Scuse intriganti queste di Francesco si rifanno
a fatti attuali. I porporati sono sempre stati refrattari alle indicazioni
calate dall’alto. Quarantatre anni fa la prima di Ultimo tango a Parigi. Solita
visita della Finanza al palazzo della regione Lombardia. Falstaff alla Scala
canta: «il furto è un’arte e va fatto
con garbo e a tempo»
Papa Francesco oggi si è scusato con tutti i fedeli presenti
in piazza San Pietro e ci si immagina che le scuse si debbano intendere come estese
a tutti i cattolici italiani e magari anche a quelli sparsi nel globo terracqueo. Scuse intriganti queste di Francesco perché non sono come quelle precedenti di
Giovanni Paolo II o Benedetto XVI che facevano riferimento a fatti lontani
ancorché dal ricordo ancora doloroso e sanguinante. No, queste hanno un bel
tocco di originalità poiché vengono porte durante un Sinodo, anzi il Sinodo
sulla famiglia. E soprattutto fanno riferimento a fatti contemporanei. In più
queste scuse seguono un’altra frase dallo stesso Pontefice ben declamata: «Il Sinodo non è un parlamento dove bisogna cercare mediazione» Ciò che Francesco
ha detto stamane suona così:«Prima
di iniziare la catechesi, in nome della chiesa voglio chiedervi perdono per gli
scandali che ci sono stati recentemente sia a Roma che in Vaticano. Vi chiedo
perdono". In effetti lo spettacolo che in queste settimane
si sta rappresentando in quel quel del Vaticano non è dei più edificanti e senz’altro
lo Spirito Santo avrà il suo bel daffare a dover raggruppare tutte quelle
pecorelle e a scendere su tutte quelle berrette porporate. Quanto poi a metterci
a forza anche del sale è tutta un’altra fatica.
I porporati si sa sono sempre stati un po’ refrattari alle
indicazioni cadute dall’alto, a loro il centralismo democratico tanto caro a
Renzi non è mai andato giù. Però prima si spicciavano tutte le loro beghette
nel felpato silenzio delle mura vaticane. Oggi, nell’epoca di internet, la
faccenda si fa un po’ più complessa e la voglia di apparire e di dire non
sempre è trattenuta. Come quel cardinale Agostino Vallini che scrive ai romani
che occorre "ripartire dalle molte risorse
religiose e civili presenti a Roma" per realizzare la "formazione di
una nuova classe dirigente nella politica". E come non bastasse aggiunge
che la si deve sentire "stimolata a rinascere" e "ad avere una
scossa". Evidentemente il
cardinal Vallini ha sbagliato indirizzo. Quella lettera doveva essere inviata
al Sinodo altro che ai romani.
Alla fine
una qualche ragione l’aveva la Ferilli Sabrina: è meglio che ognuno guardi in
casa sua. Di polvere negli angoli e sotto i tappeti, e magari non solo sotto, ce
n’è in tutte le case. Quindi:« a cardinà, guarda un pò gli amichi tua che ce n’hai
d’avanzo.»
Comunque
oggi cade anche il quarantatresimo anniversario della prima newyorkese di Ultimo tango a Parigi. Forse l’unico
film mandato al rogo, come si faceva coi libri ai tempi di Giordano Bruno e si
continua a fare nei giorni moderni quando appare all’orizzonte il solito
pataccaro ego riferito. È stato un grande film, uno dei migliori di Bertolucci
con un Marlon Brando spettacolare. Peccato per Maria Schneider che dopo quel
sofferto esordio avrebbe meritato una miglior carriera.
Magari c'è qualche porporato che notando la sovrapposizione di date pensa che questo del sinodo sia l'ultimo tango di Jorge Bergoglio
Magari c'è qualche porporato che notando la sovrapposizione di date pensa che questo del sinodo sia l'ultimo tango di Jorge Bergoglio
I
finanzieri hanno fatto l’ormai periodico giro al palazzo della regione
Lombardia e come al solito sono tornati in caserma accompagnati da un paio di
quelli che siedono in giunta. Ormai è una abitudine. Il caso vuole che proprio
oggi sia in cartellone alla Scala, in un allestimento molto divertente, Falstaff che nel primo quadro del primo
atto canta che: «Il furto è un’arte e va fatto con garbo e a tempo.» Grande Arrigo
Boito, il librettista. Evidentemente non son tanti i melomani in regione
Lombardia
certo che ,a guardare alla politica attuale, anche un bel "cortigiani vil razza dannata" non sarebbe poi completamente fuori luogo. E La valigia di Rossini ossia "l'occasione fa il ladro " non starebbe forse altrettanto bene? E non si può neanche dire che sia Jago quello di cui si sente l'assenza. Ed il pontefice? Se continua così , tra Roma dei preti e Roma dei partiti, fra poco sarà anche lui costretto a cantare "credo in un Dio crudele"
RispondiEliminaMi meraviglia chi si meraviglia, in fondo è dal Concilio di Nicea che parlano di questo.
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