uno è disgraziato (sempre doppiato da povero) lo è proprio in quanto affetto dalla mancanza precedente.
Quindi, come dire, i due stanno inopinatamente dicendo la stessa cosa e di essere praticamente uguali o, al massimo se si preferisce, di essere complementari.
Le due facce della stessa medaglia. Neanche tanto bella e di ben infelice corso, a dire il vero.
Che poi è come quando “u voi ci dici curnutu 'o seccu” (il bue che dice cornuto all'asino.

D'altra parte è noto che: “nuddu si pigghia si non si rassumigghia”. (le persone si scelgono perché si somigliano). Che siano simili per non dire uguali negli intenti e nello spirito già lo si sapeva ad abundantiam. Ma gentilmente hanno pensato bene di rimarcarlo con diplomazia e astrusi giri di parole, anziché essere diretti.
Meglio si sarebbe colto il loro pensiero se si fossero espressi da siciliani veri quali entrambi sono. Che venendo dalla terra di compare Turiddu ci si aspetta qualcosa di più chiaro e preciso sulla natura del contendere e dei due contendenti. Il dialetto si sa mette le ali alla fantasia.
Ma soprattutto evita quei contorcimenti che l'uso prima sabaudo e poi democristiano della lingua nazionale ha reso quasi comune. E spesso, quando usato dai politici, addirittura inintelligibile.
Marcello Dell'Utri. Sembra resa ma non è
Siate più chiari senatore dell'Utri e segretario Alfano nell'esplicitare i vostri sentimenti.

Per esempio, e la cosa non sarebbe dispiaciuta ai più, se uno avesse detto: «Ti dicu vavaluciu pi nun diriti: vaviusu, curnutu e stricanterra» (ti dico lumacone per non dirti bavoso, cornuto e striscia in terra). E se l'altro avesse risposto: «un ti miettu manu in capu picchì sugnu animalista!» (non ti metto le mani addosso perché sono animalista). Si sarebbe compreso la natura del vostro vero rapporto.
E di lì in avanti la strada sarebbe stata in discesa. E la fantasia finalmente sarebbe tornata al potere. Inoltre avreste la possibilità di coinvolgere altre parti sia dello spiriti sia del corpo.
E non trattenetevi che tanto si sa che “cu mangia fa muddicchi” (chi mangia fa briciole).
Quindi non limitatevi. Ma ricordate che: “bon tiempu e malu tiempu non dura tuttu u tiempu” (il buon tempo e il cattivo tempo non durano tutto il tempo).
E il vostro sembra sia scaduto.

3 commenti:

  1. Trooppooo bello !!!
    complimenti.

    Franco

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  2. c'eravamo tanto amati.......

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  3. semplicemente due ascari, al servizio del padrone paTano.

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