Ciò che possiamo licenziare

venerdì 5 novembre 2021

La politica si trasferisce a Cinecittà

Cinema a gogò questa settimana, passando da Totò truffa alla Dolce vita per finire con Lo chiamavano Trinità complice il compleanno di Monica Vitti e dalla superstar Draghi. Hanno fatto da sfondo il G20 di Roma e il Cop26 di Glasgow. E poi si parla del teatrino della politica.

Settimana ricca mi ci ficco. E per giunta tutta cinematografica. S’è cominciato con la copiatura sghimbescia di Totò Truffa, dove la parola chiave è truffa. Manco a dirlo. Chissà quanto ci sono costate quelle venti monetine coniate appositamente per finire nella fontana. E quanto ci sono costati i sommozzatori ingaggiati per recuperarle.   Visto il contesto il richiamo alla Dolce vita, per cinefili e giovani anziani, è stato inevitabile e di lì il passaggio alla commedia all’italiana ugualmente naturale. E questa è stata anche la settimana in cui la Ceciarelli Maria Luisa, più nota come la Vitti Monica, ha compiuto anni novanta. Quindi viva il cinema. Però qui la parte nobile della commedia finisce e si veleggia verso le gag dei cinepanettoni. Dove non si ride, ma si sghignazza. Il G20 partito in pompa magna si è avvitato alla fine in banali supercazzole dando ragione al bla-bla della Thumberg Greta e, guarda caso, anche al segretario generale delle Nazioni Unite Guterrez Antonio che se ne è andato con le sue «speranze disattese anche se non ancora sepolte». Tutto altro film hanno visto l’italico uomo della provvidenza e tutti gli altri che si sono sperticati in lodi per l’organizzazione. Cioè per aver reso ulteriormente caotico il traffico di Roma, a proposito non si parla più di buche, e per il fantastico accostamento dei vini alle pietanze. Il sottostante recita pizza e mandolino. Tranquilli, sarebbe capitato lo stesso a chiunque altro in qualsiasi parte del mondo. I venti big partiti da Roma si sono incontrati con altri ottanta a Glasgow per parlare delle stesse questioni. Per non essere da meno Boris Johnson ha citato James Bond, specificando che «dobbiamo salvare la terra». Bell’idea, ma un po’ vetusta; se ne parla da decenni. I Paesi con la pancia piena vogliono l’aria pulita e i ghiacciai belli spessi, quelli che fino a ieri soffrivano la fame vogliono semplicemente riempirsela dopo secoli di sfruttamento e dei ghiacciai se ne fregano. In fondo Venezia non è loro. La giusta mediazione sta nel porsi degli obiettivi, chissà se raggiungibili, in tempi indefiniti. Il che è un bel risultato. Se tanto cinema è stato preso ad esempio nella politica internazionale non poteva mancare qualcuno che la replicasse in quella italiana. E così il leghista che da del tu a Draghi per criticare il suo capitano tira in ballo Bud Spenser  e Meryl Streep pensando di aver partorito chissà quale vivida metafora salvo poi impallidire quando diventa di dominio pubblico e rimangiarsela.  Anche i migliori hanno amici di cui dovrebbero fare volentieri a meno. Comunque nessun problema: the show must go on.

Buona settimana e buona fortuna.

 


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